16 Luglio 2019

“Ma è ipocrita, superficiale e immorale legare l’amore alla legge”. Karen Blixen e il pamphlet incendiario contro il matrimonio

Il KV 622 in Kenya può dare solo un risultato. Intendo. Il memorabile concerto per clarinetto e orchestra, che si eleva, purissimo, tra savana e bosco, Mozart sul dorso di un ghepardo, è l’emblema de La mia Africa. Oh, certo, il viziato vezzo dei nobili europei che volevano l’esotico – con moralità calvinista sotto il palato, insieme alle virtuose piantagioni di caffè – stanchi della metropoli elefantiaca. Però… Karen Blixen è l’opposto di Josep Conrad – dove lui trova furori di tenebra lei scorge gioia narrativa – ma forse – forse – Karen è un Kurtz in gonna.

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Rewind. Vado a trovare l’amico Alessandro Rivali nella nuova sede – bellissima – della Ares, a Milano, alle spalle della tirannosaurica bellezza di Sant’Eustorgio, che ti schianta. Alessandro, poeta polifonico, mi fa, vieni con me ti porto in un posto che… Mi conosce bene – faccenda di macelleria intellettuale. Via Scaldasole, traversa di Corso di Porta Ticinese. Scaldasole Books. Graffiti briosi sul muro. Lavagna all’ingresso: “Una foresta di libri nuovi e usati”. Un sogno per speleologi del libro. Piano sotterraneo. Libri di ogni sorta. Di sbieco. Scaffalati. Per terra. Torni a essere un cercatore di meraviglie. Di sopra, intanto, sento delle voci. La libreria è luogo di riparo, di ricovero – passano folli e questuanti, vigili e vicini, cittadini non conformi, perché stare nell’assedio dei libri rende appetitoso il dialogo.

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Sintesi: metterei tenda qui. Ogni libro – spesso di autori beatamente dimenticati – è una avventura. Di lettere, odori, labirinti spirituali (in alcuni libri c’è il timbro della biblioteca d’appartenenza, originaria; in altri c’è il tratto di chi lo ha letto, parole, commenti; in terzi ci sono delle lettere, che di per sé costituiscono un fenomeno romanzesco nel romanzo). Ergo: Alessandro deve tirarmi fuori da queste catacombe paradisiache a colpi di minacce e anatemi. Prendo un tot di libri. Pagati pochissimo. (Voglio dire: la libraia, specie di Maga Magò dei miei caravanserragli onirici e perfino omerici, non fa come troppi mercanti di ‘modernariato’, per cui il libro ‘a metà prezzo’ lo paghi il doppio, ti vizia con libri a 2 o 3 euro…). Ringrazio la libraia, l’amico, gli dèi del bibliomane.

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Tra i libri che afferro al volo, un saggio di Karen Blixen che potrebbe avere scritto il Kurtz di Conrad, nella masnada di documenti di cui (dice la leggenda) non c’è più traccia. Redatto intorno al 1923, inviato al fratello Thomas, Il matrimonio moderno è una scandita, cinica, intraprendente messa in questione del sacro istituto. Recuperato tra i documenti della Blixen, pubblicato in origine nel 1977, è tradotto per Adelphi nel 1986, da Anna Cambieri. Una leccornia. Per la Blixen l’istituto matrimoniale non ha niente a che fare con l’amore: è necessario a consolidare la ‘società civile’ e a produrre baldi pargoli, cittadini di domani. Il matrimonio è il sinistro opposto della felicità. Il concetto – non troppo originale – è custodito da una scrittura fiera, alta. Quasi, quasi, è meglio la Blixen che intinge nell’acido il matrimonio che quella di Sette storie gotiche o di Ultimi racconti.

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In quel grumo d’anni, la ricca danese Karen Christenze von Blixen-Finecke, gravata dall’assioma del dolore – il padre si suicida che ha dieci anni – ha già sposato Bror a Mombasa – era il 1914. I due non si conciliano, da subito: lei piglia la sifilide un anno dopo il matrimonio, dando la colpa alle sue scorribande da sessuomane. Un secolo fa, nel 1919, Bror chiede il divorzio, ottenuto nel 1925. Nel frattempo, mentre il matrimonio si disfa, Karen, ‘Tanne’ per gli intimi, si lega, dal 1918, a Denys Finch Hatton, aitante dandy che se la godeva tra trasvolate aeree e safari – nel 1928 e nel 1930 ospitò in Africa Edoardo VIII, lo spericolato Principe del Galles. Inglese di ottima famiglia, educato a Eton, Finch Hatton muore nel 1931, in aereo, lasciando nel rigoroso strazio la bella Blixen. Aveva 44 anni. Nel film di Sydney Pollack è raffigurato da un piuttosto somigliante e smagliante Robert Redford.

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L’amorazzo tra ricchi è prodigo di talento. Disinnescata la furia immaginativa, la Blixen ha visioni di cruenta efficacia. “In certe tribù somale nessun giovane può sposarsi prima di aver ucciso un uomo. Questo non significa necessariamente che quelle tribù siano più sanguinarie di altre; ma se in un ambiente così bellicoso un giovane di vent’anni non ha ancora combattuto una lotta all’ultimo sangue è probabilmente un vigliacco, e quindi la tribù considera indesiderabili i suoi figli. La stessa cosa vale per l’evoluzione dell’ideale europeo di verginità, che si è svalutato perché sono cambiate le circostanze ambientali. Una volta, quando le donne delle classi superiori erano circondate, per quanto concerneva la morale, da spesse mura, si pensava che una ragazza che avesse trovato il modo di avviare una relazione amorosa o, comunque, di interessarsi all’amore, dovesse avere le diable au corps, e quindi, in vista di un matrimonio, un uomo ragionevole poteva avere di che preoccuparsi. Nel ventesimo secolo è altrettanto ovvio che una giovane che nel clima attuale di libertà e di erotismo abbia superato i 25 anni senza aver creduto, almeno una volta, di aver amato, venga considerata comunemente come una ragazza piuttosto amorfa o calcolatrice, e dia al proprio fidanzato preoccupazioni di altro genere”.

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Saper dare la vita vuol dire essere capaci di uccidere; ci si può donare, nel corpo, se si è in grado di rinunciarvi. L’uomo concilia gli opposti – è tale in virtù della prova e della privazione.

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Alcune frasi notevoli:

“Al giorno d’oggi molti hanno una concezione contraddittoria della vita, perché in teoria quasi tutti considerano l’amore come la cosa suprema, ma allo stesso tempo sono ben pochi quelli che ritengono di dover dare proprio nei rapporti d’amore tutto ciò di cui la loro natura è capace. In questo ha grandi colpe la filosofia del matrimonio, con la scusante però di non aver mai sancito che l’amore è il bene massimo e più sacro… È una triste verità che quasi tutti i vecchi di oggi, se volessero riesaminare la propria vita senza pregiudizi, dovrebbero riconoscere di aver prestato i propri servigi più scadenti proprio nei rapporti d’amore”

“Altri credono che il modo migliore di praticare la verità sia una specie di comunismo spirituale e sentimentale. Chi vuol essere autentico nel rapporto con un altro non deve tener nulla per sé, ma dare tutto, e allo stesso modo pretendere tutto. La verità completa non si raggiunge finché non si conoscono fin nei minimi dettagli gli innamoramenti infantili e i mal di denti dell’uno e dell’altro. Il vero amico o figlio o marito non ha neppure un angolino della sua anima che possa considerare suo, non possiede nulla che non abbia diviso coscienziosamente con altri, e per lui un segreto non è una dolcezza dell’anima, ma un rimorso di coscienza”

“Ma è ipocrita, superficiale e immorale, è un atteggiamento del tutto sbagliato e assurdo quello di cercare di rendere ideale un rapporto d’amore per mezzo di leggi e di forme derivate da ideali che ora non sono più tali e che non sono più neppure vivi. Sono come il sale che ha perso il suo sapore, e anche se l’ortodossia lo usa in buona fede per salare, non può scongiurare il marciume”.

Dall’Africa, una Karen Blixen selvatica, non ancora angelicata dalle ripetute candidature al Nobel per la letteratura, riporta l’amore al suo stato ferino, miliare, individuale, senza riconoscersi nel rito ‘civile’ – prima che spirituale, dacché lo spirito vuole tutta la carne per sé, non in condivisione nuziale – o in un reiterato progetto di stirpe. Non vuole una discendenza numerosa come le stelle nel cielo – le bastano le stelle – e un uomo, al fianco, che gliene illustri il mito e il coagulo, dando un ordine parziale, ma bellissimo, allo scempio del caos. (d.b.)

*In copertina: Karen Blixen insieme a Marilyn Monroe

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