14 Novembre 2022

“E tu vivi malgrado te stesso”. Su una poesia di Evtušenko

Nella raccolta di poesie Uomo solo del poeta e romanziere Evgenij Aleksandrovič Evtušenko (1932-2017), salta all’occhio un titolo che forse dona speranza, che instilla quanto meno nel lettore una curiosità. Sì, ma di che cosa?

Sempre si trova

Sempre si trova la mano di una donna
che, fresca e lieve,
compatendo e un poco amando,
come un fratello ti quieti.

Sempre si trova il seno di una donna,
dove trovi rifugio il tuo respiro ardente,
dove nascondere la tua testa dannata,
e affidargli il tuo sonno ribelle.

Poiché, sempre si trova, se si è fortunati, la donna che starà accanto all’uomo; che con la sua mano e con il suo affetto, nell’insperata corrispondenza, placherà nel tempo l’ardore dell’essere. E dal suo seno, rifugio d’amore, tutto s’incontra, si prende, e tutto s’affida.

Sempre si trovano occhi di donna,
che lenendo tutti i tuoi affanni,
o se non tutti, una parte,
vedano la tua sofferenza.

Ma fra tutte queste dolci mani,
una ve n’è, che ha una speciale dolcezza,
quando una fronte tormentata
sfiora, come l’eternità, il destino.

Sempre si troveranno sguardi dalle pupille inebrianti, sguardi di donna, che comprendano i nostri tormenti e patimenti. Non sappiamo se siano quelli di una madre o di una musa, se non di un’amante, ma “fra tutte queste dolci maniˮ una soltanto sarà quella che del tuo destino comprenderà ed accoglierà l’eterno dentro il soffio di una carezza.

Ma fra tutti i seni di donna,
uno ve n’è (e il perché non si sa)
che non per una notte, ma per sempre ti è dato,
e questo tu l’hai capito già da gran tempo.

Ma fra tutti gli occhi di donna
ve ne sono il cui sguardo è sempre melanconico,
e sono questi, fino agli ultimi tuoi giorni
gli occhi del tuo amore e della tua coscienza.

Del resto, probabilmente il dubbio (se mai ci fosse stato) è svelato. L’amore agisce nell’unica assoluta corrispondenza: ci si rifugia, quasi sempre, in quell’unico seno, in quell’unico specchio dell’anima e della coscienza, che sono “gli occhi del tuo amore…ˮ

E tu vivi malgrado te stesso,
e non ti basta soltanto quella mano,
soltanto quel seno e quegli occhi sacri
che tu tante volte hai tradito!
Ed ecco la punizione comincia.

Traditore! ‒ la pioggia ti schiaffeggia.
Traditore! ‒ i rami ti sferzano il viso.
Traditore! ‒ l’eco si ripercuote nel bosco.

Tu ti agiti, ti tormenti, ti affliggi.
Tu stesso non saprai perdonarti.

Nonostante a volte cadiamo nell’ignoranza del tradimento, poiché non basta mai all’uomo ciò che ha: quella mano, quel seno e quegli occhi sacri ‒ dice Evtušenko ‒ li rinneghiamo ‒ spesso o saltuariamente, poco importa ‒ per provare l’assillo indomabile dell’inquietudine, la vampa del desiderio, la rabbia dell’amore tradito, la sacralità del cuore della persona vilipeso.

E soltanto quella mano diafana,
sebbene sia ben grave l’offesa, perdona,
e soltanto quello stanco seno
perdona adesso e anche in futuro perdonerà,
e soltanto quegli occhi tanto tristi
perdonano ciò che perdonare è impossibile.

1961

Eppure, quello stesso cuore ferito ‒ quella sacra mano languente, che quasi sembra scomparire ‒ è pronto a perdonare. Tutto perdona il seno di una donna (che sia di madre, di musa o d’amante), insieme ai suoi occhi melanconici che assolvono tutto quanto sembrerebbe incredibilmente impossibile.

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