05 Settembre 2019

“Un branco di persone si prende cura di me, eppure... si dileguano tutti. Forse il mio amore è pericoloso”: per il compleanno di Freddie Mercury

Bisognerebbe guardare il viso di Freddie per capirne i mutamenti, il carisma. Dalla faccia smarrita, gli zigomi architettonici, quei denti, in sovrannumero di morso. Alla virilità, il gusto per il teatro, il corpo, brusco e sinuoso, che s’insinua nei desideri del pubblico. Un corpo/vaso per contenere quella voce pazzesca, la voce più clamorosa della storia del pop. Il resto, appunto, è storia. La prima esibizione a Bolton, nell’agosto del 1969, 50 anni fa; il primo disco con i Queen nel 1973; l’incrocio con David Bowie, nel 1981, per Under Pressure, come se Zarathustra arcuasse il dialogo con Siddharta, siamo nell’ambito della teologia musicale. Tutto è precipizio nella gola della Storia: Radio Ga Ga che risuona al Festival di Sanremo del 1984 (edizione vinta da Al Bano & Romina, seguiti da Toto Cutugno: il che celebra, drammaticamente, la distanza tra la musica italiana di allora e ciò che accadeva in UK), il rapporto con Lady D, l’amore – desunto, presunto, sussunto – con Rudolf Nureyev, le registrazioni con Michael Jackson, l’album con Montserrat Caballé, l’Aids, la morte, nel 1991, il concerto-tributo a Wembley. Cantante dalla formidabile professionalità, dagli innumeri amanti, sostanzialmente solo. Tutto comincia a Stone Town, Zanzibar, dove il 5 settembre del 1946 nasce Farrokh Bulsara, da genitori originari del Gujarat, India, e da un’infanzia passata a Panchgani, prossima a Mumbai, prima del trasferimento a Feltham, Middlesex, nel 1964. Ricordiamo Freddie Mercury con una antologia di citazioni tratte da alcune interviste, inedite in Italia.

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Specchi e rinoceronti. “Come risolvo i miei problemi? Ho molti specchi. E la pelle di un rinoceronte”.

In studio con Michael Jackson. “Non credo che si possa scrivere una canzone senza superare le precedenti. Ho registrato tre canzoni con Michael Jackson, un nostro duetto era previsto nell’album Thriller, poi non si è fatto nulla. Pazienza”

L’arte di amare. “Posso essere un ottimo amante, ma penso che tutti questi anni hanno rivelato che non sono un ottimo amante per nessuno. Forse il mio amore è pericoloso, ma chi vuole che il proprio amore sia una sicurezza?”.

Sono una persona tragica. “Sono posseduto dall’amore, ma non è così per tutti? La maggior parte delle mie canzoni sono ballate d’amore, hanno a che fare con la tristezza, la tortura, il dolore. Mi pare di scrivere canzoni tristi perché sono una persona piuttosto tragica. Ma c’è sempre dell’umorismo in mezzo”.

Sono solo, mi diverto da matti. Living on My Own parla di me. Giro il mondo vivendo in alberghi. Ho un branco di persone che si prendono cura di me, ma alla fine si dileguano tutti. Non mi lamento. Vivo da solo, mi diverto come un matto”.

Non sono una stella, faccio ciò che voglio. “Ho successo e soldi, per questo le persone mi predano. Sono pieno di cicatrici, non ne voglio più. Ho vissuto come una stella, ma ora non mi importa, voglio fare le cose a modo mio. Anche se i miei soldi finissero domani, farei quello che faccio ora, andrò in giro come un bellimbusto persiano e nessuno mi fermerà!”.

L’arroganza è fondamentale. “Devi avere arroganza, fiducia, determinazione assoluta, al di là di evidenti talenti musicali. L’arroganza è una buona cosa quando sei agli inizi, significa che sarai il gruppo numero uno, non il numero due. Avevamo un ego esorbitante…”.

Non sono il leader, ma il 25% dei Queen. “Non sono il ‘capo’ della band. A meno che tu non sia Rod Stewart con una band di supporto non funziona così. Io non ho una band di supporto. Quando le cose funzionano, siamo in quattro a farle funzionare. Io sono il 25% del gruppo, quello che canta, tutto qui”.

Abbiamo pensato di scioglierci, troppi squali… “A un certo punto, dopo due o tre anni, abbiamo pensato di scioglierci. Non funzionava, c’erano troppi squali nel settore, era troppo per noi… Eppure, abbiamo proseguito, imparando dalle nostre esperienze. Non abbiamo fatto soldi prima del quarto album, A Night At The Opera. La maggior parte delle entrate, fino ad allora, era spesa in contenziosi di ogni genere. Abbiamo dovuto pagare per liberarci da ogni impegno contrattuale”.

Mi piace prendermi in giro. “Mi piace prendermi in giro, ridicolizzarmi. Non indosserei quei vestiti sul palco altrimenti. Mi piace ridere di me stesso, questo mi fa andare avanti. Se fossimo una band diversa, che si occupa di temi politici, sarebbe diverso. Ecco perché posso indossare pantaloncini ridicoli e abbinarli a mosse semi-Gestapo. È kitsch”.

Non voglio cambiare il mondo, lascio questo compito a John Lennon. “Non voglio cambiare il mondo con le mie canzoni né modificare il pensiero delle persone. Lascio queste attività ai politici. Solo pochissimi artisti possono fare questo. John Lennon era uno di questi. Aveva il carisma e lo status per fare prediche e influenzare i suoi fan. Devi avere intelligenza e magia: uomini con mero talento, come me, non hanno questo potere”.

Ora con la voce riesco a fare cose incredibili. “La maggior parte dei tour è programmata intorno alla mia voce. Sto perdendo il potere vocale degli inizi. Ma sono un cantante più solido, in grado di cantare meglio. Ora, con la voce, riesco a fare cose incredibili”.

Mozart (o quasi). “Non leggo la musica – lascio l’abitudine ad altri. Non è un po’ come Mozart?”.

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