31 dicembre 1941, le dieci di mattina
Adesso, nell’ultimo giorno dell’anno e nel primo del prossimo, mi vizierò con grande cognizione di causa: niente traduzioni, nessuna lezione da preparare, niente lettere da trascrivere, solo ancora un passetto avanti con la lettura dell’Idiota e poi ancora Jung.
Passerò la mia serata di Capodanno con un po’ di Jung e un tulband ho detto ieri a Tide. Ho dovuto spiegarle che in olandese tulband è un qualcosa di commestibile, un ciambellone con lo zucchero sopra, e non un filosofo russo come aveva pensato lei. L’ho poi dovuta convincere che non sono totalmente impazzita…
A quanto pare, nel passato – mi sento sempre più in diritto di parlare di ‘passato’ – sembra si sia attuato in me un cambiamento che dura ancora: nei miei stati d’animo peggiori, nei momenti di depressione, avrei perso ogni contatto con l’altra me stessa. E questo adesso non accade più. Ora porto con me la mia tristezza e la mia gioia e ogni altra cosa: l’una non esclude più l’altra e così è anche nelle mie relazioni con gli altri.
Chi concilia i mille contrasti
della sua vita, racchiudendoli
grato in un simbolo.
Non devi mai più negare i tuoi momenti migliori durante quelli peggiori. La maggior parte delle persone è comunque infedele ai suoi momenti migliori. Se sai come assegnare il posto giusto nella tua vita anche al gelo del giorno, non resterai a lungo nel disincanto. Perché sai che anch’esso fa parte della vita…
Questa è anche una delle mie più recenti conquiste: che da ogni istante nasce un nuovo istante, che contiene nuove possibilità e che spesso, inaspettatamente, si rivela essere un nuovo dono. E che non si deve trattenere alcun momento di malessere né prolungarlo inutilmente, perché così facendo, si può ostacolare la nascita di un momento più ricco. E così la vita ti scorre dentro in una corrente ininterrotta, in un’unica grande successione di momenti, ognuno dei quali ha il suo posto nel giorno: insomma, non riesci a fare di meglio? Non posso proprio farci niente, non riesco ancora a esprimermi. Fermati. Abbi pazienza. E se non riesci a dirlo, qualcun altro lo farà per te, come Rilke, per esempio, o Beethoven. Ciao.
Etty Hillesum
*il brano è tratto da: Etty Hillesum, “Diario 1941-1943”, Adelphi 2012
**In copertina: Etty Hillesum (1914-1943), olandese, ebrea, morta ad Auschwitz, il suo diario è la testimonianza eccezionale di una donna libera e infiammata di vita, in ricerca