Oggi, al tempo dei social e del villaggio ultra globale, la fatidica frase di Brecht, “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, va modificata con l’aggiunta di una maiuscola: “Sventurata la Terra che ha bisogno di eroi”. Terra intesa come il nostro pianeta.
Così, se la cronaca, quasi ogni giorno, può raccontarci che in Italia una famiglia viene sterminata da uno spacciatore marocchino ubriaco e drogato che scappava da altri incidenti provocati poco prima e che in Europa o da qualche altra parte a caso in Occidente si possa morire più o meno nello stesso modo assurdo e che nel resto del mondo possa andare anche peggio, be’ è evidente che certi video su Instagram o su Facebook vadano per la maggiore.
Negli ultimi giorni c’è questo che racchiude un po’ tutto e difatti conta oltre 360mila visualizzazioni.
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La telecamera di servizio inquadra un bancone e una fila di quattro persone, tutti uomini adulti. Potremmo essere in Russia o giù di lì. Di schiena c’è la cassiera e sulla sinistra quattro vetrinette frigo. A un certo punto l’ultimo della fila se la prende con quello davanti a lui, che pare ubriaco e barcolla già di suo.
D’un tratto prende la testa dell’ubriaco e inizia a sbatterla contro la vetrinetta a tutta forza… tre, quattro, cinque, sei volte, sempre con un po’ di rincorsa e senza pietà. L’ubriaco non riesce nemmeno a reagire e la vetrinetta traballa sotto i colpi della sua faccia sbattuta a ripetizione.
Il terzultimo della fila, pigramente, alza un braccio verso il picchiatore. È solo un cenno simbolico. Come a dire di smettere ma senza la volontà di interrompere il massacro.
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Intanto la cassiera, magra e piccola d’altezza, esce dal bancone e si avvicina ai due. Punta il picchiatore e parte con due cazzotti nel viso e un calcio verso le palle. Il tipo, il picchiatore, resta un attimo interdetto, le dice qualcosa, mentre gli altri due in fila e il picchiato guardano la scena senza far nulla, nell’ineluttabile attesa di vedere cosa succede.
Lui dice ancora qualcosa e lei parte con un destro dritto in faccia che lo stende. Un fulmine. Lui per terra. E lei, come se niente fosse, come se avesse appena finito di ricaricare di bevande uno di quei frigo, torna dietro il bancone e incassa i soldi del primo.
Poi, con calma, arriva la stretta di mano dell’ubriaco picchiato, che con una certa fatica gliel’allunga e che lei ricambia non prima di aver dato il resto al secondo.
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Certo, potrebbe essere che la nostra esile eroina sia intervenuta per salvare la vetrinetta, però va bene uguale perché è il risultato che conta. E oggi, al tempo dei social e del villaggio ultra globale e della sventurata Terra che ha un disperato bisogno di eroi, abbiamo un altrettanto disperato bisogno di rassicurazioni, di giustizia e sì, anche di un banale lieto fine.
Michele Mengoli