Facce da Nobel. Dal “contadino” William Faulkner alla “foglia al vento” Grazia Deledda: il catalogo è questo!
Letterature
Luigi Mascheroni
Oggi lasciamo la politica a marcire nei palazzi, a torchiare il nulla. Oggi parliamo di calcio. Parto da lontano, però, dall’area di rigore di un’amicizia. Un’amica mi scrive, stamattina, da Milano. Sconvolta. Ha scoperto – meglio tardi che… – Iosif Brodskij, il grande poeta russo. Trent’anni fa, dal podio svedese del Premio Nobel per la letteratura – ora ridotto a flebili palpate su culetti regali – Brodskij dice: “l’estetica è la madre dell’etica: quanto più ricca è l’esperienza estetica di un individuo, quanto più sicuro è il suo gusto, tanto più netta sarà la sua scelta morale e tanto più libero – anche se non necessariamente più felice – sarà lui stesso”. Sintesi bruta: senza il bello non si concepisce il bene; il ‘bel gesto’ è prioritario rispetto all’utile.
Torno dalla lirica al mondo brutale. Un amico mi segnala il sito della Gazzetta dello Sport. Il giornalista della ‘Gazza’ rilancia, parole sue, “la straordinaria lettera aperta del presidente del Rimini F.C.”. La storia è anomala in questo Paese di faine e di galline, di galletti e di schiamazzi. Giorgio Grassi rileva la società di calcio, dal passato nobile – poco più di dieci anni fa giocava contro la Juventus in Serie B – nel momento più difficile della sua storia. Si parte dall’Eccellenza. In un paio di stagioni, il Rimini vince il vincibile. Quest’anno, il capolavoro: promozione in Serie C. Agognato ritorno tra i professionisti. Poi. Sabato scorso un po’ tutti abbiamo sognato che una macchia rosso sangue lordasse la candida casacca del Real. Invece. Il Real Madrid blinda in teca 13 Coppe dei Campioni, per grazia di Loris Karius, il numero uno dei Reds, che ha fatto la figura del numero zero. Di fronte a Karius le eccitazioni sono state, sinuosamente, due: odi sperticate del gentil sesso, improperi a go-go da parte dei tifosi. Dalle stelle della finale della Champions alle stalle del ludibrio pubblico. Lo sport è così, è la vita liofilizzata in un istante, in 90 minuti. A quel punto. Grassi piglia la penna e scrive una lettera aperta al calcio, indirizzata a Karius (che leggete per intero qui). “Il prossimo 22 giugno Loris Karius, portiere del Liverpool protagonista della serataccia nella finale di Champions League, compirà 25 anni. Mi piacerebbe ospitare il portiere tedesco per qualche giorno a Rimini, terra dell’accoglienza e da sempre frequentata dai suoi connazionali”. La lettera contiene una ‘modesta proposta’, immediatamente rilanciata dai media di mezzo mondo: Grassi allunga al tedesco “un anno di contratto con il Rimini F.C., il luogo ideale dove ritrovare serenità, autostima e forza per rincorrere il suo sogno”. Ma non è questo il punto. Il punto è questo: “Sarei felice di incontrarlo a Rimini per ricordargli come ci voglia solo coraggio, o forse buon senso, per capire che le lezioni migliori sono di solito le più dure, quelle più difficili da sostenere. Ci siamo passati tutti, purtroppo per lui sotto gli occhi di milioni di persone. Perché in fondo l’unico vero fallimento è, in realtà, nel permettere alla sconfitta di avere la meglio su di noi. Vorrei dire queste parole a Loris perché possano aiutarlo nel diventare l’ennesimo esempio di chi nel calcio, come nella vita, cade e si rialza”.
Tipo strano, alieno all’ovvio, Giorgio Grassi. Lo conosco. Fabbrica palloncini. Cioè, sogni con l’aria dentro. Magro, elegante, non alza mai la voce. Pensa che per lavorare bene sia necessario essere felici, per lo meno sereni. Non ha il cellulare, ma ha due capre nel piccolo giardino antistante la sua azienda. Quando ha preso la squadra del Rimini, è partito promuovendo un logo, “Un altro calcio è possibile”. Un calcio dove il valore cavalleresco, l’impeto etico, abbiano la meglio sulla scaltrezza e la mera ambizione. Insomma. Una rivoluzione. Sostituire il primo concetto che viene in mente pensando al calcio (vince chi è più furbo), con un altro: è il coraggio di scegliere il bene la vera vittoria.
Appendice. I media s’infiammano – una squadra di Serie C che fa la proposta a un portiere da Champions – ma Grassi non si scalda. A chi lo interpella dice la stessa cosa. “I soldi non contano, i soldi sono l’ultimo dei problemi, conta l’uomo. Vorrei incontrare Karius come un padre, per dirgli, anzi tutto, di non abbattersi, di non mollare”. I soldi non contano. Un altro calcio è possibile – e dio solo sa quanto ne avremmo bisogno. Così mi torna in trachea Josif Brodkij. Il bello è meglio dell’utile. Il bel gesto è più importante della piramide di euro; l’estetica abbaglia, vince. (d.b.)