04 Dicembre 2022

“Nessuno vuole guardare in faccia il vuoto”. Sia lode a László Krasznahorkai

Con l’ungherese si va lisci, tranquilli. Isolamento, solitudine, fine del mondo.

Ogni suo scritto è lama che taglia in due brandelli di carne e carta. La politica, la religione, l’amore, l’odio e la morte sono tritati e mixati fino a renderli irriconoscibili. Spalmate su silenziose terre aride, ghiacciate.

Questa volta, in un’isolata comunità della Turingia (ex Germania Est) si è insediato un gruppo di neonazisti. In pochi sembrano preoccuparsi seriamente della cosa.  Tanto meno se ne cura Florian, un gigante buono col cervello di bambino, legato al capobanda nazi, suo datore di lavoro, da un rapporto di timorosa obbedienza. Le sue preoccupazioni sono indirizzate piuttosto alla catastrofe incombente che è convinto porterà l’universo a scomparire. Ma ciò che è destinato a distruggersi e a scomparire è in realtà molto più vicino a lui e a noi.

Herscht 07769 è l’ultima fatica dell’ungherese pazzo, László Krasznahorkai, geniale penna, uomo sopraffino. Sceneggiatore per Béla Tarr, viaggiatore instancabile in oriente, profondo conoscitore dell’assoluto. La sua ultima fatica non ha punteggiatura. Un flusso continuo, sospeso in un tempo zero, con i dialoghi incastonati, parole che si ammassano, difficili e dure, sovrastano la mente, e parlano del male che ci rende torbidi, drogati, impossibili.

“Io auguro alla nuova generazione, cresciuta nella pace, di mantenere quest’atteggiamento passivo di attesa per quanto possibile, ma, se l’attesa è vuota, dipende dal fatto che la tua generazione ha perso l’interesse per i confini della propria esistenza. Questo è il motivo per cui i giovani si appellano alla droga per risolvere problemi e conflitti, perché così si può sopravvivere a questo confine. Io sarei a favore della legalizzazione della droga, così si dimostrerebbe una volta per tutte come quest’attesa sia vuota e intollerabile. Nessuno vuole guardare in faccia il vuoto né vuole riconoscere il fatto di essere vuoto, ma tutti vogliono vedersi riconosciuto il diritto di esistere. Parliamo di dignità, fondamentalmente. Non si può restare in una condizione liminare tutta la vita; la droga, l’alcol non risolvono situazioni, ma le lasciano in sospeso. Ho capito una cosa dopo anni di riflessioni e analisi della realtà: nessuno può esistere senza una propria dignità, nessuno può rinunciarci”.

Non ci sono certezze e non si crede in nulla qui dentro. Resta però un dato di fatto: il male, come ogni tanto accade, emerge con forza, si manifesta con un unico scopo: la distruzione. Se analizziamo la Storia, sappiamo che ciclicamente emergerà, ma non dobbiamo pensare per questo motivo che il male si palesi improvvisamente. Così, dal nulla. Il male c’è sempre, è insito nella Storia.

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