“Io eterno bambino, eterno sognatore”. Erotismo e santità nella poesia di Egon Schiele
Poesia
Giulio Solzi Gaboardi
Prima dei fatti, per così dire, il ‘profilo’. Alberto Dambruoso è uno che non urla, che si gioca tutto sulla competenza, che lavora perché quelli bravi davvero vengano riconosciuti come è buono&giusto. Insomma, non è un tipo – diversamente da quasi tutti gli altri umani – propenso alla polemica. Critico e storico dell’arte, è l’ideatore, dal 2010, de ‘I Martedì Critici’, un piccolo fenomeno culturale. L’idea è quella di promuovere i grandi artisti – che a volte sono quelli a cui il mercato non mette una corona d’alloro in testa – al cospetto del grande pubblico, che non è fatto da schifiltosi intellettuali né da danarosi collezionisti. L’idea è vincente. Tra i tantissimi entrati in dialogo con Dambruoso, ricordiamo Luigi Ontani, Bianco e Valente, Luca Pignatelli, Nunzio, Mimmo Jodice, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Aron Demetz, Hermann Nitsch (se v’interessa, nel sito specifico potete vedere alcuni video degli eventi). Dambruoso è bravo, è evidente. Nel 2015, così, insieme al Comune e alla Provincia di Cosenza, progetta i Bocs Art, un ciclo di residenze artistiche. Anche qui: il progetto funziona, coinvolge moltissimi artisti – circa 300, e non a Roma o a Milano – evviva. In Italia, però, le cose belle fanno la fine delle bolle di sapone. Un mese fa, il 16 marzo, Dambruoso comunica che non sarà più il direttore artistico di Bocs Art Cosenza. Come mai? Leggete l’intervista, ve lo dice lui. Un mese fa, contestualmente alla ‘defenestrazione’ di Dambruoso vien fuori il nome del papabile sostituto. Vittorio Sgarbi. A quel punto, artisti e appassionati nel loro piccolo s’incazzano. Su Change.org scatta la petizione ‘No alla nomina di Vittorio Sgarbi. Salviamo Bocs Art, salviamo l’arte’. Al di là dei toni enfatici, va esaltato il tema. Che rapporto c’è tra artista e mondo, che tracciato ha la responsabilità dell’artista nella Storia? Conta soltanto l’interesse, il dis-interesse, o esiste un istinto ulteriore? Esito: la petizione sta per toccare quota 10mila firme. Appello, comunque, utile alla presa di posizione in sé che ad altro. Due giorni fa, infatti, Dambruoso comunica che non sarà Sgarbi a pigliare il suo posto, ma Giacinto Di Pietrantonio. E aggiunge qualche particolare inquietante. “Ancora non sono stati rimborsati molti artisti che hanno lasciato le opere alla città, l’Associazione culturale I Martedì Critici e il suo staff che hanno curato il progetto devono ancora ricevere quasi 50.000 euro arretrati, sono andate distrutte molte opere perché non è mai stato pensato ad un magazzino e sono state danneggiate dall’abbandono e dall’umidità”. Pare di assistere al solito siparietto italiano, condito di gaffe. Un progetto culturale degno, umano, marcisce per insipienza politica. A questo punto Dambruoso, che pure è uomo trincerato nel pudore, nonostante lui, fa la parte del ‘resistente’, del ‘contro’ in un tempo in cui gli uomini preferiscono le tenebre alla luce.
Bocs Art Cosenza. A leggere i risultati delle ‘residenze’, un ottimo progetto culturale. Merito suo. Da lì, però, è stato cacciato, detronizzato. Cosa è successo?
È successo che ho avuto una discussione durante l’allestimento del Bocs art Museum con un sedicente artista amico del Sindaco che aveva preso parte per volontà del Sindaco alle residenze d’artista (pur senza aver dormito una notte nei box) e questo mi ha detto che non avrei più messo piede a Cosenza. Il tutto davanti a molti artisti che stavano allestendo con me la mostra. Il Sindaco venuto a conoscenza dell’accaduto mi ha fatto capire che di lì a poco sarei stato sostituito. Probabilmente questo ‘artista’ conta molto lì a Cosenza. Pare non abbia nemmeno la terza media ma evidentemente essere ignorante in certi contesti diventa una virtù.
E ora… cosa fa?
Ora continuo a fare il mio lavoro tra curatele di mostre, gli incontri de I Martedì Critici che tra l’altro ripartono a breve, il 17 aprile, conferenze su Boccioni (ne ho fatta una l’altra sera a Schio su Boccioni e la Grande Guerra), expertise sull’artista, articoli per riviste d’arte e last but not the least l’insegnamento in Accademia a Frosinone. I Bocs art sono sempre stati una delle tante cose che faccio nel campo dell’arte. Certamente hanno comportato una notevole quantità di tempo e un grande dispendio di energie ma, ripeto, sono stati fin da subito una delle tante attività da me portante avanti negli ultimi anni.
Intorno alla vicenda – in contrasto a una palesata nomina, poi non accaduta, a Vittorio Sgarbi – si è creato un ‘movimento’ di artisti che ha preso le sue parti. Un fatto, per certi aspetti, inedito. Di solito, l’artista si fa gli affari suoi, pensa agli affari.
Il movimento di protesta che è nato dopo la nomina di Sgarbi è stato assolutamente spontaneo. Mi sono sorpreso anch’io e tantissimo della quantità di persone che hanno manifestato apertamente il loro disprezzo per quanto era avvenuto. Ha certamente dato fastidio a tutte le persone, artisti e non, che amano ancora l’arte nella sua essenza originaria. L’arte pura, fatta d’ideali per intenderci. Quella ancora resiste per fortuna nonostante ci siano sempre più persone che non hanno nulla a che fare con l’arte e giocano sporco. Ogni tanto quando queste persone la fanno troppo grossa non hanno scampo. Il fatto è che normalmente chi fa questi giochetti è astuto. A Cosenza sono stati un po’ troppo grossier e non gliel’hanno perdonata…
Faccio, come sempre, le domande della casalinga. A noi cretini l’arte contemporanea pare un groviglio di inestricabili astrusità, dove pochi ricchi comprano alle case d’asta ‘pezzi’ milionari e un manipolo di intellettuali gioca a spiegarci perché l’incomprensibile è geniale. Come stanno davvero le cose? L’arte è dominata solamente dal demone del mercato e dalle convenienze (e connivenze) ‘politiche’?
Beh come darle torto in questa epoca che ha visto battere all’asta per milioni di euro pseudo opere d’arte, più giusto sarebbe dire oggetti pubblicitari travestiti ad arte… Certamente molte delle proposte ‘artistiche’ prodotte negli ultimi vent’anni sono né più né meno che delle abili operazioni di mercato ed è quindi giusto che il pubblico rimanga attonito di fronte a tante di queste boutades. Ma è anche vero dall’altra parte che ci sono, come ci sono sempre stati, moltissimi artisti che fanno ricerca slegata dalle logiche mercantili producendo opere dai contenuti profondi. Da anni porto avanti un’attività, quella de I Martedì Critici, che ha come obiettivo quello di far comprendere al pubblico (soprattutto quello non specializzato) tanti artisti italiani che sono poco o scarsamente valorizzati dal mercato pur essendo degli ottimi artisti.
Parlo al critico e allo studioso: quel è lo ‘stato dell’arte’ dell’arte italiana contemporanea?
Lo stato dell’arte contemporanea in Italia è pessimo perché sia le istituzioni sia le gallerie private fanno pochissimo per promuovere gli artisti italiani. In verità come più volte ho affermato l’arte italiana ha delle eccellenze che non sono per nulla inferiori a quelle di tanti altri stati europei e stranieri. Il problema è che chi detiene la leadership a livello mercantile sono le grandi multinazionali dell’arte e nessuna di queste è italiana.
Come le è venuto in mente di fare quello che fa? Folgorazione? Amore? Profitto?
Ho avuto la grande fortuna di crescere in un ambiente familiare in cui l’arte era di casa. Mio padre aveva avuto una galleria d’arte quando ero piccolo e poi dopo averla chiusa si era dedicato al collezionismo. In pratica sono cresciuto attorniato da opere d’arte, frequentando lo studio di artisti e andando spesso a visitare mostre accompagnato da mio padre. Se sono diventato un critico d’arte lo devo certamente alla passione trasmessami da mio padre.
Mi dica: la mostra (o il progetto) che vorrebbe curare; la mostra più affascinante che ha visto nell’ultimo lustro.
Certamente occupandomi di Boccioni, di cui ho curato insieme a Maurizio Calvesi il catalogo generale delle opere, la mostra che più di tutti mi piacerebbe curare è su di lui. Invece la mostra più affascinante che ho visto recentemente è quella di Cesare Tacchi al Palazzo delle Esposizioni di Roma, tuttora in corso (chiude il 6 maggio) e che invito tutti a vedere (vi è anche una mia intervista all’artista del 2004). Una mostra sorprendente per l’altissima qualità delle opere in esposizione che rende finalmente merito ad uno dei più grandi artisti italiani degli ultimi sessant’anni. Era stato un mio grande amico e l’avevo seguito fino alla sua scomparsa. Non mi capacitavo del fatto che pochi lo conoscessero. Ogni tanto, citando un’opera del Bernini, la verità viene svelata dal tempo.