Secondo il mito Clizia è una ninfa che si innamora del Sole, tanto che “il suo amore per il Sole era sfrenato”. La passione verso l’entità irraggiungibile strugge Clizia finché la ninfa, come narra Ovidio nelle “Metamorfosi”, si trasforma in girasole, il fiore che si muove guardando l’astro che nessun occhio umano può vincere né sostenere. “Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore”. Clizia, figura terrena dell’amore solare, sfrontato e immutato, viene ripresa da Eugenio Montale, in una delle sue liriche più belle, “La primavera hitleriana”: “Guarda ancora/ in alto, Clizia, è la tua sorte, tu/ che il non mutato amor mutata serbi”. Questa è la ragione del titolo che abbiamo assegnato a questa rubrica, ‘Clizia’: la bellezza in ogni sua variante, la solarità di un viso, ci portano al concetto di un amore immutabile, che non cambia mentre ogni forma, preda del divenire, morsa dal tempo, inevitabilmente muta. L’amore che non muta è ciò che permette all’uomo, tramite la visione di una forma vana, di vincere la morte.
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Quando arriva, la bellezza è un assalto, alle spalle – non puoi arretrare, non hai scampo, non puoi difenderti con un volgare gioco di aggettivi o con le manette della filosofia. La bellezza va accettata, va subita. Maddalena è di Rimini, “ma ho entrambi i genitori pugliesi”, e sarebbe troppo semplice relegarla in una didascalia, ‘bella’. La bellezza è un assalto, la bellezza è ardua, non è facile, e la natura di Maddalena è sdoppiata. Da una parte c’è il sole, la grammatica della luce: Maddalena ama il Sud, per luminosità d’affetti (“Amo il sud Italia e sono, inoltre, follemente innamorata delle persone che la popolano: persone con un cuore immenso”) e per drittura morale (ci dice che apprezza “i valori morali della gente, che col passare del tempo, stanno letteralmente svanendo. Per me invece, rappresentano una forza. Una delle poche sicurezze di questa vita. Principalmente, il valore a cui mi riferisco, è la famiglia. Dico questo, perché avverto sempre di più la profonda assenza di questo elemento fondamentale nelle persone. Non percepisco più il senso di Famiglia nelle parole della gente. Ora siamo tutti un po’ più presi da altro”). Maddalena ama la Spagna, quell’altro trapezio di Sud, quasi un cuore, che trasuda “sole, felicità e tanta energia positiva”. D’altra parte, però, Maddalena, iscritta alla facoltà di Sociologia, è affascinata dai recessi della mente, dai lati oscuri dell’uomo. “Il mio obiettivo reale, appunto, è quello di prendere, successivamente, la magistrale in Tecniche d’investigazione e scienze criminologiche. Impazzisco per tutto ciò che riguarda la mente, la parte criminale dell’essere umano”. In questa polarità tra sole e tenebra, tra carezza e assalto è la bellezza. Quando, nel 1910, la poetessa russa Anna Achmatova, di sublime eleganza, arrivò a Parigi, fece innamorare i pittori. In particolare, Amedeo Modigliani decise, per quel tratto di giorni, di farne la sua inarrivabile e inesplicata musa. “Non sono né terribile né semplice io”: così il poeta Aleksandr Blok faceva parlare Anna Achmatova. Poetessa d’inarrivabile altezza lirica, con un senso tragico nel sangue – la sua famiglia fu spezzata dalla Rivoluzione: il primo marito, il poeta Nikolaj Gumilëv, anticomunista, fu fucilato; il figlio, Lev, fu imprigionato ingiustamente e spedito per 14 anni nei campi di lavoro, sotto Stalin, salvo grazie agli auspici e gli aiuti della madre – la Achmatova, con bronzea ostinazione, scrisse dell’amore oltre ogni accanimento della Storia, scrisse dell’enigma umano.
C’è nel contatto umano un limite fatale,
non lo varca né amore né passione,
pur se in muto spavento si fondono le labbra
e il cuore si lacera nell’amare.
Perfino l’amicizia è impotente,
e anni di alta, fiammeggiante gioia,
quando libera è l’anima ed estranea
allo struggersi lento del piacere.
Chi cerca di raggiungerlo è folle,
se lo tocca soffre una sorda pena…
ora sai perché il mio cuore
non batte sotto la tua mano.
Maddalena, che ha occhi capaci di definire il nostro futuro, rimanda la sua ambiguità agli astri, “sono del segno zodiacale dei Pesci. Dicono sia uno dei segni più misteriosi dello zodiaco”. Forse ha ragione. Di fronte all’inspiegabile è lecito alzare gli occhi verso le stelle. La poetessa ci dice che entrare oltre il recinto di un’anima può portarci alla follia: ma non è per questo che si vive?
*Le fotografie sono di Antonio Tonti
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