La lezione animale. I bestiari di Gianna Manzini e Piero Polito
Letterature
Blu Temperini
Non passa giorno che lo smartphone non mi proponga delle notizie flash che sa essere di mio gusto. Un mesetto fa mi raccontava di Greene critico di film negli anni Trenta. Questo pomeriggio tocca sorbire invece, ma fortunatamente insieme alla birra, la notizia scandalosa che Greene spiava anche a 70 anni quando viaggiava in Spagna per scrivere Monsignor Chisciotte. Vediamo di capire. Se uno più uno fa due, il mio smartphone mi spia. Può darsi. A livello becero è così, ma siccome spiare è attendere, come dice il motto di famiglia, non sarei precipitoso. Può darsi che Samsung mandi in giro i miei gusti letterari; ma di qui a parlare di spionaggio, ne corre.
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Questo per dire che chiaramente Greene anche a 70 anni era operativo. In particolare la vicenda spagnola lo mobilitava visceralmente: fine del franchismo, operazioni ETA e chi più ne ha più ne metta. Aggiungere del piccante in salsa comunista ed è un ottimo guazzetto per Greene. Certo, il suolo catto-ispanico lo eccitava alla morte. Con questi bagagli Greene andò in Spagna. Ne venne fuori un libro che fu pubblicato come saggio, per i primi tre capitoli, su una rivista cattolica. Solo anni dopo uscì il libro, era il 1982. I maestri di spionaggio, gli spymasters, suggeriscono di leggerlo come prima cosa nella sua bibliografia.
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Quanto alle notizie recenti, messe in giro dal solito accademico in cerca di prebende che dice attenzione, guardate che oltre a scrivere stava spiando, si spulciano in rete oppure con un profilo farlocco direttamente qui su Times che altrimenti chiede l’abbonamento (qui e qui). Vorrei solo notare che la notizia su cui fa perno la ricostruzione è su legno marcio. Maurice Oldfield sarebbe stato il “direttore dello spionaggio estero” e amico di Greene. Certamente erano amici per operazioni risalenti (l’unica effettiva di Greene era africana, 1940) ma il capo all’epoca del viaggio spagnolo non era Oldfield. I capi indicati in chiaro delle agenzie sono dei sottoposti.
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L’altra notizia su Greene è più divertente. Esiste un tomo che riunisce i suoi articoli di cinema degli anni Trenta; un po’ come leggere Gramsci critico teatrale, è una scoperta inattesa. Greene, si legge in un pezzo di fine aprile, ha accumulato centinaia di recensioni inizialmente per portare a casa il pane ma la cosa lo ha poi rivelato per quello che era: un talentuoso. In effetti leggere Greene che parla di Sabotage di Hitchcock (1936) è un potente stimolante: “A volte ho dubitato del talento di Mr Hitchcock. Come regista ha sempre saputo collocare la telecamera (c’è solo un posto giusto in qualsiasi scena), è stato inventivo in modo piacevole col sonoro ma come produttore di testi composti da lui stesso è stato orribilmente superficiale. Si è preoccupato più della situazione melodrammatica, una cosa ingegnosa, che non della costruzione e della continuità della storia. In Sabotage per la prima volta ha fatto centro”.
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A questo punto mi domando perché non sia disponibile in italiano nulla della sua vita come cinefilo. Sfoglio le vecchie edizioni del NY Times e trovo perle splendenti: “Sono passati molti anni da quando Chaplin ci ha insegnato che l’uomo che cade dalle scale deve farsi male per ricavare la risata. Che il cameriere deve rompere il piatto per rischiare il licenziamento. La natura umana dipende dall’umiliazione: dolore ignobile e grottesco”. Oppure una gemma di Greene che vorrebbe iniziare le riprese del Mastino dei Baskerville in questo modo: “Ci sia presentata una serie di primi piani come fossimo al posto del povero Dr Watson. Tutti materiali per la deduzione. Segno di denti sul bastone da passeggio. Fango su un paio di stivali. L’unghia macchiata sarà il personaggio principale nel nostro film su Sherlock Holmes”.
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Insomma, c’è da divertirsi. Peccato che agli amici inglesi invece occorrano ancora e sempre i pettegolezzi, magari dalla viva voce di un professore spagnolo, che dicano a ogni pie’ sospinto ma era una spia! E chi non lo è? Verrebbe da dire… stava semplicemente gathering intelligences, raccogliendo pezzi interessanti. Ma si sa, su certe cose gli inglesi so’ de coccio. In UK la signora sa che il marito era membro dello spionaggio in via ufficiale solo al momento della dipartita del caro estinto. In Italia l’analoga signora lo sa sempre, si può dire, e al momento della fine nessuno sa nulla. Questo è il paese di Pulcinella anche nelle cose che non ti aspetti. Siamo più complessi degli inglesi e al tempo stesso meno complessati. Browning rivelò per loro il trucco con questi versi: “Ci interessa il crinale pericoloso di ogni cosa./ Il ladro onesto, il tenero omicida, / il superstizioso ateo”. Versi amati da Greene, per altro.
Andrea Bianchi