
“La morte non ci fu mai nemica”. Wilfred Owen, poeta di guerra
Poesia
Paola Tonussi
Brodskij. Inedito. Mi fa pensare Brodskij negli anni Novanta che compone in inglese-americano le sue traduzioni da Mandel’stam, dalla Szymborska e sparge qua e là i motti caustici degli shorts (Hail the vagina / that peopled China). Tutto rigorosamente inedito. Facciamo così. Proviamo a saggiare come suona il suo inglese tradotto in italiano. Ecco altri shorts che apparvero su Occasional Styles per Yale nel 1992. Sfogliamo i Collected poems in English...
Ostriche
Le ostriche, come le ragazze, come le perle.
Perle come il buio e l’umidità.
Con perle intorno al suo collo o tra i suoi boccoli,
La mia ragazza fa del mio mondo la mia ostrica.
*
Un san Valentino
Sei troppo giovane, e ho paura di toccarti
Ché vorrebbe dire guaio.
Allora scopriamo un’isola e costruiamoci una statua
Alla pubertà, giù al porto.
Un’isola non saprà sillabare la parola ‘figlia’,
Una parola orfana.
E tu farai, se non ti spiace, l’acqua
E io, il tuo delfino.
E tutto il giorno terremo i nostri occhi poggiati
L’uno sull’altra invece di guardare l’orizzonte col suo blu da poliziotto
Funestato da tuo padre.
*
Brodskij ha capito che a nessuno interessa leggere della sua vita, a nessuno gliene importa di leggere della vita degli altri. Tutti vogliono leggere la propria vita. Cosa che lui è riuscito a fare raccontando al momento stesso la sua e quella degli altri. Scrivere, addirittura fare poesie, è allora il racconto di una relazione? Un amore sublimato? Un uomo che si fa orso per cogliere e rapire il miele? Forse sì: è tutta una relazione tra i punti di vista che il poeta riesce a intrecciare tra il suo occhio e quello degli altri su di lui.
*
Continuiamo con compassione, lasciamo emergere la letteratura dalla vita. Del resto, a che serve spingere giù per la gola cucchiaiate di Brodskij e tutti gli altri, quando nella gola della realtà incontriamo una donna che cinguetta oppure ecco laggiù che si squarcia il velo e appare un poeta errante o la donna assalita dalle fobie del mattino o quant’altri che non sanno di essere qualcosa per noi, non sanno di essere poesia e noi entrando in loro illuminiamo la loro appartenenza alla letteratura e la loro letteratura alla vita della natura eterna e immutabile della nostra noia. Della nostra impazienza.
*
Eccovi impiattata la sua Storia del ventesimo secolo (Un roadshow) che comparve nel 1986 su Partisan Review. Sono solo estratti… per ora. Il concetto è che Brodskij si avvia a ripercorrere anno per anno il Novecento, con tocco ironico e non troppo sentimentale. Il poeta ha capito che la cronologia inganna anche se, a detta dei libri di scuola, conterebbero solo gli anni: successe questo e poi quest’altro. Come se la vita fosse una carta d’identità. Invece lui sale sulla macchina e viaggia, e cosa vede invece? Strisce fisse. Asfalto nero profondo. Così la sua e la nostra vita fatte di coincidenze, di rivelazioni.
*
Un esempio di coincidenze. La copertina del New Yorker il giorno infausto del 15 settembre 2008. La copertina mostra in blu e rosso una coppia che si bacia fuori dalla metro: una bella silhouette se pensiamo che in quel giorno la finanza distrusse il mondo e oggi ammiriamo le macerie. Coincidenze da ripensare. È tutto in regola. Non sono porcate: roadshow.
Andrea Bianchi
***
Storia del ventesimo secolo (Un roadshow)
Il sole è nella sua orbita,
eppur non si muove.
*
Prologo
Signore e signori buon giorno!
Tutti voi siete di nobile pasta,
lasciate che vi dica che siete apposto.
Il nostro spettacolo inizia senza grandi ritardi,
perciò vi informo subito
che questa è già la fine dell’opera
che è andata avanti per ottant’anni buoni.
Ha avuto i suoi booh e i suoi applausi.
Si teme che non andrà così all’infinito.
Gli uomini e le macchine dicono bugie per riposarsi o prender ruggine.
Nulla arriva così in fretta come il Passato.
Quel che vi mostreremo adesso è il cast
Di personaggi che hanno smesso di recitare.
Ognuna di queste vite è diventata un fatto
Dal quale, si presume, potete sottrarre
Ma al quale, per buona sorte, non si può aggiungere.
Le conseguenze quindi potrebbero essere cattive
Per il vostro esteriore o il vostro sangue
Perché quelle sono le cause, e voi gli effetti.
Siccome loro stanno sepolte coricate, voi siete eretti.
Cittadini! Non scordate
La storia! La Storia fa il punto
Su tasse e raffreddore,
su quel che salta fuori dal nulla.
Vi mostreremo campi di battaglia, alcove, laboratori,
navi che affondano e sommergibili in fuga,
culle, matrimoni, divorzi, pietre o sepolcri.
Gente! Il sipario sta per sollevarsi!
Quel che vi si mostrerà non sarà mica come il Paradiso.
Eppure, il Passato sa inumidire un paio di occhi,
perché i suoi prezzi erano più bassi delle nostre tariffe vendita,
perché il Passato rovinava le città: non solo le piccole celle;
ché all’orizzonte non ci sono navi inquiete
ma un vento che viene meno.
*
1900. Un anno tranquillo, lo direste.
Vero: nessuno di voi è vivo in quel momento.
Il doppio zero di 1900 segnala la vostra mancanza.
Eppure, qualcosa succede, un bel po’ di cose.
In Cina, i boxer mettono a cappotto i bianchi.
In Russia scrive A.P. Cechov.
In Italia grida a squarciagola Floria Tosca.
A Vienna Freud interpreta l’ugola del sogno.
Impressionisti dipingono, Rodin ancora batte lo scalpello.
In Africa i Boeri prendono lo scalpo ai Britannici
O vice versa (a chi gliene cala, miei cari?).
Qui viene rieletto McKinley.
Vi sono quattro grandi imperi, tre buone democrazie.
Il resto del mondo fa sport in perizoma e mocassini,
sia detto in senso figurato e letterario.
Nella little Italy apre un altro “Da Umberto”,
nell’altra Italia più grande Umberto primo viene ammazzato.
(Non tutte le minacce scritte sui muri sono ascoltate).
E a segnare la vera svolta di secolo,
muore Friedrich Nietzsche, nasce Louis Armstrong –
segno che il “Ciao Dolly” prende il posto del “Dio è morto”
di quel bislacco mangiacrauti.
Eppure, l’uomo dell’anno è un ingegnere.
John Browning il suo nome.
Gli dobbiamo più di una cosa. Quindi sentiamo i suoi
Titoli per la fama. (…)
1902. L’uomo dell’anno è Arthur Conan Doyle,
scrittore. Il soggetto della sua tecnica artistica
È un cazzuto che lavora in privato col suo assistente panciuto;
all’occasione, compare un cane.
“Immaginate” dice Conan Doyle, “il peggio: il vostro subconscio è
Tanto sbadato quanto la vostra coscienza. E voi, anima
Nobile, afferrate la vostra Luger e fate del vostro cervello
Un formaggio svizzero. Perciò fareste meglio a prender in mano
Il mio romanzo sul Mastino dei Baskerville!
Saprà ricucire le vostre cellule cerebrali dando sostanza ai vostri sogni.
Ché è una storia per ammazzare il tempo, mica il lettore”. (…)
Quanto al 1907, non siamo né qui né là. Ma Auden nasce adesso!
Questa nascita è il miglior prologo!
Però un tale Pavlov prende a interessarsi di cani.
Il suo vicino Mendeleev, barbuto
Che dà all’universo la sua tavola degli elementi, scivola nel coma.
E poi, primo spettacolo cubista mentre l’Oklahoma diventa
Il 46esimo stato dell’Unione. Da un’altra parte la Nuova Zelanda
Cerca di sfuggire all’Union Jack. Mentre Lumiere
Sviluppa le immagini a colori
(e dobbiamo tutto a lui!).
Il Papa lancia il suo sguardo fioco sul modernismo come uno Jago geloso.
Chicago batte 4-0 Detroit e vince le World Series,
la sua sete di gloria mundi è placata.
A Swinemuende Nicola secondo s’incontra col Kaiser per una tazza di tè.
Anche questa storia, come Kalamazoo sperso in Michigan, non si capisce dove si svolga.
E Karl Hegenbeck apre il suo zoo senza gabbie dove trichechi nuotano,
i leoni si rilassano e gli uccelli svolazzano: anche agli animali tocca mentire.
L’uomo dell’anno, non ci crederete,
è Iosif Stalin, allora solo un ladro.
È giovane, ventott’anni;
ma la Storia è qui e lui non sa aspettare.
“La mia gioventù era disastrata, vissi nel fango.
Me la presi con le banche perché mi mancava il babbo.
Così per aiutare il Partito, in un solo giorno presi quattrocentomila rubli.
Fin qui, fu il più gran colpo
Nella storia russa dopo Cristo.
Quindi datemi del malvagio, alcuni mi dicono zelante;
quanto a me, mi piacciono le cifre grosse con una caterva di zeri”. (…)
1912. Anche il capitano Scott
raggiunge il Polo Sud. Sennonché
vi arriva dopo Amundsen. Fissa il ghiaccio,
pensa alla sua famiglia, prega e muore.
E il ghiaccio non si ferma qui.
S.S. Titanic colpisce l’iceberg e cola giù. Per i Lloyd a Londra
La campana suona a morto. Cinquecento anime, forse di più,
sono perdute. Perciò volgiamoci alla Romania, dove è nato Eugene Ionesco
e poi magari alla Turchia e ai suoi vicini Balcani: tutti si sentono
pronti a toccare arma; pensandoci sopra, però, abbandonano
l’idea. Pace ovunque. Adesso a Londra vi sono cinquecento sale spettacolo
che rendono le babysitter una questione sociale. (…)
Iosif Brodskij