08 Maggio 2019

Hanno trovato la tomba dell’Uomo Elefante, si chiamava Joseph Merrick, è morto a 27 anni. Per capire la sua storia, più che la BBC dobbiamo leggere le poesie di Robert Graves

È stato reso noto dalla BBC (leggete qui) che i resti dell’uomo elefante sono effettivamente quelli di un ragazzo, morto nel 1890 a 27 anni, che passò la vita a fare il fenomeno da baraccone. E che stupiva, guarda il caso, la società benpensante e castigata, perché nonostante la sua deformità mostrava sensibilità e grande intelligenza. Il giovane si chiamava Joseph Merrick.

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Quel che sorprende, nelle news di Albione, è sovente l’eclatante imbecillità con la quale si divide il sano dal malato. Eccovi i resti dell’uomo elefante, dice la BBC, e usa la rete come nuovo circo. Non importa nulla sapere che verrà predisposto un memoriale per Merrick a Leicester, la città natale dalla quale se ne venne a Londra perché il suo corpo non gli consentiva altro che il baraccone: la testa 91 cm di diametro, polsi di 30 cm, un dito largo 13 cm.

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A Londra Merrick si esibì, fu pestato e derubato ma ebbe la forza d’animo di mettersi in contatto col luminare positivista di turno, Frederick Treves. Il quale però aveva cuore e si prese cura di Merrick. Senza troppo clamore. A volte sono i posteri che invece continuano a fare gli imbecilli. Perché così è la mentalità protestante. Sei bello: quindi benedetto da Dio. Sei brutto, invece, e allora ritieniti fortunato se ricevi la carità distratta e pelosa da parte degli eletti e dei predestinati.

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Joseph Merrick nacque a Leicester nel 1862 e morì a Londra nel 1890

Parentesi. La sindrome di Merrick è nota tuttora come ‘di Proteo’. Così facciamo un passo avanti. Serve scavare indietro nel tempo. Capire che l’intelligenza è lo stesso che la variabilità: Ulisse è questo, i Greci lo sapevano e noi tranquillamente tendiamo a scordarlo. Finché non arrivano i poeti: Brodskij che ripiglia Orazio e cavalca il Minotauro, Graves che studia i miti, supera la scienza positiva dei semplici ‘rami d’oro’ (Frazer, Mann, Wittgenstein) e richiama il semplice fatto della vita come follia da imbrigliare. C’è una poesia delicatissima di Graves dedicata al cavalluccio marino, dove spiega l’enormità di questo esserino; ce n’è un’altra dedicata a orchi e pigmei. Tradurrò Graves – la cui poesia manca, in Italia, seriamente, da troppo – qui sotto per capire veramente Merrick.

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Già, gli Inglesi sono protestanti. Prendere o lasciare. Ci hanno portato il progresso e insieme ci hanno permesso di dimenticare che i mostri, le anomalie, sono sempre lì: chiamatelo ‘terata’ o ‘uomo elefante’. Il risultato è vincente per la poesia. Una sconfitta sonora della scienza, abituata alla progressione. Basterebbe pensare che il razionale Lutero fondatore del mondo moderno era messo in crisi dai ‘terata’ mentre il suo braccio destro, Melantone, pur vivendo di libri classici era più avanti di lui e cercava di capire il valore di queste anomalie: Warburg impazziva (letteralmente) davanti a Melantone chino sul bue neonato con la testa doppia. Davanti al bue neonato che crepava, l’umanista Melantone si poneva due domande; Lutero ghignava e continuava di testa sua.

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Nasciamo tutti, ormai, in ambito romantico: guarda l’uomo elefante, che emozione! Niente di meno classico di questo atteggiamento da puri di cuore. Del resto, siamo ignoranti degli antichi e dei Greci. Già Graves ci sembra arcaico. Qui in Italia abbiamo solo due traduzioni parzialissime delle sue poesie. Perciò meglio vedere a fondo cosa dice Graves dei ‘terata’. Per non bersi il liquorino della BBC. Perché UK è sempre lì a menarsela e menarcela con il volto specchio del carattere, le fesserie da Lombroso presentate come certe e verificate. Dimmi che faccia hai è ti dirò se sei amministratore delegato o operaio. Sembra che BBC voglia dire: guardate com’era mostruoso, Merrick! Poteva essere pericoloso per noi bellini! E perché, noi saremmo i sani? I cosiddetti giusti? Ma se siamo dentro il romance del film americano, dove l’unico affetto è quello standard e la bellezza non può essere trovata nell’irregolare, no, ci vuole la coppia tubante e neoromantica, tutta piantini, isterie, trombate, poi, infine, liberazione: corna e conseguente ritrovamento del true love.

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Rimediamo con Graves. L’unico consiglio è tenere a mente che in lui c’è tutto, antico e moderno. Per dire: in una sola poesia trovi mescolati il sorriso che è ghigno dolce (L’uomo che ride secondo Hugo) e gli uccelli visti sempre come pessima cosa (Ovidio e le sue metamorfosi). Graves è più attuale della scienza positiva. Sa e dice che se nasce una creatura anomala, la donna che l’ha partorita sa il perché e il percome. La donna è più saggia del poeta: lo fa innamorare, e lui ricostruisce con parole balbuzienti e brillanti cos’è avvenuto nel suo cuore. Nei suoi ultimi giorni Graves anziano faceva volare aquiloni sopra Maiorca.

Andrea Bianchi 

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Lineamenti di Natura

Quando le rocce di montagna e gli alberi frondosi
e le nuvole e cose così,
tutte coi loro contorni,

fanno la caricatura dei volti umani,
simili scarabocchi non si presentano aggraziati
né danno pace –

Il naso bulboso, il mento cavo,
la bocca irregolare nel sorriso
del cretino.

Sempre così la Natura: trovi
che l’unica cosa saggia che produce
è il vento

che si riversa negli spazi vuoti,
increspando l’erba sciocca,
il vello della pecora.

E i piaceri di Natura sono secernere, colpire
immaginare e succhiare,
una leccata che ti fa addormentare.

I dolori di Natura sono malinconia
i suoi fiori, sozzura
le sue acque, folli,
i suoi uccelli, respingenti,
i suoi pesci, pesci.

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Sui portenti

Se capitano cose strane dove si trova lei,
e gli uomini dicono che si aprono le tombe
e camminano i morti, oppure che tutto il futuro
rientra nel grembo e si sparge quel che prima non era nato,
non c’è da meravigliarsi di questi portenti,
sono la lama affilata della mente femminile,
che lei usa con forza per regolare il Tempo,
questo elemento a lei sempre riluttante.

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Se va bene, siamo poeti

La donna con le sue foreste, lune, fiori, acque,
e dita esperte a scorrere:
non presumiamo di avere abilità magiche paragonabili alle sue –
se va bene, siamo poeti; altrimenti facciamo uno scongiuro.

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A tre facce

Chi osa dire che lei ha un doppio volto? Di volti, ne ha tre;
il primo inscrutabile, per il mondo di fuori;
il secondo avvolto nella contemplazione di se stessa;
il terzo, è la faccia dell’amore,
rivolta verso di me per una sola volta, senza fine.

Robert Graves

*In copertina: John Hurt nelle vesti di Joseph Merrick in “The Elephant Man”, il film di David Lynch del 1980

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