05 Gennaio 2018

Francis Scott Fitzgerald si diceva “prete vizioso”, ma fu un bravo Cristo. Ecco le 10 cose che non sapete di lui: non si è mai laureato, ‘Gatsby’ è suo nonno e nel 1940 vende 15 copie…

Fitzgerald colpisce ancora. La fama postuma di uno degli scrittori americani più rappresentativi – interpretando, tra l’altro, lo schema tipico dello scrittore americano topico: ascesa, successo, caduta, precipizio nell’oblio, resurrezione post mortem, clamorosa – continua a divampare. Film tratti dai suoi libri – Il grande Gatsby lo ricordiamo, almeno, con il volto di Robert Redford e con quello, tumefatto dalla gloria, di ‘Leo’ Di Caprio; Gli ultimi fuochi, di Elia Kazan, è con carismatico ‘Bob’ De Niro – dalla sua vita – Fitzgerald ha il volto di Gregory Peck in Adorabile infedele, di Tom Hiddleston in Midnight in Paris di Woody Allen e di Guy Pearce in Genius di Michael Grandage – e dalla sua donna, Zelda – quest’anno sono 70 anni dalla morte e in coda, per rappresentarla al cinema, ci sono Scarlett Johansson e Jennifer Lawrence – non si contano. D’altronde, Fitzgerald continua a essere un fenomeno editoriale anche nel nostro Paese di scarsi lettori: la scorsa stagione editoriale, tra ritraduzioni (Gli ultimi fuochi, Rusconi), lettere (Sarà un capolavoro. Lettere all’agente, all’editor e agli amici scrittori, Minimum fax), racconti ritrovati (Per te morirei, Rizzoli) e chicche varie (Cento false partenze, Belleville, ad esempio), si contano almeno dodici ‘uscite’, cioè un Fitzgerald al mese (che toglie la cattiva lettura di torno). La ciliegina sul fenomeno, a cento anni dalla primissima prova (The Princeton Tiger, novella del 1917), è la sontuosa biografia di David S. Brown, storico, prof all’Elizabethtown College, pubblicata dalla Harvard University Press come Paradise Lost. A Life of F. Scott Fitzgerald (pp.424, euro 27,00). biografia FSFLo sguardo di Brown su Fitzgerald, “meticoloso cronachista delle proprie emozioni, che ci ha lasciato in eredità una vastissima messe di annotazioni, lettere e saggi autobiografici”, è importante perché non è l’ennesimo critico letterario che ci fa il riassunto dei libri del sommo, allineando influenze più o meno dirette. “Intendo trattare Fitzgerald come uno storico della cultura: egli è l’annalista delle fluttuanti fortune dell’America degli anni Venti e Trenta… egli non è semplicemente il noto chiosatore dell’Età del Jazz, ma l’interprete di un cambiamento epocale, che va letto al pari di altri suoi contemporanei come Gertrude Stein, John Maynard Keynes e Pablo Picasso”. In sostanza, Fitzgerald, figlio di un aristocratico decaduto del Sud degli States, inconcludente, devoto ai lari di un passato irrecuperabile, è l’uomo che “ha tracciato il declino degli Stati Uniti dagli alti ideali del XIX secolo al ‘materialismo senz’anima’ del XX secolo, profetizzando la repubblica dei consumatori del nostro tempo”. Questa potenza profetica è già tutta presente in The Side of Paradise, il primo, livido romanzo, pubblicato nel 1920, chiave di volta delle teorie di Brown. Del libro, nel mondo anglofono, han parlato tutti, con fioriera di unanimi applausi. Unica nota fuori dal coro, curiosa, un articolo di Mike St. Thomas uscito per Commonweal. Tema: il cattolicesimo di Fitzgerald. A dire del giornalista, Fitzgerald, che dichiara di aver mollato Mamma Chiesa nel 1917, “non sfuggì mai del tutto all’influenza del cattolicesimo. Si assicurò che i principali eventi della sua vita adulta fossero riconosciuti dal rito ecclesiastico, compresa la sepoltura cattolica, che avvenne, grazie alla persistenza della figlia, 35 anni dopo la sua morte”. Pur dicendosi “prete vizioso”, insomma, Francis Scott resta un buon cristiano, “l’urgenza morale che impregna i suoi scritti dimostrano che la fede non lo ha mai abbandonato”. Giudicherà il Padreterno. Se esiste. Per i lettori che vogliono semplificarsi la lettura, David S. Brown ha sintetizzato le sue ricerche storiche in una articolessa pubblicata da Publishers Weekly, in cui allinea le “10 cose che probabilmente non sapete su F. Scott Fitzgerald”. Ecco la lista, un po’ asciugata.

1. Fitzgerald ha scritto il “grande romanzo americano” in Europa. Mentre era a Parigi, sulla Costa Azzurra e in Italia Fitzgerald scrisse Il grande Gatsby, ritenuta la quintessenza del romanzo americano.

2. Fitzgerald voleva essere poeta. A Princeton, Fitzgerald scrisse un certo numero di poesie. Ispirato da Keats, incoraggiato da un compagno di classe, John Peale Bishop, voleva diventare l’americano Rupert Brooke, il giovane poeta britannico molto nel 1915, durante lo sbarco a Gallipoli.

3. Fitzgerald ha scritto un testo teatrale, di scarso successo. Al principio degli anni Venti, Fitzgerald lavora a The Vegetable, una pièce che si focalizza sulla mania di conquista degli Stati Uniti. Il dramma andò in scena all’Apollo Theater di Atlantic City nel novembre del 1923. Fu un insuccesso e non fu mai più replicato.

4. Jay Gatsby è ispirato al nonno materno di Fitzgerald. Si chiama Philip Francis McQuillan, emigrò dall’Irlanda nel 1842, stabilendosi in Illinois. Come Gastby, McQuillan ha sradicato e reinventato se stesso. A 38 anni passò dalla povertà assoluta alla fortuna assolata, lasciando una eredità di 270mila dollari, cioè 6 milioni di dollari oggi.

5. Fitzgerald ha frequentato l’Università, ma non si è mai laureato. Fitzgerald frequenta Princeton, ma lascia l’università nel 1917, per arruolarsi nell’esercito.

6. Il padre di Fitzgerald aiutò i soldati Confederati durante la guerra civile. A nove anni, Edward, futuro papà di Francis Scott, condusse alcune spie confederate attraverso il fiume Potomac.

7. Scott e Zelda si sposarono pochi giorni dopo la pubblicazione del primo romanzo di Fitzgerald. Il primo sabato di aprile del 1920, otto giorni dopo la pubblicazione di The Side of Paradise, Fitzgerald porta all’altare Zelda Sayre.

8. Zelda proviene da una nobile famiglia del Sud. Il prozio, Jon Tyler Morgan, generale confederato, è stato senatore degli Stati Uniti, anche il nonno materno fu Senatore, mentre il padre, Anthony Dickinson Syre, era giudice associato della Suprema Corte dell’Alabama, dal 1909 al 1931.

9. Fitzgerald voleva scrivere di un matricidio. Dopo la pubblicazione de Il grande Gatsby, Fitzgerald vuole darsi al ‘romanzo sociale’. Voleva scrivere di un matricidio, “Il ragazzo che uccise sua madre”. Ma si fermò al quarto capitolo. Persistenti problemi finanziari lo obbligarono alla furente scrittura di racconti.

10. Gli ultimi diritti editoriali di Fitzgerald valgono 13 dollari! Era il 1940. Durante quell’anno, Il grande Gatsby aveva venduto 15 copie. Poco prima di Natale, il 21 dicembre del 1940, Scott andò all’altro mondo. La fama postuma lo risarcì.

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