Michael Schumacher è tra gli studiosi più accaniti di Allen Ginsberg: ha scritto la sua biografia, “Dharma Lion” (2016), ne ha curato un reperto antologico (“The Essential Ginsberg”, 2015), una raccolta di “Conversations with Allen Ginsberg” (titolo: “First Thought”, 2016). Per il “New Yorker” ha recuperato alcuni testi di Ginsberg intorno alla morte di Jack Kerouac, sono passati 50 anni. Il testo, “The Day After Kerouac Died”, racconta le circostanze in cui Ginsberg ha saputo della morte dell’amico. Ci è parso bello, informato, inedito. Lo riproponiamo in parti.
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La sera del 21 ottobre 1969, Allen Ginsberg ricevette una telefonata dal giornalista Al Aronowitz: Jack Kerouac era morto, proprio quel giorno, in un ospedale della Florida. Per Ginsberg fu la seconda chiamata del genere in poco più di un anno e mezzo. Il 10 febbraio 1968 aveva appreso che Neal Cassady, l’ispiratore di On the Road, il suo più caro amico, a parte Kerouac, era morto, in Messico.
La notizia della morte di Kerouac gettò Ginsberg in una cupa tristezza, ma non lo sorprese. Il già forte consumo di alcolici di Kerouac, nell’ultimo decennio, era aumentato a tal punto che gli amici più cari si chiedevano se infine non desiderasse altro che morire. Ginsberg e Kerouac si erano allontanati: in parte perché Kerouac era sempre meno disposto a vederlo, in parte perché Ginsberg non desiderava più stare con il vecchio amico, che in una notte poteva diventare rabbioso, polemico, infelice, ferocemente ubriaco. Kerouac si era risposato, aveva comprato casa per la moglie e la madre invalida, si era trasferito in Florida, dove viveva sostanzialmente da recluso.
Immediatamente dopo aver saputo della morte di Kerouac, Ginsberg pensò che quello non era l’uomo dei suoi ricordi. Ginsberg ricordava lo scrittore pieno di gioia, ambizioso, prodigioso, che aveva influenzato la sua opera. Kerouac si era crogiolato al calore della spontaneità, aveva messo Ginsberg sulla strada del buddhismo, aveva condiviso con lui i suoi pensieri più intimi. La sua intelligenza era stata un faro.
Ginsberg ha registrato frammenti di pensieri e ricordi su Kerouac nei suoi diari, come ha fatto dopo la morte di Cassidy. Ha anche scritto un lungo poema, Memory Gardens, composto in diversi momenti, incluso nel volume, vincitore del National Book Award, The Fall of America, pubblico nel 1973. Alcune parti del diario sono presentate qui, per il cinquantesimo anniversario dalla morte di Jack Kerouac.
Michael Schumacher
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22 ottobre 1969, 1.30
Due orologi ticchettano nel buio, sbocciano ronzii dalla finestra nera, il telefono squilla tutto il giorno dalla Florida, Lucien, Creeley, Louis – “beveva di brutto” e “la tua lettera lo ha fatto star male”, dice Stella.
Tutte queste notti (gliel’ho detto a Creeley) a letto meditavo ancora su After Me, the Deluge di Kerouac, mi sveglio, capisco che lui ha ragione, che la sofferenza della carne a metà della nostra vita è un dolore sostanzioso più vasto di ogni protesta o speranza politica, mentre stavo a letto e morivo…
Passeggiando con Gregory Corso tra gli alberi spogli nel nudo ottobre – venti spazzano foglie marroni ai piedi – parliamo della morte di Jack – il cielo è un vecchio luogo familiare con nuvole come sopracciglia profumate che passano sopra la Ricorrente Caduta –
Li ha visti anche lui sdraiarsi sulla luna.
Al tramonto vado verso i pascoli & vedo con gli occhi di Kerouac il sole tramontare sull’universo di ottobre, il primo sole che cade, il primo crepuscolo sulla sua morte.
Non visse molto più di Neal Cassady – un altro anno & mezzo –
Gregory si sveglia a mezzanotte e piange – non doveva andarsene così presto –
La sua mente la mia mente le innumerevoli vie – “I giorni della giovinezza albeggiano freschi nella mia mente”
Il nostro discorso 25 anni fa dicendo addio ai teneri gradini mortali dello Union Theological Seminary al settimo piano dove per la prima volta ho incontrato Lucien Carr –
Questa notte al telefono Lucien dice che, dopo aver smesso di bere per diverse settimane fa, ha avuto le convulsioni e si è spaccato il naso & i denti sono esplosi, si è masticato la lingua – condotto dritto in ospedale –
Jack ha vomitato sangue lo scorso fine settimana e non voleva le cure del medico, emorragia & troppe dozzine di trasfusioni un giorno prima di morire, operato con un coltello nello stomaco –
Allen Ginsberg
*In copertina: Allen Ginsberg & Jack Kerouac agli albori della Beat Generation