Oriente & Occidente: il recto e il verso della terra. I gemelli cuciti per la schiena. Il sole e la luna – il terrore dell’eclissi, con il gelo che ne comporta, la marea piumata che mastica i mastici delle acque. L’incastro e l’incesto. Il drago che si attorciglia intorno al corpo del leone. Il British Ray, l’Indocina, le Indie olandesi, Giava, Giuseppe Tucci a Lhasa, i Gesuiti in Giappone… I rapporti tra Oriente & Occidente pretendono un ragionamento sui temi della rapina e della carità, dell’assalto e dell’abbandono, dell’inquieta quiete e della celeste violenza. La passione sfida la compassione. I fondamenti del fondamentalismo si contrappongono alle caste figure in oro della carità. L’impero delle chiacchiere e un cascame di riti di corte. Il centro del mondo è davvero Gerusalemme? O è lì la forra degli inferi? Che ruolo ha nel nostro cuore la Persia, in che modo fiorisce Kyoto, come ci si approssima a Pechino e con quale seduzione ci annienta la città della dea Kali?
La geopolitica offre risposte importanti, preziose, magari, ma pur sempre parziali rispetto a un rapporto che investe il nostro respiro: un polmone è rivolto a Ovest, l’altro a Est. La letteratura e la poesia, per natura, entrano nella contraddizione e nell’enigma con più sottile potenza, la perizia non rettilinea dei taumaturghi, magari, retrattile alle semplificazioni, eppure rettile, viva. Un raggio di oscurità. Storie fra Oriente e Occidente è il ciclo di incontri che le edizioni Magog hanno creato insieme al Teatro Basilica di Roma. Il pretesto – la trama, il ‘libretto di scena’, il tappeto volante e il codice alchemico, se preferite – sono quattro libri pubblicati dalle nostre edizioni, che sconfinano oltre il fronte occidentale per penetrare in un Oriente dei sensi e dei segni.
In questa specie di viaggio a capofitto, saremo in India con William B. Yeats, il grande poeta che nell’ambiguo ritiro di Maiorca, insieme al guru ‘personale’, traduce le Upanishad, conferendo al testo sacro induista il nitore della sua lingua lirica; percorreremo i maciullati confini dell’Afghanistan insieme a Lawrence d’Arabia, che dopo aver messo a soqquadro il Medio Oriente è inviato agli estremi confini dell’impero per fondare rivolte. Nella sua cella, accerchiato da soldatesca inerme, impazziti sciacalli e rudi panorami, l’avventuriero traduce l’Odissea, imprimendo un impeto marziale e dolcissimo al poema omerico. Per capire l’anima segreta del Giappone è invece necessario percorrere i labirintici canti delle Geishe, poesie della gelosia e dell’ardimentosa grazia, dalla furia lasciva e munifica, che per la prima volta abbiamo tradotto in Italia. Dall’alcova dell’estremo Oriente alla dimora privata – e piena di privazioni – di Margiad Evans, nella campagna gallese, il viaggio pare accecare. Un Raggio di Oscurità – libro simbolo del nostro ciclo – sonda la via negativa della storia occidentale, la cupa brama, la salvezza che passa per il lavacro del dolore. Il male che si tramuta in molatura del bianco.
Dalle Geishe – la cui anima è analoga a quella del samurai, maestria nell’asservita disciplina – al coro di figure convocate dalla Evans – Emily Dickinson, le sorelle Brontë, i poeti ‘metafisici’, le folgori della mistica italiana e gli abbandoni delle ‘Maddalene’ di Francia – si consuma il rapporto cruento e clamoroso tra Oriente e Occidente.
La visione non ci distolga – mai – dal dono del veleno, dall’avvenenza del rischio. A fondamento è sempre: fare lo scalpo alle convenienze, convivere con il proprio inabissato ruggito d’alabastro, distillare occhi lungo le gambe.
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