19 Ottobre 2020

“Combatterò per superare tutte le prove”. Storia dei Littoriali, le competizioni dei giovani fascisti (che furono la culla dell’antifascismo)

Si è aperta a Brescia, a Palazzo Martinengo, una grande mostra dal titolo “I giovani sotto il fascismo. Il progetto educativo di un dittatore” (fino al 22 novembre 2020) a cura degli storici Roberto Chiarini e Elena Pala. Composta da uno straordinario fondo di fotografie a oggi inedite, oggetti di vita quotidiana e documenti, la mostra – di carattere scientifico, a fronte di un allestimento molto scenografico – vuole favorire una riflessione critica sul Fascismo, per cercare di capire come il Regime di Mussolini immerse la generazione dei nati nel Ventennio in un universo di simboli, riti, pratiche educative e ricreative che ne plagiarono e plasmarono la coscienza. Dal catalogo, pubblicato da Compagnia della Stampa – Massetti Rodella Editore, ricchissimo di interventi e materiale iconografico, pubblichiamo qui il testo di Luigi Mascheroni dedicato a “La vetrina del regime I Littoriali dello Sport, della Cultura, dell’Arte e del Lavoro”

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Così recita il giuramento dei Littoriali: “Combatterò per superare tutte le prove, per conquistare tutti i primati con il vigore sui campi agonali, con il sapere negli arenghi scientifici. Combatterò per vincere nel nome di Roma, così combatterò come il Duce comanda. Lo giuro”.

In poche righe c’è tutto: la lotta, il confronto, la conquista, corpus e mens, il nome di Roma, la Vittoria e la guida del duce, la magniloquenza e la retorica. Ecco l’essenza dei Littoriali, ovvero le gare culturali, artistiche e sportive destinate ai giovani studenti universitari che si svolsero in Italia tra il 1932 e il 1940, prima che la guerra li interrompesse. Il fine è chiaro: formare l’élite dell’Italia fascista.

Manifestazioni che rientravano nel progetto di intensificazione del lavoro sui giovani, e in particolare sul ceto studentesco, che doveva garantire il reclutamento di una nuova classe dirigente fascista, nata dal grembo del partito stesso, i Littoriali erano organizzati dalla Segreteria nazionale del Partito nazionale fascista (Pnf) insieme con la Scuola di Mistica fascista e le sedi provinciali dei Gruppi universitari fascisti (Guf), che preparavano e illustravano i temi delle manifestazioni all’inizio di ogni anno accademico. Le varie sedi del Guf sceglievano i propri studenti tramite selezioni provinciali (i cosiddetti “Prelittoriali”), iscrivendoli poi nelle diverse categorie. Attenzione: maschi, ma anche femmine. E la testimonianza delle numerose studentesse che presero parte ai Littoriali corregge la tradizionale iconografia della donna destinata dal fascismo a un ruolo unicamente domestico.

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Ma come erano strutturati i Littoriali? Nella prima parte dell’anno venivano organizzati dibattiti e conferenze riguardanti i temi da affrontare – una sorta di allenamento – e successivamente si passava alle competizioni, a cui partecipavano anche i Guf delle città che non avevano sedi universitarie. Lo scopo era indire un certamen nel quale i giovani più brillanti messisi in luce all’interno dei Guf potessero confrontarsi dibattendo temi di natura politica, culturale e artistica. Il giudizio era poi espresso dai Commissari dei Littoriali, tra i quali si annoverano celebri intellettuali e professori universitari, tra i maggiormente schierati con il partito. Come, ad esempio, Ugo Spirito, Amintore Fanfani, Carlo Alberto Biggini, Fortunato Depero, Teresio Olivelli, Corrado Pavolini, Libero Lenti, Livio Livi, Paolo Fortunati. L’intero progetto, su cui il regime impegnò risorse, attenzioni ed energie, voleva essere una vetrina internazionale delle realizzazioni del fascismo italiano nel campo culturale e sociale: è il motivo per cui venivano invitati anche studenti da altri Paesi, come la Germania, l’Ungheria e la Spagna.

Promotori dei Littoriali furono Alessandro Pavolini e Giuseppe Bottai, i quali negli anni successivi assunsero rispettivamente i dicasteri della Cultura popolare (nel ’36) e quello dell’Educazione Nazionale (nel ’39). E se da una parte, certamente, i Littoriali rientravano nel progetto di fascistizzazione delle giovani generazioni e, soprattutto, della classe che avrebbe guidato la nazione, dall’altra costituirono anche una vetrina insperata per i giovani intelletti ai quali il regime consentiva una libertà di espressione altrove non tollerata. Indicativo in questo senso la linea di Giuseppe Bottai, il quale sulla rivista quindicinale “Critica fascista” (da lui fondata nel 1923), all’indomani della prima trionfale edizione dei Littoriali, svoltasi a Firenze nel 1934, denunciò il ruolo troppo pressante delle gerarchie di partito sugli studenti, affermando: «Ai protagonisti dei Littoriali, che sono giovani, deve essere lasciato libero il respiro, operando in modo che la manifestazione anche audace e spregiudicata, di motivi e di opinioni, non si contamini della triste aria dei congressi». Ribadendo che l’obiettivo era sì quello di educare i giovani al fascismo, ma attraverso l’esercizio della libera critica, Bottai non voleva “inquadrare” le menti, ma conoscere i giovani, le doti del loro carattere, del loro temperamento e della loro natura. Per entrare più nello specifico, ognuno dei Littoriali aveva caratteristiche proprie. I Littoriali dello Sport, che si proponevano come una sorta di Olimpiadi del Fascismo, debuttarono nel 1932. Nella prima fase (gli “Agonali”), gli studenti si battevano in varie specialità sportive, i vincitori delle quali si sfidavano nei Littoriali nazionali. Il titolo equivaleva ai campioni nazionali sportivi universitari.

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Con la prima edizione dei Littoriali dello Sport, organizzati a Bologna per il decennale della Marcia su Roma, si aprono nuovi orizzonti per lo sport goliardico. Si tratta di competizioni sportive alle quali partecipano tutti i Guf italiani. Comprendono numerosi sport, dall’atletica leggera al tennis, dal nuoto alla palla ovale. Il regime punta a creare una tradizione sportiva di incontri sul tipo delle gare di canottaggio tra le università di Oxford e Cambridge. Vuole altresì elevare il valore internazionale dello sport italiano grazie al fervore atletico degli universitari. Le gare sportive giovano – è la propaganda di regime a parlare – non solo «alla sanità della razza, ma recano anche dei frutti altamente morali e nazionali: addestrano gli animi alla forza di volontà, ed è proprio nei cimenti ginnici che si tempra e si rafforza il carattere». «Non basta avere il cervello calcolatore e la mente che ragiona: occorrono – sentenzia il duce – anche muscoli saldi e garretti di acciaio». A far da cassa di risonanza alle direttive fasciste e agli esiti delle iniziative viene pubblicata una rivista monografica a cadenza annuale diretta da Achille Starace: dal titolo iniziale «Littoriali», cambiato dal 1937 in «Littoriali dello Sport».

I Littoriali della Cultura e dell’Arte, invece, la cui prima edizione si svolse a Firenze nell’aprile 1934, erano preceduti da una selezione preliminare denominata “Agonali interprovinciali della cultura e dell’arte” (successivamente detti “Prelittoriali”), costituita da convegni e concorsi aventi diverse materie. Per i convegni le aree disciplinari erano: Elementi di Cultura fascista, Studi coloniali, Studi politici e scientifici, Studi sulla razza, Studi sulla medicina e biologia, Studi militari, Studi di critica letteraria ed artistica; mentre per i concorsi erano: letteratura, scienze sociali e politiche, critica, musica, spettacolo e giornalismo, composizione poetica, commedie, regia, film documentari, canto corale, soggetti cinematografici, architettura, affresco, scultura, scenografia, trasmissioni radiofoniche, arte pubblicitaria. I partecipanti ai convegni elaboravano relazioni sulle quali si instauravano dibattiti, mentre i partecipanti ai concorsi presentavano opere scritte, valutate da una Commissione esaminatrice, composta dai maggiori rappresentanti della società italiana. Ogni Ateneo nominava un vincitore per i convegni e uno per i concorsi, che divenivano “Littori” e partecipavano alle finali che si tenevano a maggio. I Littoriali del Lavoro, infine, furono istituiti nel 1936 con l’obiettivo di avvicinare e cementare tra loro le differenti classi sociali giovanili. Studenti e lavoratori venivano messi a contatto, dando loro la possibilità di cimentarsi nelle stesse prove o specialità, con lo scopo di mettere in luce le diverse capacità e attitudini. Anche in questo caso si svolgevano dei “Prelittoriali” a carattere provinciale, diretti dal Guf di riferimento e dalla locale Federazione dei Fasci di Combattimento. La manifestazione era divisa in due parti: la prima prevedeva gare teoriche riguardanti conoscenze tecniche, professionali e di elementi di storia e istituzioni del fascismo (in particolare sull’organizzazione del lavoro). La seconda parte, invece, consisteva in gare pratiche di agricoltura, commercio, industria e in un concorso per invenzioni e ritrovati pratici per l’indipendenza economica nazionale.

I vincitori dei Littoriali, i quali acquisivano il titolo di “Littori d’Italia” e avevano la possibilità di incontrare di persona il duce, ricevevano in premio un prestigioso distintivo in oro riproducente la “M” mussoliniana. Per i Littoriali di Cultura, Arte e Sport si prevedevano anche ingenti premi in denaro e incarichi nelle organizzazioni del partito, mentre per i Littoriali del Lavoro erano garantiti assunzioni in aziende con incarichi di rilievo, aumenti di salario e vari benefici.

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Tra i Littoriali, i più celebri furono quelli della Cultura e dell’Arte, che coinvolsero decine di migliaia di giovani. Si svolsero in tutto sette edizioni, in altrettante città italiane: la prima a Firenze nel 1934, poi a Roma nel 1935, a Venezia nel 1936, a Napoli nel 1937, a Palermo nel 1938, a Trieste nel 1939 e a Bologna nel 1940. Importantissima occasione di dibattito e di riflessione per i ragazzi formatisi sotto il fascismo, i Littoriali della Cultura e dell’Arte avevano come protagonisti i giovani più brillanti messisi in luce all’interno dei vari Guf nazionali, i quali si confrontavano attraverso scritti e orazioni in diverse discipline. E se alcune materie erano di pura impronta politica (disciplina generale del fascismo, corporativismo, politica coloniale ed estera, la razza, l’autarchia, la guerra) tutte le altre avevano un contenuto culturale più generico (cinema, teatro, musica, arte, medicina, fisica, critica letteraria). Le giurie erano composte da autorità della cultura e della politica del Paese, come Enrico Fermi, Ottorino Respighi, Mario Sironi fra gli altri. L’elevato livello delle competizioni è dimostrato dai nomi dei partecipanti alle varie edizioni dei Littoriali, competizioni molto ambite da cui passò il fior fiore degli intellettuali e degli uomini politici che dopo la guerra rappresentarono, collocandosi all’interno di schieramenti anche diversissimi, alcune delle migliori risorse dell’Italia repubblicana. Tra questi, futuri scrittori, politici, artisti, registri, editori, economisti, giornalisti, critici, storici. Si ricordano tra gli altri Aldo Airoldi (che vinse i Littoriali nel ’37), Mario Alicata, Giorgio Almirante, Antonio Amendola (che li vinse nel ’35), Michelangelo Antonioni, Giulio Carlo Argan (che partecipò con un elaborato sul tema “Ascoltando alla radio un discorso del Duce”), Gaetano Baldacci, Giorgio Bassani, Silvio Bertoldi, Pietro Bianchi, Carlo Bo, Franco Calamandrei, Felice Chilanti, Luigi Comencini, Dino Del Bo (vincitore nel ’38), Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Luciano Emmer (vincitore nel ’39), Luigi Firpo, Franco Fortini, Alfonso Gatto (vincitore nel ’35), Gianni Granzotto (vincitore nel ’39), Renato Guttuso (che partecipò nel ’37, classificandosi secondo per la Critica d’arte, e nel ’38), la futura scienziata Margherita Hack (partecipò ai Littoriali dello Sport, nelle gare di salto in alto e salto in lungo), Pietro Ingrao (nel ’34 partecipò con una poesia che esaltava Littoria e la bonifica delle Paludi pontine realizzata dal regime), Jader Jacobelli, Alberto Lattuada (vincitore nel ’35), Lucio Lombardo Radice (vincitore nel ’35), Luigi Meneghello, il futuro Premio Nobel per l’economia Franco Modigliani (che trionfò nella sezione Economia nel ’37), Alberto Mondadori, Aldo Moro, Ugo Mursia, Carlo Muscetta (vincitore nel ’39), Enzo Paci, Giaime Pintor (che partecipò nel ’38, nel ’39 e nel ’40), Vasco Pratolini, Giorgio Prosperi, Edilio Rusconi, Antonino Russo, Leonardo Sinisgalli (vincitore nel ’34), Paolo Sylos Labini, Paolo Emilio Taviani, Antonello Trombadori, Giancarlo Vigorelli, Bruno Zevi, Vittorio Zincone (vincitore nel ’35). Persino Carlo Emilio Gadda, il quale dopo la caduta del regime scrisse le pagine più dissacranti della letteratura italiana sul “ducismo”, firmò negli anni Trenta più di un pezzo inneggiante ai Littoriali.

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Difficili e controversi, in questo senso, i giudizi che si possono dare sulla partecipazione ai Littoriali, lungo tutti gli anni Trenta, di molti futuri antifascisti. Da una parte si può ricordare la riflessione dello storico Ruggero Zangrandi, che a metà degli anni Trenta si allontanò sempre più dal fascismo per approdare all’antifascismo militante e che nel dopoguerra lavorò come giornalista nei quotidiani di sinistra e raccontò la propria parabola umana e politica nel celebre libro Il lungo viaggio. Contributo alla storia di una generazione, pubblicato nel 1948 (e, in edizione ampliata e rivista, nel 1962): «I Littoriali divennero una di quelle manifestazioni nelle quali il fascismo non so se volle o fu costretto a comportarsi con relativa liberalità. Che ciò fosse dovuto a calcolo delle autorità politiche o – come ritengo più probabile – alla pressione, alla spregiudicatezza e, magari, all’intemperanza di molti partecipanti non è, in fondo, troppo importante. Ciò che conta è che, in quei dibattiti, trovarono riscontro tutte le posizioni che i giovani andavano assumendo di fronte al fascismo». E ancora: «Poterono intervenire ai Littoriali giovani fascisti ortodossi, giovani critici o dissidenti e anche non pochi giovani di sentimenti più o meno decisamente antifascisti i quali andavano anch’essi là, a discutere, per tentare di seminare, di compiere opera di propaganda per le proprie idee, non di rado per svolgere opera di provocazione». L’idea, insomma, è quella che gli universitari italiani non costituissero affatto un solido blocco di supino conformismo, ma che proprio all’interno dei Guf e dei Littoriali si sviluppò un vivace dibattito, culturale ma anche politico contro l’allineamento intellettuale, che lasciava spazio persino a una critica allo strapotere dei gerarchi e allo stile Starace. Ecco dunque la tesi secondo la quale la generazione dei Littoriali era composta da giovani che non sempre erano “con il fascismo”, anche se indubbiamente erano “dentro il fascismo”, cioè cresciuti, tutti, nel periodo in cui il regime raggiunse il massimo del consenso grazie al riconoscimento internazionale e alle grandi imprese interne (le bonifiche, le conquiste sociali e la fondazione di nuove città), e quindi condizionati in qualche modo nei loro giudizi dal generale clima di potenza, di ottimismo e di grandezza che serpeggiava nel Paese.

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Dall’altra parte occorre però registrare il duro giudizio che Giuseppe Bottai, promotore con Pavolini dei Littoriali, affidò nel dopoguerra in un intervento dell’ottobre 1954 sulla rivista di critica politica “ABC” (da lui stesso fondata nel ’53 e di cui rimase direttore fino alla morte): «Gli intellettuali italiani avrebbero potuto portare un contributo all’educazione politica dei loro compatrioti visto che non lo fanno loro, bisognerà che un giorno un politico, che con essi abbia avuto qualche commercio, dica dell’incapacità della società letteraria, o più genericamente artistica, italiana a fondersi nella più ampia società civile, a circolarvi con disinvoltura, a esercitarvi il suo officio e, quasi per istinto di difesa, del suo gettarsi in politica agli estremi: talché ai fascistissimi di ieri corrispondono i democraticissimi di oggi. Con la stessa mancanza di serietà». Da qui tutta la pubblicistica che, ancora oggi, condanna in blocco quegli intellettuali passati armi e bagagli, nel giro di pochissimi anni e non sempre con una adeguata elaborazione critica, dal Littorio al Partito comunista.

Di certo, al di là del giudizio sulle motivazioni dei singoli partecipanti, all’epoca peraltro giovanissimi, i Littoriali furono non solo uno strumento di formazione e di selezione degli intellettuali “utili”, cioè un ambizioso progetto politico-pedagogico verso gli studenti universitari (che trovò peraltro soltanto una parziale realizzazione), ma soprattutto un grande momento culturale e sociale per l’intera gioventù italiana. Comunque li si voglia giudicare, i Littoriali furono una straordinaria palestra, per tutti. Da queste manifestazioni, fortemente identitarie, usciranno uomini e donne che saranno poi famosi e apprezzati negli ambienti della cultura, dell’arte, della scienza e dello sport e che porteranno le loro conoscenze, le loro convinzioni, la loro esperienza, così come le loro speranze e le loro delusioni, anche nel nuovo ordine che sarebbe seguito alla caduta del fascismo e alla fine della guerra.

Luigi Mascheroni

Gruppo MAGOG