24 Aprile 2018

Il naso carbonizzato di Bismarck, ovvero, Rimbaud contro i politici (un testo inedito)

L’anno è quello che precede l’esplosione. 1870. Non ancora un ragazzo. Tra i 15 e i 16 anni. “Il 1870: il vero risveglio del suo genio poetico”. Arthur Rimbaud. L’angelo lirico. L’icona della poesia come sfregio e gratuità. La poesia come salto e come scelta, davanti a cui ogni ‘risultato’ editoriale, ogni ‘successo’ è nulla di fronte all’impagabile e all’inappagato. Quell’anno. 1870. “In soli dodici mesi nacquero le ventidue composizione della raccolta Demeny” (Gian Piero Bona, nell’edizione Einaudi delle Opere). Il poeta Arthur Rimbaud nasce quell’anno. E quell’anno esplode. Cominciano le reiterate fughe dal grigiume provinciale verso Parigi – dove il divo Arthur, letteralmente, piscerà in testa ai tromboni della lirica d’allora e si tromberà Verlaine. “La signora Rimbaud, avvertita della fuga del figlio, lo fece ritornare a casa. Il ragazzo poté così assistere ai bombardamenti delle artiglierie su Mézières e Charleville”. 1870. Guerra franco-prussiana. Il poeta vede il suo paese natio, nella tediosa provincia, bombardato. In questo contesto va letto un documento speciale. oligodS’intitola Le Rêve de Bismarck, ed è un racconto antiprussiano che Rimbaud, sotto lo pseudonimo di Jean Baudry – così si chiama l’eroe della commedia eponima di Auguste Vacquerie, in scena dal 1863 – pubblica su “Le Progrès des Ardennes”, rivista fondata l’8 novembre di quell’anno dal fotografo Émile Jacoby e durata meno di un anno. Il testo è importante perché: a) dimostra il precoce desiderio ‘giornalistico’ di cartografare i tempi da parte di Rimbaud; b) ci mostra la verve satirico-politica e fisiologico-elzevirista del poeta (insistere sul naso, che fu di Gogol’ e sarà di Pirandello, di chi fiuta ‘il colpaccio’ e viene colpito, è florido esempio della ‘nasità’ nella letteratura europea); c) è una delle tante ‘cariche’ che preludono all’esplosione deflagrante di Rimbaud (sei mesi dopo, nel 1871, all’amico Paul Demeny, Rimbaud invia la cosiddetta ‘Lettera del veggente’, trattato di poetica radicale, dove la poesia è intesa come esperienza di sgretolamento-sregolatezza dei sensi). Il testo che sfotte “la misera testa” del politico più raffinato dell’Ottocento, Otto von Bismarck, è stato presentato in pompa nell’aprile del 2008, in Francia, riconosciuto come un autografo di Rimbaud, e poi accolto, l’anno dopo, da André Guyaux nelle Œuvres complètes edite nella ‘Pléiade’ Gallimard. Ora Davide Bregola, scrittore eccellente e lunare, recupera il testo, assolato inedito in Italia, come Il sogno di Bismarck, pubblicandolo insieme alla prosa Il sole era ancora caldo, “da anni fuori catalogo da tutti gli editori nazionali”, per Oligo editore in un libro delizioso dal titolo complessivo, I sogni di Arthur (pp.34, euro 9,50; www.oligoeditore.it). Il testo è spassoso, dacché mette in scena il fatidico Primo ministro di Prussia in un momento di quiete (“È sera. Sotto la sua tenda, piena di silenzio e di sogno, Bismarck, un dito sulla carta della Francia, medita; dalla sua immensa pipa si innalza un filo blu”), mentre pensa di conquistare oniricamente l’agognata Francia (“Bismarck medita. Il suo piccolo indice adunco cammina, sulla pergamena, dal Reno alla Mosella, dalla Mosella alla Senna; con l’unghia ha rigato impercettibilmente la carta intorno a Strasburgo; passa oltre”). Perso nelle sue visioni, il capo politico s’annebbia, comincia a ronfare, crolla: “Abbandonando la misera testa, il naso, il naso di Otto von Bismarck, è affondato nel fornello ardente!”. Esito spassoso: il titanico Bismarck si ritrova con un naso abbrustolito, di cui vergognarsi (“Nascondete, nascondete il naso! Ebbene, mio caro, quando per dividere i crauti reali, rientrerete a palazzo […[ con dei crimini da… signora […] nella storia, porterete in eterno questo naso carbonizzato tra gli occhi stupidi!”). Formidabile. La verve rimbaudiana, ora, assume un carattere imprevisto, devoto al sarcasmo.

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