24 Gennaio 2023

Tra Eco e Narciso nessuna differenza: anche Eco è narcisista!

Narcisismi di Franco Nanetti, edito nel 2016 dalla casa editrice Pendragon, è una sorta di manuale di consapevolezza rivolto davvero a tutti. Il libro si presenta come un piccolo testo, all’apparenza, lo percepiamo quasi esile dalla sua composizione fisica eppure aprendolo si squaderna una densità di contenuto che metterà il lettore alla prova con la propria verità.

Nanetti scrive per tutti, non solo per gli esperti di psicologia o per gli addetti ai lavori; uno dei maggiori punti di forza è che è un libro che può davvero essere letto da tutti, sarà un riferimento fondamentale per chi ha voglia di scoprire il volto riflesso di Narciso nel proprio specchio di vita quotidiana.

L’autore porta il lettore per mano in un territorio tanto complicato quanto ormai “abusato”; da diversi anni sentiamo infatti parlare costantemente dei narcisisti, come di una categoria demoniaca da trattare con disprezzo, da tenere lontano come i lebbrosi del medioevo, dimenticandoci che apparteniamo a un’Era narcisistica e che nessuno, davvero, è immune da questa sfumatura.

Nanetti infatti parte proprio da qui: il primo capitolo è un approfondimento alla cultura del narcisismo che riguarda una analisi precisa delle strutture narcisistiche che sono intrise nella nostra vita quotidiana, dalle notizie tragiche che scorrono senza soluzione di continuità dai mezzi di comunicazione, fino alle nostre personalissime nevrosi che teniamo più possibile soffocate, vergognandoci miseramente.

L’epoca di Narciso è un tempo dove potere e piacere dominano senza apparenti competitori, dove l’uomo letteralmente si ripiega su se stesso seguendo quel movimento fetale – ma aritmico che Narciso nel mito mette in atto: Narciso si specchia nel lago, vede per la prima volta la sua immagine – senza sapere che è la sua – e se ne innamora, si ripiega su se stesso in una dimensione edonica e tragicamente solitaria. Narciso flette se stesso su se stesso, guardando quel volto nell’acqua, incapace di riconoscersi, ama se stesso e non si raggiunge mai se non, forse, nella morte. Il movimento del narcisista è dunque egocentrico, centrato quindi sul proprio centro che però manca di apertura e di equilibrio; il narcisista è colui che oscilla tra la dipendenza e l’incapacità di amare.

Per gli amanti della letteratura il testo di Nanetti è pieno di riferimenti di lettura, sarete accompagnati da spunti di narrazioni, come Gli indifferenti di Moravia o gli scritti di Gončarov. Un libro, questo, che è solo in apparenza appartenente al comparto della psicologia; l’autore infatti contamina, in una fioritura di citazioni, quello che dovrebbe essere un testo di analisi del narcisismo e lo porta su un piano accessibile a ogni lettore, una sorta di matrioska dove ad ogni passo siamo letteralmente spinti a leggere anche altro, come romanzi e grandi opere letterarie.

Un libro che non esclude ma include tutte le forme narrative possibili che raccontato l’umano, che narrano di questo narciso annidato dentro ognuno di noi.

La svolta che compie Nanetti sul mito antico è quella di farci comprendere, in modo lampante, come Eco, la vittima innamorata del narcisista Narciso, non sia altro che una narcisista essa stessa. Siamo stati infarciti dal pensiero dicotomico dove se esiste un narcisista, l’altro è necessariamente una possibile vittima che deve essere coccolata e compatita. Franco Nanetti propone invece una analisi più feroce della questione; basta scuse de-responsabilizzanti, Eco ha la stessa responsabilità di infelicità che accompagna Narciso. Entrambi sono dei narcisisti. Infatti, sia Eco che Narciso, sono abitati dal demone della indifferenza che non concede spazio alla curiositas (per dirla alla latina maniera); la curiosità è mossa dall’eros. È soprattutto quando amiamo che siamo curiosi della vita. Accanto alla indifferenza vediamo due estremi che si toccano: ozio e esuberanza maniacale o passione. Ciò che accomuna queste due apparenti formule dicotomiche è l’assenza di una reale direzione, il narcisista non sa dove andare. Vive di euforia che non tocca minimamente la gioia consapevole, oppure vive di evitamento ed ozio dove la passività e la delegazione fanno da sovrani assoluti.

Questo è un libro che permette il connubio tra testo saggistico e percorso di consapevolezza; le pillole di riflessione sono sparse ovunque come piccole sfere di luce che illuminano un percorso nella penombra del sottobosco. Ad ogni descrizione di caratteristica “negativa” troveremo infatti sempre dei suggerimenti di riflessione e di lavoro nella prospettiva opposta, di crescita interiore e decrescita egoica.

Il secondo e il terzo capitolo affrontano in maniera più diretta e anche tecnica, specialmente nel terzo, quale è la fenomenologia del narcisista. Un percorso volto al disvelamento di quei tratti caratteristici di questa creatura, un libro che si può utilizzare quindi anche per riconoscere secondo una certa precisa classificazione quale narcisista abbiamo davanti, o quale tratto narcisistico portiamo impresso nella nostra pelle.

La spiegazione in chiave psicologica che fornisce Nanetti del mito ricalca fedelmente le parole di Ovidio; il mito di Narciso ed Eco giunge infatti a noi dalla riproduzione che ne ha fatto Ovidio nelle sue Metamorfosi. L’autore latino precisa molto bene che Eco si frantuma le ossa consumandole col pensiero ossessivo, con una passività morbosa mista alla dipendenza e al dolore del rifiuto. Eco è una ninfa che non sa accettare il No, è ostinata in un amore non corrisposto e arriva all’annullamento di sé pur di rimanere fedele a questa egregora mentale che ha creato. Eco infatti sarà relegata agli antri e alle foreste, di lei non rimane che l’ultimo suono pronunciato però da qualcun altro. Eco non inizia mai per prima, rimanda indietro ciò che altri iniziano per lei, si passivizza per l’eternità, manca di autonomia e responsabilità.

Anche per Ovidio Eco non è una vittima, è responsabile della sua dolorosissima fine tanto quanto Narciso.

Nel terzo capitolo la classificazione, con tratti accademici ma pur sempre comprensibili, arriva fino a sfogliare 19 possibilità narcisistiche. Ogni tipo è corredato dalle caratteristiche principali e dalla descrizione dei comportamenti più frequenti. Diciamo che per il lettore sarà molto difficile non trovare qualche tratto di se stesso, se si approccia al libro con autentica apertura di cuore, in queste descrizioni.

Ma tranquilli, il professor Nanetti ci tiene a precisare l’esistenza della diciannovesima categoria, ovvero il narcisista con organizzazione sana: ecco che tutti siamo narcisisti. Un invito questo a portare fuori dal nostro campo di riflessione tutti i dualismi possibili ed escludenti: non esistono buoni e cattivi, il recinto delle pecore include sia quelle nere che quelle bianche. Ciò che distingue un narcisismo sano da uno patologico è la spinta all’agire: nel sano l’individuo si mantiene in contatto con la gentilezza, con il confronto, con l’ascolto e con l’amore. In quello patologico ciò che regna è il dominio sull’altro, la malvagità come motore immobile della sua vita.

Nei capitoli finali vi troverete immersi in una vera e propria lezione pratica di vita e di terapia; imparerete a riconoscere quali tipi di infanzia possono provocare comportamenti narcisistici, oppure quali relazioni preferiscono intessere. Ma se c’è una parte descrittiva, con tracce di saggio psicologico formativo, vedrete poi come questa conoscenza preliminare del tema che vi è richiesta si trasforma in guida pratica di comportamento sia da essere umano dentro al percorso della vita, sia da terapeuta o specialista della parola. La traccia di azione proposta però non è solo rivolta alla trattazione terapeutica pura e semplice, non si tratta quindi di psicologismi, ma di un atteggiamento che l’operatore deve avere nella vita quotidiana, una pratica di buona prassi di vita per sperimentare sempre più la consapevolezza.

Franco Nanetti, docente presso Università di Urbino, psicologo, psicoterapeuta, counselor.

 La consapevolezza infatti è un percorso di decrescita egoica che ci apre al campo di un amore condiviso, senza aspettative e senza pretese, dove il non giudizio e il rispetto sono i due titani che vegliano l’ingresso al tempio. Il passo fondamentale se abbiamo davanti un possibile narcisista patologico, come uno sano, è quello di portare la persona, accompagnandola, a riconoscere la maschera. L’autenticità è un tassello necessario per la decrescita egoica, affinché quel Narciso piegato su se stesso possa stirare la colonna vertebrale e ritornare alla posizione eretta, alla posizione della dignità. L’autenticità però è richiesta anche all’operatore, non serve quindi trattare la persona con compiacenza o con eccessiva protezione.

Gratitudine, perdono e buone maniere sono gli ultimi sotto-capitoli: un testo quindi, evidente anche dal finale, che travalica ampiamente i confini del saggio accademico e si trasforma in un dialogo umano, dove il lettore percepisce una reale vicinanza dell’autore, una vicinanza intima e allo stesso tempo rispettosa. Narcisismi è un libro necessario per fare chiarezza su questo grande tema, sul mito che offusca i nostri giorni.

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