Le cose più vergognose, si sa, accadono sotto la didascalia ‘cultura’. D’altronde, cosa ce ne frega della cultura, c’è sempre altro di cui parlare, di più importante. Per me. No. Non c’è altro di cui parlare. Mi scusino i propagatori del nulla, i facinorosi delle buone intenzioni, i beoti del carrierismo e dell’imprenditorialità politica.
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Insomma, ho sotto gli occhi un esempio di stalinismo culturale in ragù italiano. I meccanismi sono i consueti: sorrisi serpentini, frasi sibilline, appalti con coercizione, obblighi, la burocrazia che si mette a fare arte, a discettare di libri.
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Novafeltria è un nobile Comune romagnolo, in Valmarecchia, lungo la strada che unisce la Romagna alla Toscana, che sdilinquì pittori, poeti, frati. Il Comune di Novafeltria mette al bando, attraverso un “Avviso di indagine di mercato” (Prot.n. 1885/2019), “il servizio di organizzazione e gestione di incontri pubblici per la presentazione di libri con importanti esponenti della letteratura e della saggistica a livello nazionale, finalizzati alla promozione della lettura, da svolgersi entro il corrente anno 2019”. Lasciando perdere il linguaggio, che pare mimare un film di Alberto Sordi (che cavolo vuol dire importanti esponenti della letteratura e della saggistica a livello nazionale, chi ne decreta l’importanza?) e le gramsciane intenzioni (siamo ancora alla promozione della lettura?, roba da turarsi il naso: la lettura è rivolta e gioia, radiosa radicalità e godimento, “promossi” o meno, semmai, saranno gli studenti delle scuole inferiori). Insomma, il Comune di Novafeltria vuole organizzare un ciclo di presentazioni di libri. Evviva.
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Lasciamo perdere anche i soldi, perché di cultura non si mangia, i libri non danno il pane e il Comune della Valmarecchia lo dimostra. L’appalto prevede che paghi tutto tu (“L’Appaltatore dovrà provvedere a tutto quanto necessario per lo svolgimento degli incontri, accollandosi tutte le relative spese – con esclusione di quelle relative alla pubblicità dell’evento – e dovrà tra l’altro garantire, per ogni incontro, la presenza dell’autore/autrice e di altro soggetto, avente professionalità ed esperienza nel settore, in qualità di ‘coordinatore’ dell’incontro”), il Comune ti obbliga a organizzare 4 incontri per “euro 2.000 Iva esclusa”. Se pensi che devi pagare – almeno – viaggio, pernottamento e cena (li vuoi far mangiare gli ospiti…); se pensi che un minimo di ‘gettone’ lo devi gettare, beh, che cavolo ci fai con 2mila euro, cioè con 500 euro (senza Iva) a incontro, chi inviti?
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Ecco, qui veniamo al punto dolente, alla finestra stalinista sul mondo turbocapitalista. Gli ospiti da invitare li sceglie il Comune. A questo punto, m’incazzo. Dunque. Ricapitoliamo. Il Comune mette a bando 2mila euro per organizzare un ciclo di 4 incontri con scrittori o intellettuali. E gli scrittori o intellettuali eminenti li sceglie il Comune. Forse il minchione sono io. Leggo.
“Gli incontri programmati sono complessivamente n. 4 (dei quali almeno n. 3 da svolgere entro il 28/06/2019), da scegliere tra i seguenti autori/autrici: Marco Missiroli; Francesco Piccolo; Marco Balzano; Cristian Frascella; Paolo Giordano; Antonio Pennacchi; Francesca Diotallevi; Nicolai Lilin; Maurizio De Giovanni; Michela Marzano; Massimo Recalcati; Gianrico Carofiglio; Antonio Manzini; Rosella Postorino; Teresa Ciabatti; Tiziano Scarpa; Ermanno Cavazzoni; Carlo Rovelli, Simona Vinci, Diego De Silva, Roberto Mercadini”.
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Pensate se la stessa cosa accadesse in tivù. Scopriamo, chessò, che per fare una trasmissione su Rete 4 bisogna invitare forzatamente uno tra Salvini, Meloni, Di Maio. Gli altri no. Scatta il caos, con i politici in piazza a lottare per la libertà di opinione, contro la censura. Ecco. Nell’ambito culturale frega nulla a nessuno. Ma io mi incazzo.
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Analisi degli autori. Marco Missiroli, Francesco Piccolo, Marco Balzano, Christian Frascella (si scrive così), Paolo Giordano, Nicolai Lilin, Maurizio De Giovanni, Michela Marzano, Massimo Recalcati, Gianrico Carofiglio, Tiziano Scarpa, Simona Vinci, Diego De Silva hanno pubblicato i loro ultimi libri per Einaudi. Gli altri, per editori in ordine sparso: Ermanno Cavazzoni (La Nave di Teseo), Carlo Rovelli (Corriere della Sera, Adelphi), Antonio Pennacchi (Mondadori), Antonio Manzini (Sellerio), Rosella Postorino (Feltrinelli), Teresa Ciabatti (Solferino), Francesca Diotallevi (Neri Pozza), Roberto Mercadini (Rizzoli).
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Le mie domande sono tante. La prima è questa. Perché questi autori e non altri? La seconda è questa: chi ha, all’interno del Comune di Novafeltria, l’autorità e l’autorevolezza per scegliere che cosa i cittadini di Novafeltria – e di altri Comuni eventuali e limitrofi – devono o dovrebbero leggere? La terza è questa (la ribadisco): con quali criteri sono stati scelti questi autori e non altri?
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Il problema, in effetti, è davvero di libertà – e la lettura, la letteratura è l’ultimo ambito di libertà che ci rimane da difendere a morsi. Insomma, non voglio fare l’apologia dei piccoli contro i grandi, ma un mero ragionamento di buon senso. Se al posto di Marco Missiroli volessi invitare Valerio Magrelli (entrambi editi da Einaudi, ma il secondo di gran lunga più affascinante del primo)? Se al posto di Michela Marzano e di Massimo Recalcati volessi invitare Franco Rella, intellettuale di pregio, con una bibliografia lunga così, autore per Jaca Book di un libro scintillante appena uscito? Se al posto di Manzini e di Carofiglio volessi invitare Roberto Pazzi o Ferruccio Parazzoli, scrittori di ben altro calibro (ultimi romanzi usciti per Bompiani)? Non posso. E se preferissi invitare Daniele Mencarelli e Alessandro Rivali (entrambi Mondadori), Pier Paolo Giannubilo (Rizzoli), Massimiliano Parente (La Nave di Teseo), Filippo Tuena (Il Saggiatore)? Non posso. Perché a Novafeltria alcuni libri possono fare ingresso e proporsi al pubblico e altri no, che schifo.
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Specifico: non è neanche una questione di ‘fama’. Perché Francesca Diotallevi al posto di Stenio Solinas (condividono l’editore), ad esempio? Perché Christian Frascella e non Christian Raimo? Perché Marco Balzano e non Giuseppe Conte o Luca Doninelli? La questione, probabilmente, è politica, la cultura come volano politico.
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Ma quale papabile organizzatore culturale vorrebbe partecipare a un appalto dove tutto è già organizzato, dove gli autori della rassegna che dovresti curare sono stati scelti da altri?
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Aggiungo altre domande (da cui attendo risposte chiare). Gli autori citati sono consapevoli di essere stati scelti ‘a forza’ dal Comune a discapito di altri? E gli editori? E poi: questo è forse un ‘sistema’ ad ampia diffusione, funziona così anche in altri Comuni (il Comune decide a tavolino chi invitare a presentare i libri e chi no)? Da quando il ‘pubblico’ si pone dei problemi riguardo alle scelte ‘private’ di lettura dei cittadini? Forse il medesimo ‘sistema’ inquina anche il sistema scolastico italiano, per cui vengono promossi soltanto alcuni libri agli studenti e gli altri, tacitamente, vanno all’oblio?
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Avete visto come si fa a vincere il Premio Strega, a vendere tanto in libreria, a fare fama: alcuni scrittori sono imposti per coercizione comunale nelle rassegne librarie. Altri no. (d.b.)