12 Marzo 2019

I poeti di oggi? Dialogano tra sordi, felici & contenti, sempre più furbi e più intelligenti (cioè, fondamentalmente stupidi)

I più sordi nei confronti della complessità, delle dinamiche e dei movimenti ritmico-musicali del testo sembrano essere proprio i poeti di queste ultime generazioni, almeno in Italia. Il testo non lo ascoltano: lo scrivono, lo rappresentano come fanno i pittori della domenica quando si cimentano nella produzione di cartoline stereotipate e molto amate da lettori altrettanto sordi.

In effetti, a quanto pare, un dialogo tra sordi può funzionare benissimo, senza alcun intoppo, senza alcuna tensione o scontro. Perfetto. E guai a fare rumore: potrebbe disturbare, soprattutto il rumore infinito e torrenziale della parola, per non parlare di quello che si svolge, come ascolto critico, intorno alla parola. Niente: silenzio completo. Ma un silenzio che non serve ad ascoltare: no, serve a pacificare e a parificare tutto. Così tutti si divertono e hanno il loro angolino di sordità dove vengono ascoltati da altri sordi, entrambi furbissimi e, quindi, fondamentalmente stupidi.

Mai stupiti: stupidi. Perché la stupidità sembra essere la prerogativa principale dell’intelligenza lasciata a metà strada, nella sua medietà e mediocrità da alfabetizzazione democratica anche medio alta. Insomma, non sono mai veramente ignoranti ma sempre invischiati in questa rete per uccellini dell’intelligenza discreta e calcolata, che si ferma a metà del suo sviluppo, vale a dire a molti passi dalla saggezza e a miglia dalla santissima ignoranza. Quella ignoranza che, appunto, sa ascoltare ogni tremore della parola, ogni virgola e ogni spazio bianco, capace di allucinare ogni lettera dell’alfabeto scoprendovi mondi infiniti – non capendoci niente, finalmente, ma sentendo tutto, ascoltando tutto.

Del resto, chi dona la propria discreta e mediocre intelligenza, chi lancia al lettore le sue rappresentazioni, non vuole ascoltare ma solamente imporsi e, quel che è peggio, essere compreso. Chi invece dona il proprio ascolto se ne frega dell’essere compreso – roba da psicologia della mutua o da messaggini tra adolescenti già putrescenti di vecchiaia mai vissuta – e desidera solamente ascoltare nell’orecchio dell’altro la sproporzione di ogni intelligenza, di ogni giudizio, di ogni rifiuto. Chi sa comprendere può comprendere tutto – ma il tutto non è mai abbastanza per chi è nell’ascolto. Gli altri sono convinti invece che possa bastare: si bastano. Per favore, basta!

Andrea Ponso

*L’ultimo libro di Andrea Ponso, scrittore, poeta, biblista, è la traduzione del “Cantico dei Cantici”, con molte di materiali e commenti, per il Saggiatore

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