28 Agosto 2020

T.E. Lawrence: il decalogo per sabotare le condizioni ostili e vincere le avversità

Dopo aver girato la Francia in cerca di castelli, certo, forse, che la regalità non ha tempo e che la ricerca del Graal è lecita, ovunque, sempre, T.E. Lawrence, è il 1909, vaga per la Siria ottomana, studiando le rocche crociate. Torna in UK con uno studio sui Castelli dei crociati (recentemente ripubblicato da Castelvecchi) e una predilezione quasi profetica per il Medio Oriente. In ogni caso, dal 1910 comincia a scavare a Karkemis, sull’Eufrate, poi è a Beirut, ad Aleppo, nel 1912 a Tarkan, in una necropoli egiziana. All’epoca tra archeologo e agente in terra straniera la distanza è minima, si scovano i reperti del passato vigilando sugli interessi di oggi: Lawrence conosce in Egitto Gertrude Bell, archeologa, grande esperta di mondi arabi e ottomani, autentica stratega della “rivolta araba”. Arruolato tra le fila della British Army con il compito di mappare il deserto del Negev, alle dipendenze dell’ufficio del Cairo, Lawrence, che credeva a Erodoto non meno che a Churchill, iniziò così la sua azione in Arabia. Nel 1916, dopo una serie di rapporti speciali, è proprio lui a essere incaricato di affiancare lo Sceriffo Hussein durante la rivolta. Il resto è storia, pardon, mito e letteratura: la guerriglia contro gli ottomani, la presa di Aqaba, nell’estate del 1917, le azioni di sabotaggio, la conquista di Dar’a, l’ingresso a Damasco, il 4 ottobre del 1918. Quando T.E. Lawrence non era ancora “Lawrence d’Arabia” – lo sarebbe diventato nel 1918 in seguito al servizio del giornalista e attore americano Lowell Thomas, che fiutò ‘la storia’ – né il grande, oceanico scrittore dei Sette pilastri della saggezza, il 20 agosto del 1917, su “The Arab Bulletin”, T.E. Lawrence scrisse alcuni “articoli”, o meglio, “regole” utili per operare in territorio straniero, tra gli arabi. Sono giorni e mesi importanti per Lawrence. In giugno compie alcune ricognizioni in incognito nel nord della Siria e nell’Hawran – per l’inglese la vittoria passa attraverso una meticolosa mappatura del luogo alieno. A fine mese, Aqaba, dopo un paio di battaglie, è presa: il 6 luglio Lawrence passa il Sinai e Suez per chiedere aiuto inglese nel consolidare la conquista. Tra settembre e ottobre compie alcune scorribande lungo la ferrovia dell’Hegiaz, dando alla guerra ‘partigiana’ un valore autentico. Gli arabi lo chiamano ‘Lawrence il demonio’. Al netto del momento ‘particolare’, in verità, Lawrence detta consigli generali per vincere un nemico ostile e per convincere amici sospettosi. Ad esempio: adottare i costumi degli alleati, studiare i loro modi e metodi, mai abbassare la guardia, far credere di soccombere mentre si reagisce, preferire la pazienza alla violenza, fare di un disagio una situazione di forza, mai abbattersi. Insomma, le regole per vincere le resistenze dei capi sono le stesse che possono servirci per avere ragione di ogni giorno.

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Le note seguenti sono espresse in forma di regola per maggiore chiarezza. Sono, tuttavia, le mie personali conclusioni a cui sono giunto, gradualmente, operando nell’Hegiaz, ora messe su carta come cavalli da guerra per principianti negli eserciti arabi. Sono destinati a essere applicati tra i beduini; cittadini o siriani richiedono un trattamento completamente diverso. Ovviamente, non sono adatti alle necessità di qualsiasi persona né vanno applicati invariabilmente a seconda delle situazioni particolari. Mobilitare gli arabi dell’Hegiaz è un’arte, non una scienza, con diverse eccezioni e senza regole certe.

1. Nelle prime settimane, procedi con cautela. Un inizio errato è difficile da espiare, e gli arabi fondano i propri giudizi su aspetti esterni che ignoriamo. Quando hai conquistato la cerchia interna di una tribù, puoi fare ciò che vuoi di te stesso, con loro.

2. Apprendi tutto ciò che puoi sul tuo Sceriffo (Ashraf) e sui beduini. Conosci le famiglie, i clan, le tribù; gli amici e in nemici, i pozzi, le colline, le strade. Fai tutto ciò ascoltando, tramite una indagine indiretta. Non fare domande. Impara a parlare il loro dialetto arabo, non il tuo. Fino a quando non sei in grado di comprendere le loro allusioni, evita di implicarti in una conversazione. Sii rigido, all’inizio.

3. Tratta solo con il comandante dell’esercito, con il gruppo in cui presti servizio. Non dare ordini a nessuno, riserva istruzioni e consigli al comandante. Il tuo compito è consigliare. Fagli capire che questa è la tua concezione del dovere: eseguire i piani comuni, condivisi.

4. Conquista e mantieni la fiducia del tuo leader. Rafforza il suo prestigio a spese del tuo prima degli altri quando puoi. Non rifiutare i compiti che potrebbe proporti, ma assicurati che in prima istanza ti vengano affidati in privato. Approvali sempre, e dopo le lodi, modificali in modo insensibile, facendo sì che ogni suggerimento sembri provenire da lui, finché non sia allineato alle tue opinioni. Quando raggiungi questo punto, tienilo saldo, conferma le tue idee, spingile in avanti, con fermezza, ma segretamente, in modo che nessun altro (e mai troppo chiaramente) sia consapevole del tuo lavoro.

5. Rimani in contatto con il leader nel modo più costante e discreto possibile. Vivi con lui, affinché nell’ora dei pasti e nelle udienze tu sia nella sua tenda. Le visite formali per dare consigli non sono così buone quanto i discorsi occasionali, dove l’attenzione è meno vigile. Quando gli sceicchi stranieri fanno ingresso per giurare fedeltà e offrire servigi, esci dalla tenda. Se la nostra impressione resta quella di stranieri in confidenza dello Sceriffo, gli Arabi ci saranno ostili.

6. Evita rapporti stretti con i subordinati durante la spedizione. Il rapporto continuo con loro ti renderà impossibile non andare al di là delle istruzioni del capo, date su tuo consiglio: in questo modo, rivelerai la debolezza della sua posizione e distruggerai completamente la tua.

7. Tratta i sottoposti con leggerezza. In questo modo ti manterrai sopra il loro livello. Tratta il tuo capo con rispetto. Lui ricambierà i tuoi modi e sarete eguali. La precedenza è importante tra gli arabi, devi ottenerla.

8. La tua posizione ideale: presente ma invisibile. Non essere né troppo intimo né prevaricante o serio. Evita di essere identificato troppo a lungo con uno sceicco, anche se è il capo. Il tuo lavoro ti obbliga a essere al di sopra delle gelosie e perderai prestigio se ti leghi troppo strettamente a un clan e alle sue inevitabili faide. Vendette di sangue e rivalità locali costituiscono l’unico principio di unità tra gli Arabi.

9. Sviluppare la concezione degli Sceriffi come naturale aristocrazia tra gli Arabi. Le gelosie intertribali rendono impossibile a qualsiasi sceicco di raggiungere una posizione di comando, l’unica speranza di unione tra gli arabi nomadi è che l’ashraf sia universalmente riconosciuta come classe dirigente. Gli Sceriffi sono per metà cittadini, per metà nomadi, e hanno l’istinto al comando. Il mero merito e il denaro non sono sufficienti: la venerazione araba per il pedigree e per il Profeta dà speranza al successo dell’ashraf.

10. Gli stranieri e i cristiani non sono popolari in Arabia. Per quanto amichevole possa essere il tuo atteggiamento, ricorda che lavori su fondamenta di sabbia. Agita uno Sceriffo davanti a te e nascondi la tua mente, la tua persona. Se ci riesci, avrai centinaia di miglia di paese e migliaia di uomini ai tuoi ordini.

11. Aggrappati al tuo senso dell’umorismo. Ne avrai bisogno ogni giorno. Un’ironia asciutta è quella più utile, che raddoppierà la tua influenza sui capi. Il rimprovero, se avvolto in un sorriso, agisce più a lungo e in profondità di un discorso violento. Il potere della mimica e della parodia è prezioso, ma usalo con parsimonia perché la saggezza è più dignitosa dello humour. Non far ridere uno Sceriffo se non tra Sceriffi.

12. Non mettere mai le mani su un Arabo: ti degradi. Potresti pensare, in questo modo, di aumentare il rispetto esteriore verso di te, ma ciò che hai fatto edifica un muro tra te e il loro io interiore. È difficile tacere quando le cose vengono fatte male, ma meno perdi la pazienza, maggiore sarà il tuo vantaggio.

13. Sebbene siano difficili da guidare, i beduini non sono difficili da dirigere: se hai la pazienza di sopportarli. Meno evidenti sono le tue interferenze, maggiore sarà la tua influenza.

14. Non cercare di far troppo con le tue mani. Meglio un lavoro tollerabile compiuto dagli Arabi di uno tuo, pur perfetto. È la loro guerra, tu devi aiutarli non vincere per loro. In verità, nelle ambigue condizioni dell’Arabia il tuo lavoro pratico non risulta così buono come credi.

15. Se puoi, senza essere troppo generoso, prevedi dei regali. Un regalo azzeccato è spesso efficace per conquistare uno sceicco sospettoso. Non ricevere mai regali senza ricambiare, non lasciare che ti chiedano cose o servigi: l’avidità farà credere loro che sei soltanto una vacca da mungere.

16. Il travestimento non è consigliabile. Sei un ufficiale britannico e cristiano. Allo stesso tempo, indossare vestiti arabi quando si è con una tribù ti permetterà di acquistare la loro fiducia, di essere in intimità con loro. Tuttavia, non ti concederanno nulla di speciale se ti vesti come loro. Le violazioni delle norme imputate a uno straniero non ti sono condonate in abiti arabi. Sarai come un attore in un teatro straniero, recitando la parte per giorni, notti, mesi, senza tregua, verso una incerta posta in gioco. Il successo completo – quando gli arabi dimenticano la tua estraneità, parlano con naturalezza, considerandoti uno di loro – è forse ottenibile solo con il carattere.

17. Se indossi abiti arabi, indossa i migliori. Gli abiti sono importanti tra le tribù e devi indossare quelli appropriati, per apparire a tuo agio.

18. Se indossi abiti arabi, vai fino in fondo. Lascia amici e usanze inglesi, ripiega sulle abitudini arabe. Alla pari con loro, è possibile per l’europeo vincere l’arabo: siamo più ostinati nell’azione e ci mettiamo più cuore. Eppure: la fatica di vivere e pensare in una lingua straniera e compresa a metà, il cibo inatteso, i vestiti strani, la completa perdita della privacy e della quiete, l’impossibilità, per mesi e mesi, di allentare l’attenzione, producono sulle ordinarie difficoltà una tensione più forte.

19. Le discussioni religiose saranno frequenti. Con i beduini, l’Islam è un elemento onnipervasivo e c’è poco riguardo verso l’esterno. La religione è parte della natura, per loro, quanto il sonno o il cibo.

20. Se l’obbiettivo è buono (un bottino) i beduini attaccheranno come demoni, sono splendidi avventurieri, la loro mobilità è un vantaggio, e i cacciatori di gazzelle sono ottimi tiratori. Se c’è prospettiva di saccheggio, vincerai. Non sprecare i beduini – non sopportano le perdite – attaccando le trincee o difendendo una posizione, perché non possono stare fermi. Non giocare in sicurezza.

21. L’allusione è più efficace di una chiara esposizione logica: non amano le espressioni troppo concise. Le loro menti funzionano come le nostre, ma con premesse diverse. Non c’è nulla di irragionevole, incomprensibile, imperscrutabile nell’arabo.

22. Evita di parlare liberamente con le donne. È argomento complesso, come la religione: le loro norme sono così diverse dalle nostre che l’innocua azione di uno straniero può apparire loro sfrenata.

23. L’inizio e il termine del segreto per trattare con gli arabi è osservarli, incessantemente. Stai sempre in guardia, non dire mai una cosa inutile; osserva te stesso e i tuoi compagni tutto il tempo; ascolta ciò che accade, interpreta quello che succede sotto la superficie; leggi il loro carattere, scopri i loro gusti e le loro debolezze e tieni tutto per te. Il tuo successo sarà propiziato dalla quantità di sforzo mentale che dedicherai ad esso.

Thomas Edward Lawrence 

*In copertina: T.E. Lawrence nel 1935, fotografato nello Yorkshire da R.G. Sims; è febbraio, il grande avventuriero e scrittore sarebbe morto tre mesi dopo

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