29 Settembre 2019

“Disumano è che il medico divenga l’assassino del paziente”: Gian Ruggero Manzoni su eutanasia e misure palliative

La paura di non poter morire con dignità oppure dilaniati da dolori atroci sono, indubbiamente, da prendersi seriamente in considerazione, però la risposta appropriata non può essere cercata nella liberalizzazione dell’eutanasia attiva o nel suicido assistito, ma nel miglioramento delle misure palliative, nella lotta effettiva alla sofferenza, nella maggiore organizzazione delle cure domiciliari o entro le strutture che ospitano anziani oppure malati terminali, nonché in una maggiore attenzione alla volontà del paziente, allorquando questi sia lucido… sia ancora in piene facoltà mentali… purché egli o ella non richiedente un ausilio diretto per farla finita.

Del resto, nella nostra tradizione giudaico-cristiana, un “diritto alla morte autodeterminata” non esiste, invece risulta fondamentale la prerogativa di non essere lasciati soli al cospetto della morte stessa e il diritto al massimo lenimento del dolore, fino alla sedazione palliativa totale. Il filosofo Emmanuel Lévinas parlava di “resistenza etica”, di “resistenza di chi non offre resistenza” nei confronti dell’altro, così che si tenga fede all’imperativo categorico di “non ammazzare” e “di non abbandonare il proprio simile nella morte”. Infatti esiste una differenza morale fondamentale fra “il lasciar morire” e “l’uccidere”, cioè fra eutanasia passiva ed attiva, in modo che l’impiego d’ogni possibile mezzo terapeutico in casi senza speranza (accanimento terapeutico) è innegabilmente rifiutato, ma disumano è l’iniettare o ricorrere a soluzioni finali per togliere la vita, qualora sia anche lo stesso paziente, o chi altri per lui, a domandarlo. Così che risulta giusto che il medico rinunci al proseguire il suo lavoro di fronte ai limiti dell’intervento terapeutico e lasci che la natura prosegua il suo corso: scopo il “poter morire”, ma diverso è che il medico, o chi altri, si assuma la potestà di accelerare i processi di morte, divenendo colui che infine detiene la facoltà sull’esistenza e sul perire di un altro individuo.

Giusto che i diritti del paziente debbano essere rafforzati. Giusto che il paziente abbia un’informazione completa e veritiera sul suo stato di salute. Giusto che possa rifiutare un trattamento, sia a voce sia tramite testamento biologico, ma disumano è che il medico divenga l’assassino del paziente stesso, infatti non ci si può attendere da lui un’azione contraria all’etica a cui si è votato come l’uccisione su richiesta. Qualora l’eutanasia attiva o il suicidio assistito divengano una normale opzione, la vita dei deboli, dei vecchi, degli ammalati gravi, dei forti portatori di handicap, fino a chi colpito da gravi forme di malattie di ordine psichico, temo che potrà risultare sempre più a rischio, e ciò è inammissibile.

Gian Ruggero Manzoni

Gruppo MAGOG