16 Settembre 2019

Il romanzo scandaloso (per davvero) “che ha fatto arrossire la signora De Gaulle”. Si intitola “Il riposo del guerriero” ed è, ovviamente, introvabile. Lo ripubblichiamo?

Sembra impossibile, ma è esistito un tempo felice in cui venivano pubblicati romanzi che facevano scandalo. Oggi, inebetiti da una, presunta, libertà totale, autori, editori e lettori fanno a gara a chi è più, fintamente, disinibito e così nessuno si scandalizza più di niente. Il risultato e che vengono pubblicati solo romanzi che annoiano a morte prima ancora di essere letti.

Invece “Il riposo del guerriero” quando uscì in Francia nel 1958 fu un autentico romanzo-scandalo, tanto è vero che qualche anno più tardi l’edizione italiana della vecchia Longanesi aveva una meravigliosa fascetta pubblicitaria che lo presentava come “Il romanzo che ha fatto arrossire la signora De Gaulle”. Lo aveva scritto Christiane Rochefort (1917-1998), autrice di racconti, romanzi, saggi e per molti anni addetto stampa del Festival di Cannes.

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Coraggioso e anticonformista, il libro è la storia del rapporto di amore e sesso tra due giovani. Lei è Genevieve, una studentessa di buona famiglia, indirizzata lungo i binari di una tranquilla vita borghese fatta di studi all’università e di un fidanzato storico; lui è Renaud, un alcolizzato anarcoide senza più speranze in procinto di suicidarsi. Salvato per caso dalla ragazza in una stanza d’albergo in una città di provincia, Renaud la segue a Parigi e inizia a vivere con lei, dedicandosi solo al sesso, a trangugiare alcol in dosi industriali e a leggere romanzi polizieschi. Genevieve con lui scopre l’eros, quello vero, e si abbandona senza remore alle sue voglie e fantasie in un rapporto esclusivo al limite del masochismo che la porta oltre i limiti della sopportabilità e finisce per minarne la salute fisica.

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Dunque, un romanzo erotico, ma non solo. C’è molto di più. In realtà il sesso e l’alcol per il “guerriero” protagonista sono un tentativo di sfuggire all’assurdità della vita e del mondo, del tutto insopportabili per lui. Quindi anche, e soprattutto, un romanzo di guerra. Quella di Renaud contro il male di vivere e quella di Genevieve per salvarlo e strapparlo dai suoi incubi e da una folle corsa verso l’autodistruzione. Un rapporto assoluto, totalizzante e disperato che fa breccia nella corazza di scetticismo del ragazzo fino a fargli dire parole, ispirate a Nietzsche e al suo “Così parlò Zarathustra”, che spiegano il titolo, ma ancora di più danno il senso vero del libro: “Io sono stanco. Fammi riposare. Tu sei il riposo del guerriero… Aiutami a vivere. Costringimi a vivere”.

E poi c’è anche la guerra che si combatte tra i due protagonisti e qui la Rochefort, da vera antesignana del femminismo che sarebbe esploso qualche anno più tardi e di cui fu una sostenitrice appassionata, finisce per presentare la ragazza, che a lungo durante il romanzo appare nelle vesti di una vittima, come la vera vincitrice, come la figura più forte e vincente, pronta a proseguire nella lotta della vita da sola, forte delle esperienze vissute.

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Dal libro nel 1962 Roger Vadim trasse un film, bruttino, interpretato da Brigitte Bardot, bellissima, che passò nelle sale cinematografiche senza lasciare traccia, a differenza del romanzo, che, riletto oggi a tanti anni di distanza non scandalizza più nessuno ma resta di notevole impatto. Sempre ammesso che ne abbiate una vecchia copia in casa perché, a quanto mi risulta, non è stato più ristampato e risulta introvabile nelle librerie.

Silvano Calzini

*In copertina: Brigitte Bardot e Robert Hossein in “Il riposto del guerriero”, film di Roger Vadim del 1962, tratto dal romanzo omonimo di Christiane Rochefort

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