
La vita contro il sistema. Charles Péguy, il poeta che ci mette in crisi
Dialoghi
Daniele Gigli
Secondo il mito Clizia è una ninfa che si innamora del Sole, tanto che “il suo amore per il Sole era sfrenato”. La passione verso l’entità irraggiungibile strugge Clizia finché la ninfa, come narra Ovidio nelle “Metamorfosi”, si trasforma in girasole, il fiore che si muove guardando l’astro che nessun occhio umano può vincere né sostenere. “Malgrado una radice la trattenga, sempre si volge lei verso il suo Sole e pur così mutata gli serba amore”. Clizia, figura terrena dell’amore solare, sfrontato e immutato, viene ripresa da Eugenio Montale, in una delle sue liriche più belle, “La primavera hitleriana”: “Guarda ancora/ in alto, Clizia, è la tua sorte, tu/ che il non mutato amor mutata serbi”. Questa è la ragione del titolo che abbiamo assegnato a questa rubrica, ‘Clizia’: la bellezza in ogni sua variante, la solarità di un viso, ci portano al concetto di un amore immutabile, che non cambia mentre ogni forma, preda del divenire, morsa dal tempo, inevitabilmente muta. L’amore che non muta è ciò che permette all’uomo, tramite la visione di una forma vana, di vincere la morte.
***
Una innocenza che è abisso abbaglia negli occhi di Francesca. Qualcosa di intoccabile che appartiene a un’era fa, fatidica. Il suo viso, che è una aristocrazia, e la grandine dei capelli fanno venire in mente il Medioevo ricostruito dai Preraffaelliti inglesi, sembra estratto da una fiaba islandese, che si tramanda da secoli. Francesca ama i covi della mente, ama, forse, il segreto che costituisce l’uomo (“Sono una persona molto introversa, e questa mia caratteristica mi fa vedere e sentire le cose in maniera molto personale e profonda. Difatti amo la psicologia, tutto ciò che riguarda la mente umana, mi affascina molto”), cerca l’equilibrio attraverso lo sport, perché il corpo è l’astrolabio che orienta la mente (“Sono molto sportiva e amo molto leggere, queste due cose sono molto importanti per me perché il benessere fisico e mentale vanno di pari passo, bisogna sempre bilanciare per poter star bene e in pace con sé stessi”), ama viaggiare: “il mio grande sogno sarebbe viaggiare, viaggiare e viaggiare in tutto il mondo per conoscere, scoprire e soprattutto aprire la mia mente a tutto ciò che ci potrebbe essere di nuovo e che non conosco”. La curiosità totale verso il mondo e la bellezza arcaica di Francesca, rimandano a una poesia di Jorge Luis Borges, il grande argentino che scriveva del tango e di Plotino, di labirinti e di errori temporali, Le cause, tratta da Storia della notte (un titolo che è già un programma di vita).
I ponenti e le generazioni.
I giorni di cui nessuno fu il primo.
La frescura dell’acqua nella gola
Di Adamo. L’ordinato Paradiso.
L’occhio che sta decifrando la tenebra.
L’amore dei lupi al farsi dell’alba.
La parola. L’esametro. Lo specchio.
La Torre di Babele e la superbia.
La luna che guardavano i caldei.
Le sabbie innumerevoli del Gange.
Chang-Tzu e la farfalla che lo sogna.
Le mele d’oro delle isole.
Il tempo circolare degli stoici.
La moneta in bocca di chi è morto.
Il peso della spada sulla bilancia.
Ogni goccia d’acqua nella clessidra.
Le aquile, gli sfarzi, le legioni.
Cesare nel mattino di Farsaglia. […]
Le forme della nube nel caleidoscopio.
Ogni rimorso ed anche ogni lacrima.
Tutte queste cose abbisognarono
Perché le nostre mani si incontrassero.
Il tempo non esiste e la Storia è una muta di cani: tutto è perché il viso di due che si conoscono da sempre, da prima della vita, divengano uno, qui.
*Le fotografie sono di Antonio Tonti
Instagram links: Francesca francy_benvenuti; Antonio Tonti antonio.tonti