“Mia madre ha perso la testa. Non ne posso più”. I diari di Mur, il figlio di Marina Cvetaeva
Letterature
Fabrizia Sabbatini
Cari amici e amiche dal cuore infranto, se credete che il regista divino vi ha assegnato la parte peggiore nella commedia della vita, quella dei solitari, sappiate che il meraviglioso pantheon dei santi cristiani ha risorse infinite e soluzioni per tutti, anche per voi che non riuscite a mangiare e a dormire perché non avete qualcuno con cui mangiare e dormire. Dopo avere letto questo articolo, la vostra vita cambierà. Ve lo prometto. Se state passando un periodo difficile e avete perso le speranze di trovare l’amore, io vi aiuterò a vedere la luce in fondo al tunnel.
Un attimo dopo essermi proclamato commissario tecnico della nazionale dell’amore, ho capito che questo travolgente sentimento è un tale pasticcio che per essere vincenti serve una squadra di campioni. Dunque, iniziando a diramare le convocazioni, lascio a San Valentino, che fu decapitato a 97 anni, il solo patronato di quelli che perdono la testa per amore. Per il ruolo di capitano del Celestial Team, con delega speciale ai conflitti tra mogli e mariti, ho scelto una donna: Santa Pazienza. E non ridete: questa santa dai nervi saldi esiste davvero ed è festeggiata l’ultima domenica di giugno nella frazione montana di Rosbella di Boves, in provincia di Cuneo. Storicamente di lei non si sa molto, se non, come dice un’antica raccolta enciclopedica dei santi, che fu una nobile giovane della città di Osca in Spagna e nel vincolo matrimoniale mantenne singolare santità di vita (e questo le riuscì perché anche il marito, Orenzio, era un santo). Ma per accreditarla, basta il nome. Terza campionessa, per voi che cercate un nuovo colpo di fulmine, scelgo Santa Barbara, la figlia di Dioscoro, un pagano che, dopo avere saputo della sua conversione al cattolicesimo, la condusse in cima a una montagna e le tagliò la testa. Il giorno stesso, durante un temporale, il figlicida crudele fu incenerito da un fulmine. Coerente fino all’ultimo, morì imprecando: “Porco Zeus”. Tre santi però non bastano. Per domare questo animale che chiamano amore, e fare in modo che non rimanga un sentimento illusorio, ci vogliono altri uomini e donne di provata fede in Dio. Ecco la lista:
San Isidoro di Siviglia, che scrisse la prima enciclopedia del mondo, una sorta di wikipedia ante litteram (e per questo è stato designato patrono del web), vi aiuterà a fare stragi di cuori in rete.
San Drogo, il protettore dei diversamente belli, andrà in soccorso di voi scorfani e cozze. Il povero Drogo era stato così terribilmente deformato da una malattia che i suoi concittadini gli offrirono una cella adiacente alla chiesa dove poter vivere appartato senza spaventare i bambini.
Per voi porcelloni, casanova ipocondriaci, amanti del sesso libero ma terrorizzati dalle malattie, arriva San Fiacrio, un misogino convinto che le donne portano morbi di ogni genere. Per tutta la vita se ne tenne alla larga ed è per questo che viene invocato da chi vuole scansare le malattie veneree (la logica dell’assegnazione di questo patronato è la seguente: chi evita di scendere in campo, potrà vantarsi di non essere mai stato sconfitto).
Se l’arte amatoria non è il vostro forte, ma siete convinti che fare ridere una donna al primo appuntamento significa averla già conquistata, c’è San Genesio di Roma, il patrono dei comici. Genesio era un attore e recitava in una commedia che prendeva in giro il battesimo e altri riti della cristianità, ma ricevette una visione di Dio e si convertì sul palcoscenico. Ora sta acquattato dietro le nuvole come un suggeritore nella buca al centro del palcoscenico ed è pronto a suggerirvi barzellette, battute e frasi divertenti.
Presupponendo che il dolore sia così straziante da mettere in pericolo la vostra vita (la sindrome del cuore infranto esiste per davvero e in termini scientifici è definita “cardiomiopatia di Tako-tsubo”), troverete in Santa Rita da Cascia una wonder women con l’aureola capace di farvi risorgere. La monaca agostiniana, conosciuta come la “santa dei casi impossibili”, è raffigurata con una spina conficcata in fronte e vuole suggerirvi che l’amore va accettato nel suo complesso, poiché non c’è rosa senza spina e non c’è amore senza lacrime.
Se le preghiere non sono sufficienti, sappiate che esiste anche un santo in grado di aiutarvi a legare una persona al vostro cuore. È San Cipriano d’Antiochia, patrono di streghe, occultisti, maghi e stregoni, perché egli stesso fu tutte queste cose, prima di convertirsi.
Infine, poiché ogni squadra che si rispetti ha un fantasista che se ne frega degli schemi, non passa mai la palla, è malvisto dai compagni ma, al momento giusto sa come penetrare la porta avversaria, convoco il Rocco Siffredi dell’enorme e profondissimo abisso, the King of Hell, qualunque sia il suo nome: Satana, Asmodeo, Belfagor, Semihazaz, Belzebù. Tendo però a sconsigliare di scendere a patti con lui: in cambio di una vita di scopate potrebbe chiedervi il sedere per l’eternità. Ma in un team di vergini non si può tenerlo fuori.
Ci sono squadre immortali, nella storia del calcio, che sono rimaste così impresse nella memoria che è quasi impossibile evitare di citarle senza fare ricorso al tono vibrato nella forma dei mantra. Se mi capita di pronunciare il nome del mitico Dino Zoff, una forza misteriosa e potente s’impadronisce di me e mi costringe a continuare: Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Antognoni, Graziani. E poi mi sento forte, più giovane e più bello, rinfrancato da un meraviglioso ricordo d’adolescenza. Per voi afflitti dal mal d’amore ecco l’undici dei miracoli, da recitare tutto d’un fiato, come un mantra di guarigione: Valentino, Pazienza, Orenzio, Barbara, Isidoro, Drogo, Fiacro, Genesio, Rita, Cipriano, Belzebù.
Vi sentite già meglio?
Francesco Consiglio