
“Gli uomini sono diventati macchine”. Un saggio di Thomas Carlyle
Politica culturale
Giovedì scorso, alle 16, sono arrivato secondo all’apertura del serraglio dove avrebbe combattuto Eduard Limonov, mi ha preceduto sul filo di lana il “Che Guevara” dei ceramisti riminesi e ci siamo seduti in prima fila in attesa delle “cinque della sera” per ascoltare il torero russo.
Dopo il classico quarto d’ora accademico è arrivato l’ultimo futurista europeo ed ascoltarlo nella lingua di Lermontov è stato puro piacere ottocentesco; è chiaro che senza la traduzione del suo editore italiano, Sandro Teti, non ci avremmo capito nulla, ma il solo sentire il suono della lingua della Rivoluzione (dove tutto è iniziato e dove tutto tornerà) è stato travolgente. È apparso un uomo elegante, con una chioma bianca ben curata, forte, deciso, imperiale, come deve essere chi sta con Sparta; è stato molto interessato dalle tre pagine piene che il Giornale gli aveva dedicato due domeniche fa ed ha cominciato a rispondere alle domande “fatte all’uncinetto” di Davide Brullo con qualche colpo di bazooka.
Dopo mezz’ora di minuetto saraghinico si stava già annoiando, voleva le domande del pubblico, voleva parlare di politica come “sangue e merda”, della creazione dei suoi partiti, di nuove idee e di terre da conquistare… e sono arrivate anche le domande con lo scivolone finale del conduttore. Mai chiedere ad un russo qual è il suo rapporto con Dio, mai, infatti la risposta è stata perfetta: “…ma come si permette?”. Dio e la madre, per un russo, sono argomenti che riguardano la sfera più intima di una persona, ognuno ha un posto segreto del cuore dove, forse, può parlare, da solo, di Dio e di sua madre davanti alla fiamma di una candela, perché la Russia conosce il Generale Freddo e la Strega Fame, perché quella nazione fiera si è costruita avendo come amica la Sofferenza… i grandi capolavori non nascono al termosifone con 24 gradi, le parole sono il distillato delle lacrime e per metterle in fila, una dietro l’altra, come fanno gli scrittori bisogna aver voglia di battere la Sofferenza e sconfiggere la Fame… di impiegati del catasto che si siedono davanti a un foglio bianco per fare poesia ne abbiamo abbastanza e non sappiamo cosa farcene.
Forse questo incontro con Limonov andava fatto al poligono di tiro, non in un confortevole teatro, infatti un “giovane figlio di iutub” gli ha chiesto conto del filmato in cui spara con la mitragliatrice, e lui tranquillamente gli ha risposto che ogni tanto spara ancora con la mitragliatrice… eeee cosa vuoi che sia, magari si potesse spandere letame da una mongolfiera.
Aiutato dal suo gesticolare prussiano, Limonov, ha detto parole importanti: l’America come piacevole inferno; Putin presidente dei ricchi, auspicando, in futuro, un presidente dei poveri (tutta la Russia è costruita su ricchezza e povertà); l’essere curiosi ed il cercare di occuparsi di tutto; tenere gli occhi aperti e la mente sveglia, perché se ti distrai un attimo c’è sempre qualcuno che ti in…; stare dalla parte degli indifesi, perché quando trovi un politico che ti dice: “non ti preoccupare, da domani non vi toccheranno più” è chiaro che avrà il tuo voto; per finire con due parole sui figli: “i figli non sono dei genitori, sono di loro stessi”, devono essere i protagonisti del loro destino.
L’autorevole disincanto con cui ha parlato della Morte è la cifra della Sua grandezza umana e letteraria: è chiaro che abbiamo paura della Morte, tutta la nostra vita è segnata da questo appuntamento… pare che ci sia silenzio un attimo prima, Aldo Moro scrisse “se ci fosse luce sarebbe bellissimo”… penso che non si abbia il tempo di piangere, quindi le lacrime e le parole teniamole e usiamole adesso che siamo vivi, sono un dono, usiamole bene. Parafrasando Clint Eastwood in Per un pugno di dollari: “quando un uomo che legge Camilleri incontra un uomo che legge Limonov, quello con Montalbano sotto il braccio è un uomo morto”.
Silvano Tognacci
*In copertina: Eduard Limonov a Rimini, giovedì 12 dicembre. Sul palco, intorno a Limonov (al centro), Nicolò Locatelli, Sandro Teti, Davide Brullo, Silvio Castiglioni. Fotografia di Alessandro Carli