14 Marzo 2022

Vorrei vivere su un’isola... Isolario da incubo: tra i cannibali del Bounty e l’eroico Shackleton

“Vorrei vivere su un’isola deserta”. Quante volte abbiamo sentito pronunciare queste parole? Eppure, a volte il sogno può tramutarsi in incubo. Pensate ad Alexander Selkirk, navigatore e corsaro, che nel 1704 venne abbandonato su un’isoletta sperduta del Pacifico meridionale, dove visse in solitudine per quattro anni e mezzo, inselvatichendosi e quasi dimenticando la propria lingua natia. La sua vicenda ha ispirato a Daniel Defoe la storia di Robinson Crusoe. C’è da dire però che, una volta tornato alla civiltà, Selkirk, ormai abbrutito dall’alcol, morì rimpiangendo la sua piccola isola. O pensate alla sorte toccata agli ammutinati del Bounty che, costretti a vivere confinati su un remoto lembo di terra nel Pacifico meridionale, l’isola di Pitcairn, finiranno per impazzire uccidendosi l’un l’altro (alcuni loro discendenti pare vivano ancora laggiù). O a Sant’Elena, sperduta nell’Atlantico, dove Napoleone, esiliato dopo la sconfitta a Waterloo, immalinconì. Garibaldi invece si ritirò di propria volontà a Caprera, nell’arcipelago della Maddalena, dove impiantò un’azienda agricola. Ancora oggi la sua casa è un museo che richiama visitatori ogni anno.

Alcuni subiscono il fascino delle isole, altri invece ne sono respinti. L’attrazione-repulsione per le isole è qualcosa di documentato. “Le isole ispirano i sentimenti più contrastanti, offrendo l’occasione per ritrovare sé stessi… oppure per perdere il senno” ha osservato lo storico americano Thurston Clarke. Per molti l’isola è non solo un luogo geografico ma soprattutto una dimensione dell’anima. Il giovane medico e scrittore scozzese Gavin Francis, originario della penisola del Fife, “dove l’estuario del fiume Forth si distende nella vastità del Mare del Nord”, ci parla di questa strana attrazione per le isole, che qualcuno ha definito insulomania, nel suo ultimo libro Isole. Cartografia di un sogno (EDT), ricordando come fin da bambino trascorresse ore in biblioteca davanti a un immenso atlante, facendo scorrere le dita su arcipelaghi lontani e irraggiungibili, come se stesse leggendo in braille, e sognando un giorno di visitarne qualcuno. Diventato adulto, la sua passione per le isole si è fatta sempre più insistente: “Avevo il desiderio di mettermi tutto alle spalle. Ero in cerca di isole lontane, innamorato dell’idea che su un lembo di terra circondato dal mare gli obblighi e le seccature della vita sarebbero scomparsi e su di me sarebbe calata un’insolita chiarezza mentale”. Ma la faccenda si è rivelata decisamente più complessa.

Sulle isole, lontane e vicine, si possono fare i più strani incontri: “Qualche mese dopo il viaggio alle Shetland” ricorda Francis, “mentre attraversavo in autostop l’isola di Lewis, alle Ebridi, ho incontrato una diciannovenne francese che aveva ricevuto un finanziamento pubblico per girare la Scozia in cerca di fate. Quello stesso giorno ho conosciuto un funzionario di banca newyorkese con i capelli a spazzola che si era licenziato per girare in bicicletta le Ebridi per tre mesi, tirandosi dietro un rimorchio con la tavola da surf. Aveva già disdetto il volo di ritorno. Prima di farlo non credevo che fosse possibile sentirsi tanto liberi, mi ha confidato. Questi eccentrici incontri mi hanno confermato che non ero l’unico a subire il fascino delle isole, una specie di isolo-filia. Sembra che ci sia un legame tra un certo tipo di isole scarsamente popolate, lontane dai centri urbani, e i sogni. O forse il fatto è che le isole di questo genere hanno la capacità di attirare i sognatori”.

Oggigiorno però si può vivere su un’isola remota e tuttavia continuare a rimanere connessi con il resto del mondo, grazie a Internet e agli smartphone.

Ovviamente, non tutte le isole sono uguali. Ci sono isole piccole, piccolissime, a volte semplici scogli affioranti dal mare, e isole enormi, come il Giappone. La più grande al mondo è però la Groenlandia (oltre due milioni di km quadrati ricoperti dalle nevi e dal ghiaccio). La più piccola, situata ad Alexandria Bay, nello Stato di New York, si chiama Just Room Enough Island: sulla sua superficie c’è posto solo per una casetta di legno e un albero. Quella situata alla maggior altitudine si trova all’interno del Lago Orba Co, a ben 5.209 metri, nel Tibet. Le isole più a nord sono le norvegesi Svalbard, da cui partì l’avventura di Nobile e del dirigibile Italia, tramutatasi in disastro. Tra quelle più a sud, le isole di Deverall e di Ross (in Antartide), perennemente circondate dai ghiacci. E poi ci sono arcipelaghi immensi, fatti di migliaia di isole e atolli, come le Filippine (ben 7.641). E naturalmente città insulari, come Venezia. Ci sono isole-simbolo come le Galápagos, visitate da Darwin nel settembre 1835 e all’origine della teoria dell’evoluzione della specie, tuttora incontaminate. O isole leggendarie come le Molucche, nel Mar di Banda, meta agognata da Magellano e dai suoi, ignari che per raggiungerla avrebbero finito per compiere la prima circumnavigazione del globo. O come l’Isola di Pasqua, coi suoi imperscrutabili moai. E poi ci sono le isole create dalla letteratura, come la Mompracem di Salgari o l’Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson.

Gianluca Barbera maneggia il suo ultimo libro: “L’ultima notte di Raul Gardini”, Chiarelettere, 2022

La prima volta che Stevenson giunse a Muckle Flugga, piccolo isolotto roccioso dell’arcipelago delle Shetland (Scozia), rimase a lungo a contemplare l’imponente faro, fatto costruire sul crinale più alto proprio dalla sua famiglia nella metà del XIX secolo. Pare che una delle mappe dell’Isola del Tesoro si ispirerebbe al profilo costiero di Unst, la più settentrionale delle isole dell’arcipelago scozzese. L’amore di Stevenson per le isole sarebbe sbocciato proprio alle Shetland e da quel momento non lo avrebbe più lasciato, al punto che egli finì per trascorrere i suoi ultimi anni a Upolu, nelle Samoa, intrattenendo i locali con le sue storie e dedicandosi al giardinaggio. Durante la sua celebre circumnavigazione del globo compiuta fra il 1895 e il 1898, il navigatore americano Joshua Slocum approdò alle Samoa non molto tempo dopo la morte di Stevenson, e fu la sua vedova a condurlo in giro per l’isola. Nel 1914 l’esploratore polare Ernest Shackleton, messosi per mare allo scopo di attraversare l’Antartide, dopo l’affondamento dell’Endurance, spappolata dai ghiacci del Mare di Weddell, fu costretto ad affrontare pericoli inimmaginabili prima di approdare all’isola Elefante, trovando la salvezza per sé e per i suoi uomini. Melville, invece, pare non avesse la stessa passione per la vita isolana: si trattenne infatti nelle isole Marchesi solo quattro settimane, giusto il tempo per condurre le ricerche necessarie a scrivere Taipi, il suo primo romanzo (1846).

Ci sono state isole presenti sulle mappe per secoli e vagheggiate dagli esploratori, poi rivelatesi inesistenti; e altre del tutto reali, in seguito sprofondate negli abissi a causa di cataclismi (la mitica Atlantide, o la ben più concreta Rakata, isola polinesiana polverizzatasi a seguito di una delle più violente eruzioni della storia: quelle del vulcano Krakatoa nel 1883). E come dimenticare Creta, cuore della civiltà minoica e culla di quella occidentale; o Capri, dove l’imperatore Tiberio trascorse gli ultimi anni del suo regno facendovi costruire dodici ville e abbandonandosi ai vizi.

In Sardegna ci sarebbe ancora un’isola con il suo re: Tavolara, piccolo lembo di terra e sabbia di appena sei km quadrati posto di fronte a Porto San Paolo, a sud di Olbia. Pare che nel 1836 il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia, approdato sull’isola, avesse dato il consenso a riconoscerne l’indipendenza e la sovranità alla famiglia che vi abitava (ma ovviamente non vi è nulla o quasi di documentato).

Comunque la si voglia mettere, il mondo è pieno di persone che, per chissà quale ragione, dormono più serenamente se circondati dal mare. A tutte quelle persone, dunque, non resta che trovare l’isola che faccia per loro e trasferirsi armi e bagagli (magari dopo aver consultato l’Isolario italiano di Fabio Fiori, Ediciclo). Se non per sempre, anche solo per una breve vacanza. Buona isola a tutti.

Gianluca Barbera

Gruppo MAGOG