01 Settembre 2019

“Mi piacciono i piedi, il loro odore, la sottomissione”: Ivan Nigò, scrittore feticista e cuckold, si confessa a Matteo Fais

La scrittura non sempre è letteratura. Soprattutto, difficilmente nasce, in prima istanza, come tale. La pulsione iniziale è confessionale. Tutti noi abbiamo qualcosa che non oseremmo mai dire alla gente, ma che paradossalmente potrebbe darci sollievo mettere su carta. Così è accaduto anche a Ivan Nigò, quarantaquattro anni, pseudonimo dell’autore di L’uomo Omega. Storia di dominazione, feticismo e cuckold (EROSCULTURA EDITORE).

Al netto della faccenda letteraria e della commistione di autofiction e mera narrazione, il suo testo è interessante per il quadro che restituisce su un mondo ai più ancora ignoto, o comunque guardato con sospetto. Chi è un feticista? Cosa gli piace? Ci sono eventi scatenanti dietro le sue torbide passioni? Che tipo di piacere ricava dalla sottomissione? Perché indurre, o immaginare, la propria donna in atteggiamenti sessuali con altri partner? Non resta che chiederlo a uno degli interessati e smetterla di speculare – pur nella consapevolezza che ogni caso ha le sue peculiarità e non può quindi essere generalizzato. Per quel che riguarda Nigò è anche significativa, in quest’epoca che ha fatto dell’outing una necessità, la sua volontà di non parlare semplicemente a un orecchio amico delle sue passioni, ma di renderle pubbliche a mezzo di un libro.

Naturalmente, ci vuole tatto, sensibilità, una innata tendenza a rifiutare l’atteggiamento giudicante, quando si porta avanti un’intervista del genere. Bisogna guadagnarsi ogni parola del proprio interlocutore sillaba dopo sillaba, tra reticenze e timori, nella consapevolezza che rivelare certi aspetti di sé può non essere semplice ma doloroso, o se non altro imbarazzante. La paura di suscitare ripugnanza in chi ascolta costituisce certamente un freno. Ma noi di Pangea siamo abbastanza forti di stomaco da, parafrasando Baudelaire, scendere ogni giorno d’un passo, col fetore delle tenebre, verso l’Inferno, senza orrore.

Suppongo che questo testo sia nato come uno sfogo, quasi una confessione.

Esattamente. Per quel che riguarda il libro, pur non essendo mai riuscito a mettere giù due righe, ho voluto provarci. E, mentre scrivevo, la cosa mi prendeva profondamente.

Quindi tu, a un certo punto, hai sentito il bisogno di raccontare una serie di esperienze…

Diciamo un’esperienza di base, reale. Poi, tutto il contorno è immaginazione. Per dire, le esperienze cuckold non le ho mai avute, almeno non a quel livello.

Io, da scrittore, odio quando mi viene posta la domanda “Quanto c’è di autobiografico?”. Nel tuo caso, però, mi vedo costretto a fartela, dato che il vissuto dietro la tua narrazione pesa e non poco. Per esempio, la questione del feticismo…

È di sicuro ciò che mi ha mosso maggiormente, anche perché costituisce il grosso delle esperienze che ho avuto. Per quel che riguarda il resto, invece, come ti dicevo, si tratta prevalentemente di fantasie. Di vissuto reale c’è ben poco, salvo cose accadute in adolescenza. Per esempio, mi ero innamorato di questa ragazza che poi mi ha voluto solo come amico. Siamo cresciuti insieme, ho visto i suoi primi fidanzatini. Mi ha colpito molto questa cosa. Mi consolava solo con i suoi piedi, ma non dichiaratamente. Era una cosa velata di cui lei era ben conscia e che alimentava. Si tratta, comunque, di avvenimenti che risalgono a venticinque anni fa. Con questa persona sono rimasto in ottimi rapporti di amicizia, anche se poi abbiamo avuto vite diverse. Lei si è sposata, io mi sono sposato. Però, malgrado ciò, ancora caldeggia – sempre velatamente.

Questa tua propensione – che potremmo pur sempre definire sessuale, o comunque afferente a quella sfera – come l’hai scoperta? E, soprattutto, che sensazioni ti ha trasmesso?

È nata, per quel che ricordo, durante l’infanzia, intorno ai nove-dieci anni. In principio, attraverso dei giochi con mio cugino. Successivamente, quando ho vissuto il primo innamoramento, questo pensiero, che comunque era sempre rimasto latente in me, si è riversato su di lei. Io sono una persona molto timida e ciò ha portato a mettere in discussione la relazione nascente che, alla fine, si è risolta in un’amicizia.

Ma questo tuo sentimento verso la ragazza in questione era rivolto fin da principio verso i suoi piedi?

No. Innanzitutto, è la persona che mi deve piacere. Prima il viso e, poi, lei. Solo dopo nasce il desiderio, soprattutto olfattivo, di percepire qualcosa… Questo è sempre stato molto forte in me, tanto da arrivare a essere notato dalla ragazza, anche se la cosa non veniva mai esplicitata, rimanendo sottintesa… Mi sarei un po’ vergognato ad ammettere una simile pulsione. Però lei lo caldeggiava e non esitava a mettermi vicino i suoi piedi. Entro questa condizione, siamo cresciuti insieme. Io dai diciotto ai venticinque anni, lei dai quattordici ai ventuno, finché poi è andata via da casa dei genitori e si è sposata – al momento, ha cambiato anche città. Comunque, siamo sempre molto legati.

Rispetto al fattore olfattivo che tu menzionavi, in che senso questo ti interessa ed eccita i tuoi sensi?

È molto ipnotico, mi attira tantissimo. Il mio desiderio sarebbe di stare all’infinito in questa situazione…

Nella situazione di sentire l’odore altrui localizzato sui piedi?

Sì, in particolare sulla pianta dei piedi. Mi crea un profondo imbarazzo questo desiderio ed è proprio l’imbarazzo che mi eccita.

Che cosa c’è di scabroso, dal tuo punto di vista: trovare attraente l’olezzo altrui, per esempio?

Sì, lo trovo abbastanza imbarazzante. In genere, è anche vista come una cosa un po’ sporca, da pervertiti. Però, ripeto, questo imbarazzo mi eccita.

Ma, scusami, tu ti ritieni un pervertito?

No, però, insomma, non mi verrebbe facile raccontare certi gusti agli amici…

Ma, se non ti senti un pervertito, ritieni che queste tue passioni siano in fin dei conti normali?

No, da questo punto di vista, no… Diciamo che forse sono un po’ pervertito. Sai, è una passione che non mi piacerebbe neanche vivere pubblicamente. Non so, comunque, se sia poi una forma di perversione…

Riconosci, a ogni modo, che a livello sociale ti causerebbe un disagio?

Sì. Non riuscirei a renderla pubblica…

Per questo hai scritto un libro, perché non ti sentivi di confidarlo a qualcuno in una forma più diretta, diciamo faccia a faccia?

Sì, non ci sarei mai riuscito altrimenti. Con alcuni ho anche affrontato il discorso perché, insomma, i piedi esercitano una loro fascinazione su tanta gente. Però, quando si arriva alla questione del piacere dato dal livello olfattivo, diventa scomodo parlarne. Così ho scritto un libro per scaricare sulla pagina queste mie fantasie, insieme a quelle cuckold – considera, però, che non conoscevo neanche questi termini prima di affrontare la pagina.

A proposito di quest’ultimo tipo di fantasia. Mi hai detto di essere sposato: ti intrigherebbe l’idea di tua moglie con altri uomini?

No, assolutamente, la mia immaginazione è sempre legata a questa prima figura, alla ragazza di cui mi innamorai da adolescente e di cui ho visto svariate sdolcinerie, anche sotto le coperte, con altri, durante vacanze e campeggi, maturando così questo genere di fantasie.

Se non intendo male, dunque, le tue fantasie, dal feticismo al cuckoldismo, sono tutte circoscritte a questa figura?

Non solo. Certo, però, non riguardano mia moglie con cui ho un rapporto normale, perché lei non è proprio una che sottomette e meno che mai in quel modo. Con lei stiamo insieme e ci amiamo per altri motivi.

Pensi che queste tue pulsioni abbiano una qualche radice o motivazione di carattere psicologico?

Sì, però, non riesco a capire se sia successo qualcosa nella mia infanzia, o se siano maturate così spontaneamente… Ho dei ricordi, comunque. Ero piccolissimo, in colonia. Fu una scena incredibile. C’è l’ho proprio in mente. Eravamo io e mio fratello. Lui aveva tre anni più di me. Io ero veramente piccolo, tipo quattro o cinque anni. Lui sette, circa. Un gruppo di ragazzini l’aveva preso di mira e atterrato. Lo tenevano fermo, in due o tre, e uno si era sfilato la ciabatta, costringendolo ad annusarla. Questa situazione mi aveva, non posso dire creato eccitazione perché ero veramente troppo piccolo, ma certo smosso qualcosa dentro. Io mi ero avvicinato a mio fratello che mi aveva detto di andare via, di lasciare che fosse lui a cavarsela. Forse è stato quell’evento: mi aveva un po’ traumatizzato l’immagine di lui tenuto fermo a terra. Anche perché io lo vedevo come uno molto forte, che non si faceva mettere i piedi in testa. La cosa mi aveva scosso e, al contempo, smosso qualcosa dentro, qualcosa di sessuale.

Mi dicevi che, successivamente, il tutto ha cominciato a maturare con dei giochi che facevi con tuo cugino…

Sì, con lui. A vicenda ci annusavamo i piedi.

Poi, lo zenit erotico l’hai raggiunto con la prima ragazza di cui ti sei innamorato. Precisavi, inoltre, che questo invaghimento non è mai riuscito a concretizzarsi in un rapporto vero e proprio. Però c’era uno scambio velato che passava attraverso i piedi, giusto?

Sì, mi teneva i piedi addosso tutto il giorno, per esempio davanti alla tivù. Li metteva in mezzo alle mie gambe. Lei si era chiaramente accorta dell’effetto che sortiva, però continuava a farlo…

Quello che vorrei capire è se il piede, dal tuo punto di vista, rappresenti un simbolo di sottomissione?

Sì, ho questa impressione… di stare proprio sotto, di essere morbidamente schiacciato sul piano simbolico, schiacciato e alimentato dai suoi umori.

Come si è evoluto il tuo desiderio feticista, dopo quella prima ragazza?

A quel livello ho avuto solo incontri con prostitute. Incontri in cui ho chiesto di mettere in atto la pratica che tanto amo. Ecco, le mie esperienze sono di questo tipo più che altro. Mi è inoltre capitato di provare ad avvicinarmi alle scarpe che alcune amiche avevano lasciato incustodite vicino a me, ma niente di più.

Ma non basta un piede qualunque per attirare la tua attenzione, immagino.

No, a me interessa il piede egizio. So che esiste questo, poi il greco e il romano. L’egizio è quello con le dita a scalare – dall’alluce, che è il più grosso, via via calando. Il piede greco, invece, addirittura, mi ripugna un po’, o meglio non mi attrae – è quello con il secondo dito più lungo. E poi c’è il piede romano, in cui il secondo dito è più o meno lungo come l’alluce. Per dire, mia moglie ce l’ha del tipo romano e non è che mi intrighi granché – ma non l’ho scelta per questo.

Le hai mai confidato di queste tue passioni?

Sì, gliel’ho confidato ma, se le dicevo “stasera proviamo”, se li andava subito a lavare. Insomma, non mi dà molto gioco. Io, poi, ho anche smesso di chiedere… perché lei non era in grado di crearmi quell’imbarazzo di cui ho bisogno. Non so se mi spiego?! Se diventa un gioco, non mi interessa. Ci vuole l’imbarazzo e lei non è una che mi sottomette – è una ragazza dolcissima.

Hai detto che lei se li laverebbe. A te, dunque, i piedi non interessano se puliti, ma solo se sporchi?

No, però, se l’odore che esprimono è il sapone… Mi piace cogliere delle sfumature originali, non profumi artificiali, o il nulla completo – ho anche annusato piedi che non avevano alcun odore. E poi non è il fetore che mi interessa, la puzza estrema… Sì, mi piace anche quello, ma diciamo che preferisco se c’è semplicemente un qualche sentore. Quella è la base. E poi, legato a questo, c’è il viso della persona. Mi piace sempre avere un contatto visivo, mentre sto facendo un qualcosa di imbarazzante come sentire l’odore dei piedi.

Nel senso che ti interessa sentire su di te uno sguardo giudicante, in quei momenti?

Sì, esatto, uno sguardo giudicante che mi dica, con gli occhi, “Ma che stai facendo?! Guarda cosa fai”.

Hai mai discusso questa tua posizione con un terapeuta, o non ne hai sentito la necessità?

Mi sarebbe piaciuto, ma non la sento come una necessità.

Diciamo quindi che nel tuo intimo, a fronte dell’imbarazzo che ti serve sperimentare per eccitarti, vivi serenamente il tuo genere di interessi?

Sono sempre stato molto bene nella vita, in generale.

L’aspetto trasgressivo della tua pulsionalità è circoscritto quindi al feticismo e a questa sindrome da merlo maschio. Il tutto non contempla tua moglie. Hai menzionato la forte passione per i piedi di quel primo amore e per la fantasia di lei con altri. Però non ti è mai capitato di mettere in pratica, che so, con una qualche fidanzata?

No, no.

Immagini sempre il tuo primo amore? È solo quella ragazza, in particolare, che ti piacerebbe vedere con altri?

No, non necessariamente. Ma sarebbe troppo complicato realizzare qualcosa di simile perché, per mettere insieme tutti gli elementi affinché possa accadere, dovrebbero realizzarsi troppe congiunture positive. Poi, dovrei coltivare dei rapporti – cosa che non faccio.

Visto che le fantasie da cuckold non le hai mai concretizzate e quelle da feticista sono state comunque limitate, suppongo che la dimensione della fantasia sia molto importante e soddisfacente per te?

Sì, a livello di attività onanistica, vivo tutto molto intensamente, tanto intensamente che poi la masturbazione riesce a placare l’idea per un po’.

È interessante che non abbia mai cercato di trasporre questa tua fantasia nell’ambito reale.

Vedo molta gente pratica a incontrare, a fare. Io, però, personalmente non ne trovo molte di occasioni per creare una situazione del genere…

Le persone si potrebbero trovare forse, basterebbe un locale per scambisti. Solo che, naturalmente, bisognerebbe frequentare quel genere di posti.

Sì, beh, io non sono il tipo che frequenta ambienti di quel genere… E poi, perdonami, ma trovare un maschio di bell’aspetto è veramente una cosa difficile…

Perché questa tua fantasia si concretizzasse al massimo grado, mi stai dicendo, avresti bisogno anche di trovare un tipo di maschio che ti piacesse vedere in quella contingenza particolare?

Che mi attragga sessualmente direi e la cosa è difficilissima.

In che senso che ti attragga sessualmente? Nel senso di una pulsione omosessuale?

Sì, un uomo nei confronti del quale anche io vorrei assumere un ruolo da donna. Non mi interessa che sia un individuo indistinto. Per precisare meglio, a livello di rapporto, potrei vivere solo con una donna. Diciamo che, tra queste, una su tre mi attrae. Per quel che riguarda i maschi, invece, la proporzione sarà di uno su cinquecento. Si tratta insomma, nei confronti degli uomini, di una pulsione meramente sessuale che non sfocia in ambito affettivo. Io sono così.

Matteo Fais

Gruppo MAGOG