La vera e propria ubriacatura futurista coincisa con le celebrazioni del centenario del movimento ha finito per offrire un’immagine deformata dello stesso: la sopravvalutazione della portata letteraria di Marinetti e dei futuristi nostrani ha conciso, in molti casi, con una visione ingenuamente scissa e irrelata di tale avanguardia. Senza voler approfondire il tema del reale valore estetico del Futurismo italiano (grandissimo sul piano figurativo, acerbamente programmatico sotto il prospetto letterario e musicale, dove di rado si travalica un grezzo impressionismo fonico), la questione della sua autoctonia è facilmente liquidabile ricordando che esso ebbe in realtà una quantità di propaggini nelle aree geograficamente più marginali rispetto all’ecumene letterario.
Futuristi si ebbero, oltre che in Europa, in Africa e in Turchia, in Asia (particolarmente in Giappone), e soprattutto nell’ambito latino-americano. E se gli esiti più alti sono quelli, già ampiamente noti, del Futurismo e del Cubo-Futurismo russi, la portata della penetrazione futurista in Centro e Sud America è ancora landa incognita. “Che disgrazia nascere poeti bulgari!”, scriveva Mario Missiroli, e la boutade si può tranquillamente estendere al caso di uno strabiliante movimento “para-futurista” messicano, l’Estridentismo, che qui presentiamo per la prima volta in Italia. Tale avanguardia, fiorita per un periodo relativamente effimero (1921-27), quasi mai giunta al di fuori del Messico se non per un’influenza artistica eccezionale di cui diremo più avanti, rappresentò una straordinaria ibridazione poetica fra il Futurismo, il Dadaismo, il simbolismo e l’Ultraismo spagnolo, con esiti lirici talora assolutamente inediti ed iconoclasti.
Il movimento fu eminentemente, ma non esclusivamente, poetico: del cenacolo estridentista, che ebbe come sede principale il Café de Nadie di Città del Messico, fecero tangenzialmente parte artisti figurativi e musicisti, nonché fotografi di fama internazionale come Edward Wheston, e Tina Modotti. Tuttavia, il nucleo più puro rimane quello poetico, con lirici come Manuel Maples Arce, Humberto Rivas, Leopoldo Méndez, Germán List Arzubide, Salvador Gallardo, Germán Cueto, Ramòn Alva de la Canal e, tra tutti il più dotato, Luis Quintanilla, che si firmava con il curioso pseudonimo omofono Kyn Tanya.
L’Estridentismo germinò nel terreno culturale di un Messico ancora intriso di accademismo e da poco uscito dall’esperienza rivoluzionaria e della sua repressione. Se il Futurismo aveva dichiarato morte al chiaro di luna, gli estridentisti compendiarono, nei loro manifesti, il proprio grido di rivolta contro il passatismo estetico nel motto: “Chopin alla sedia elettrica!”.
Futurismo italiano ed Estridentismo hanno molti punti di contatto, dal desiderio rabbioso di svecchiamento all’esaltazione della convulsa vita delle metropoli, dall’amore per le nuove sperimentazioni musicali (per gli estridentisti soprattutto il jazz) al rivoluzionarismo politico che, nel caso estridentista, si tinge di commoventi connotazioni naïf nell’esaltazione di una rivoluzione Russa del tutto sottratta al raziocinio storico e oggetto, invece, di un mero abbaglio sentimentale. Proprio tale visione del tutto letteraria del bolscevismo, per una consonanza ancora una volta naïf fra i rivoluzionari messicani alla Zapata e alla Pancho Villa e i rivoluzionari russi, prenderà forma in una delle opere più ambiziose del movimento, l’“Urbe. Super Poema Bolchecique en 5 Cantos”, di Meples Arce” (“Los pulmones de Rusia / soplan hacia nosotros / el viento de la rivolución social”) che, tradotto in inglese (nientemeno che da John Dos Passos) con il titolo “Metropolis” costituì la prima scaturigine dell’ispirazione di Fritz Lang nel dare vita all’omonimo capolavoro, allucinato incubo espressionista sulla megalopoli di un futuro già minacciato dalle ombre totalitarie. A parte questa unica e imprevedibile fuoriuscita dell’Estridentismo dall’alveo messicano, il resto del movimento, nei suoi sei anni di vita, fu attivo e conosciuto in ambito esclusivamente nazionale, per giunta in condizioni di sopravvivenza assai precarie.
La carica anti-istituzionale dell’Estridentismo e l’esaltazione del socialismo e dell’operaismo, condussero a svariati assalti della polizia al Café de Nadie, e alla diaspora dei poeti da Città del Messico. Alcuni si rifugiarono a Xalopa, godendo della protezione del governatore di Vera Cruz, altri si dispersero in diversi ambiti latino-americani e a Parigi, fino al definitivo scioglimento del gruppo. I pochi ma fervidissimi anni dell’esperienza sono documentati da numerosi e oggi rarissimi libri di poesia, da diversi maniesti che facevano il verso apertamente a quelli marinettiani, e da alcune riviste (“Ser”, “Irradiator”, “Semàforo”, “Horizonte”) anch’esse ormai quasi irreperibili. Eppure l’eccezionale carica iconoclasta del movimento, la cui velleitarietà programmatica suona tanto più candida e più vera della roboante grancassa di Marinetti e dei suoi epigoni, dovette di certo continuare ad avere in Messico un’azione carsica, inabissandosi ma non estinguendosi, se ancora negli anni ’80 poteva costituirsi a Città del Messico un gruppo rock – non a caso chiamato “Café de Nadie” – che utilizzò di preferenza proprio i testi estridentisti.
Negli estridentisti serpeggiava un autentico spirito cosmopolita, un desiderio sincero di rinnovamento totale della cultura e di sconvolgere dalle fondamenta ogni categoria estetica precostituita. Le automobili assumevano dignità estetica, la verticalità dei grattacieli era la spia di un nuovo afflato della modernità, i grandi transatlantici che solcavano gli oceani suscitavano “emociones cubistas”. Ogni avanguardia straniera era bene accetta, purché servisse a scardinare quanto di mummificato e di parassitario sussisteva nella loro realtà culturale (¡MUERA LA REACCION INTELECTUAL Y MOMIFICADA!, recita il terzo manifesto estridentista).
L’aspetto più affascinante e contraddittorio del movimento sta proprio nella coesistenza, in esso, di questo quasi infantile ribellismo e velleitarismo e, insieme, di una tendenza più ripiegata e umbratile, di chimismi lirici che assorbono il meglio della poesia del tempo transustanziandolo in forme assolutamente nuove e originali.
Il grande Kyn Taniya, ad esempio, non esita a prendere in prestito le raffinate visualizzazioni dei “calligrammes” di Apollinaire, ma piegandoli ad una declinazione poetica che esorbita di gran lunga dalla pura mimesi e si converte, invece, nel fremito della poesia “tout court”. E, anche quando la lirica evade dalla prigione grafica del “calligramme” e lo schema è paroliero ed affrancato da esigenze metriche, la sensibilità di Kyn Taniya capta di continuo sottili vibrazioni cosmiche (“Radio”) che si rivestono però, nella parola, di una loro carnalità accentuata. “Los astros bailan como pescados ebrios / ebrios de agua de mar / y los peces nadan en el limpio acuario de la noche.” L’esito è una poesia ricca di sinestesie (il “silenco amarillo” in “Prisma” di Maples Arce), di metamorfismi stravaganti e funambolici che fanno pensare, molte volte, agli ardimenti lirici di Nezval in Cecoslovacchia. Nel grande crogiolo dell’Estridentismo vanno a fondersi, con esiti discontinui e superbamente irregolari, tensioni politiche e culto del progresso e del dinamismo, accensioni metaforiche che richiamano alla poesia spagnola barocca (Gòngora tra tutti) e sberleffi clowneschi, in un cortocircuito spesso stupefacente tra cultura alta e cultura popolare.
Nella speranza che l’Estridentismo, presentato qui con questi pochi e scheletrici cenni, non divenga un giorno preda di accademici e di cacciatori di varianti, e che esso sia invece delibato con la gioia pura e afilologica del semplice lettore di poesia, vorremmo concludere con le parole scritte nel 1944 da List Arzubide, e richiamate da Luis Mario Schneider nella maggiore monografia d’insieme sul movimento (“El Estridentismo”, Universitad Nacional Autonoma de Mexico, 1985):
“Y ahora que todo está liquidado, entregamos nuestro grito de guerra a la miopía de los historiadores, señalando ante lo que queremos que digan de nosotros, de nuestras vidas literarias, porque intentamos evitar desde hoy las discusiones de los académicos del año 2945, que vendrán a medir, a pesar, a limpiar y dar esplendor a lo que nació exacto, vivió completo y terminó sin eco porque estaba más arriba que todas las montañas.”
Alessio Magaddino
***
Per una antologia dell’Estridentismo
LUCES FRÍAS, di Kyn Taniya
Estoy escribiendo estas líneas con pluma de plata
y tinta de luz sideral
El plenilunio anestesió todos los jardines
y en la noche romántica
una mujer desnuda vierte lágrimas de agua de azahar
Pero los burgueses lincharon al último poeta
y el descubridor del radio tuvo que escapar a Marte
para que los Gobiernos no lo encarcelaran
Ahora ya no hay más idilios en los parques callados
ni trinan más aves en el follaje artificial
La fría luz de invierno sopla en las velas rojas de la vida
y los corazones jóvenos tienen que irse a perder al mar
*
LUCI FREDDE
Sto scrivendo queste righe con una penna d’argento
e inchiostro di luce siderale
Il plenilunio anestetizzò tutti i giardini
e nella notte romantica
una donna nuda versa lacrime d’acqua di zàgara
Però i borghesi linciarono l’ultimo poeta
e lo scopritore del radio dovette fuggire su Marte
affinché i Governi non lo incarcerassero
Ora non ci sono più idilli nei taciti parchi
né trillano più uccelli nel fogliame artificiale
La fredda luce dell’inverno soffia sulle rosse vele della vita
e i cuori giovani amano andare a perdersi nel mare.
**
MIDNIGHT FROLIC, di Kyn Taniya
Silencio
Escuchad la conversación de las palabras
en la atmósfera
Hay una insoportable confusión de voces terrestres
y de voces extrañas
lejanas
Se erizan los pelos al roce de las onda hertzianas
Ráfagas de aire eléctrico silban
en los oídos
Esta noche
al ritmo negro de los jazz-bands de Nueva York
la luna bailará un fox-trot
¡SI LA LUNA Y JÚPITER Y VENUS Y MARTE
Y SATURNO CON SUS ANILLOS DE ORO!
El sistema planetario será un abigarrado de “ballet”
que girará todo al compás de una luz musical
NOCHE DE FIESTA
Yo tendré que ir de frac
Pero ¿quién será mi pareja en este “midnight-frolic” astral?
*
MIDNIGHT FROLIC
Silenzio
date ascolto al colloquio di parole
nell’atmosfera
c’è un’insostenibile confusione di voci terrestri
e di voci strane
lontano
Si drizzano i capelli all’attrito delle onde hertziane
raffiche di aria elettrica sibilano
negli orecchi
Questa notte
al ritmo negro delle jazz band di New York
la luna ballerà un fox-trot
COSI’ LA LUNA E GIOVE E VENERE E MARTE
E SATURNO CON I SUOI ANELLI DORATI !
Il sistema planetario sarà un variopinto corpo di “balletto”
che girerà al tempo di una luce musicale
NOTTE DI FESTA
Io riterrò di andare in frac
ma chi sarà la mia compagna in questa “midnight frolic” astrale ?
**
INVITACIÓN, di Kyn Taniya
¡Venid a visitar el jardín de mi alma
ávidos de belleza
niños ojerosos!
¡Venid!
Los autos locos en el Camino se persiguen
¡Venid!
Las flores acaban de ser pintadas
AQUÍ TODO ES LUZ
Hay frutos en cada rama
perfume en cada naranja
y los labios maduros esperan a los besos
Después treparemos a los árboles
para ver la planicie
y nos hundiremos en el río claro
tan fresco
MAS SI LA NOCHE LLEGA
iremos
de estrella en etrella
cometas astros errantes
huyendo del jardín ridículamente teñido por la luna
Y desde allá arriba
oiremos pasar
la sollozante procesión de los HOMBRES TRISTES
¡pues aún hay hombres que lloran a la luna
en este año de mil nocecientos veintiuno!
*
INVITO
Venite a visitare il giardino della mia anima
avidi di bellezza
fanciulli accidiosi,
Venite !
Automobili folli si inseguono per la strada
Venite !
I fiori finiscono di essere dipinti
QUI TUTTO È LUCE
Ci sono frutti in ogni ramo
profuma un’arancia
e le labbra mature sperano nei baci
Dopo che ci arrampichiamo sugli alberi
per scorgere la pianura
e ci immergiamo nel fiume chiaro
tanto fresco
MA SE LA NOTTE DURA
andremo
di stella in stella
comete astri erranti
fuggendo dal giardino ridicolmente tinto dalla luna
E fin quassù
udremo passare
la singhiozzante processione degli UOMINI TRISTI
e poi ancora vi sono ombre che piangono alla luna
in questo anno millenovecento ventuno!
**
**
MARINA, di Kyn Taniya
En la cima de cada ola
baila una estrella
Notas ebrias de frescura
ya no encuentran el camino
Los mansajes transatlánticos
descansan sobre las algas
o retozan en el agua con los peces de marfil
Antenas inquietas se sacuden átomos inoportunos
que vienen y se van
Hay palabras ateridas que se nueren de frío
en el río de plata lunar
Y suspiros que se pierden en el roce
de una espuma de cristal
LAS IDEAS CLARAS DEJAN ESTELA EN EL MAR
*
MARINA
In cima ad ogni onda
danza una stella
Notti ubriache di frescura
ancora non trovano il sentiero
I messaggi transatlantici
riposano sulle alghe
o folleggiano nell’acqua come i pesci d’avorio
Antenne inquiete si scuotono atomi inopportuni
che vengono e vanno
Vi sono parole eterizzate che muoiono di freddo
nel mare d’argento lunare
E sospiri che si perdono nell’attrito
di una spuma di cristallo
LE IDEE CHIARE ABBANDONANO UNA STELLA NEL MARE
**
NOCHE VERDE, di Kyn Taniya
Mariposas espirituales…
los átomos alados se embriagan de luna
Los astros
son pájaros eterizados que cantan la melodía
del día
y esta lucidez interplanetaria es un orféon de voces de oro
que llena de alegría el espacio de cristal
La luz
sa ha vuelto música para las almas
y es el eco tembloroso de algún canto universal
NOCHE VERDE
esmeralda fría
“peppermint frappé”
De lado a lado
atravesaré todas tus horas
cruzaré a nado todas tus luces
Diáfanas corrientes magnéticas
me llevarán a decansar sobre los arrecifes del espacio
y así lentamente
iré cruzando a nado todas las horas verdes de la noche
*
NOTTE VERDE
Farfalle spirituali…
gli automi alati si ubriacano di luna
Gli astri
sono uccelli ebbri di etere che cantano la melodia
del giorno
e questa luminosità interplanetaria è un coro di voci dorate
che riempie di allegria lo spazio di cristallo
La luce
si è tramutata in musica per le anime
ed è l’eco tremula di qualche canto universale
NOTTE VERDE
smeraldo freddo
“frappé alla menta piperita”
Da lato a lato
attraverserò tutte le tue ore
incrocerò a nuoto tutte le tue luci
Diafane correnti magnetiche
mi solleveranno a riposare sopra i lastricati dello spazio
e così lentamente
andrò incrociando a nuoto tutte le ore verdi della notte
**
ESCALAMIENTO, di Salvador Gallardo
Ante la angustia de las vantanas
los autos chocan sus espadas
y los semáforos cirujanos
sangran las calles apopléticas
inmunes al desagüe de los bars
Los teatros abren sus esclusas
sobre el arroyo congelado
Y en las redes de los timbres
hay cosechas de noctámbulos
Los gusanos fosfóricos
De los letreros eléctricos
escalaron el cielo.
*
SCALATA
Dinanzi all’angustia delle finestre
le automobili si urtano con le loro spade
e i semafori chirurghi
insanguinano le strade apoplettiche
immuni dalla siccità dei bar
I teatri spalancano le proprie chiuse
sul ruscello congelato
E nelle reti dei campanelli elettrici
c’è un raccolto di nottambuli
I lombrichi fosforici
Delle insegne elettriche
scalarono il cielo.
**
PAROXISMO, di Maples Arce
Camino de otros sueños salimos con la tarde;
una extraña aventura
nos deshojó en la dicha de la carne,
y el corazón fluctúa
entre ella y la desolación del viaje.
En la aglomeración de los andenes
rompieron de pronto los sollozos;
después, toda la noche
debajo de mis sueños,
escucho sus lamentos
y sus ruegos.
El tren es una ráfaga de hierro
que azota el panorama y lo commueve todo.
Apuro su recuerdo
hasta el fondo
del éxtasis,
y laten en el pecho
los colores lejanos de sus ojos.
Hoy pasaremos junto del otoño
y estarán amarillas las praderas.
¡Me estremetzco por ella!
¡Horizontes deshabitados de la ausencia!
Mañana estará todo
nublado de sus lágrimas,
y la vida que llega
es débil como un soplo.
*
PAROSSISMO
Sul sentiero di altri sogni usciamo con la sera;
una strana avventura
ci sfogliò nella gioia della carne,
e il cuore fluttuò
fra di essa e la desolazione del viaggio.
Nell’agglomerato dei marciapiedi
ruppero d’un tratto i singhiozzi;
poi, per tutta la notte,
immerso nei miei sogni,
ascolto i suoi lamenti
e le sue preghiere.
Il treno è una raffica di ferro
che sferza il panorama e lo scuote tutto.
Consumo il suo ricordo
fino al fondo
dell’estasi,
e battono nel petto
i colori remoti dei suoi occhi.
Oggi passeremo congiunti all’autunno
e le praterie si tingeranno di giallo.
Tremo per lei!
Spopolati orizzonti dell’assenza!
La mattina sarò tutto
obnubilato dalle sue lacrime,
e la vita che giunge
è fievole come un soffio.
**
PARTIDA, di Germàn List Arzubide
Yo soy una estación sentimental
y los adioses pitan come trenes.
Es inútil llorar.
En los contornos del crepúsculo,
ventanas encendidas
hacia los rumbos
nuevos.
Palpita
todavía
la alondra
vesperal
de su pañuelo.
*
PARTENZA
Io sono una stazione sentimentale
e gli addii sono come fischi di treni.
È inutile piangere.
Nei contorni del crepuscolo,
finestre incendiate
verso le rotte
nuove.
Palpita
tuttavia
l’allodola
vespertina
nel suo scialle.
**
FlORES ARITMÉTICAS, di Manuel Maples Arce
Esas rosas eléctricas de los cafés con música
que estilizan sus noches con “poses” operísticas.
Languidecen de muerte, como las semifusas,
en tanto que en la orquestra se encienden anilinas
y bosteza la sífilis entre “tubos de estufa”.
Equivocando un salto de trampolín, las joyas
se confunden estrellas de catálogos Osram.
Y olvidado en el hombro de alguna Margarita,
deshojada por todos los poetas franceses,
me galvaniza una de estas pálidas “ísticas”
que desvelan de balde sus ojeras dramáticas,
y un recuerdo de otoño de hospital se me entibia.
Y entre sorbos de exóticos nombres fermentados
el amor, que es un fácil juego de cubilete,
prende en una absurda figura literaria
el dibujo melódico de un vals incandescente.
El violín se accidenta en sollozos teatrales,
y se atragante un pájaro los últimos compases.
Este techo se llueve.
La noche en el jardín
sa da toques con pilas eléctricas de éter,
y la luna está al último grito de París.
Y en la sala ruidosa,
el mesero acadéicos descorchaba las horas.
*
FIORI ARITMETICI
Queste rose elettriche dei caffè risonanti di musica
che stilizzano le loro notti con “pose” operistiche,
languono di morte, come le semibiscrome,
mentre nell’orchestra si incendiano aniline
e sbadiglia la sifilide fra “tubi di stufa”.
Sbagliando un salto dal trampolino, i gioielli
si confondono, come stelle di cataloghi Osram.
E, dimenticato nell’òmero di qualche perla,
sfogliata da tutti i poeti francesi,
mi galvanizza di queste pallide “ìsticas”
che svelano senza motivo le proprie occhiaie tragiche,
e un ricordo d’autunno d’ ospedale mi intiepidiva.
E, fra i sorsi di esotici numeri fermentati,
l’amore, facile gioco di bussolotti,
assume, in un’assurda configurazione letteraria,
il disegno melodico di un valzer incandescente.
Il violino si frange in singhiozzi teatrali,
e un uccello inghiotte gli ultimi compassi.
Questo tetto fa acqua.
La notte nel giardino
rintocca con pile elettriche di etere,
e la luna è vestita all’ultima moda di Parigi.
Nella sala chiassosa,
il misero accademico scassinava le ore.