
“Viviamo o ci sembra di vivere?”. Elogio di Flaiano, il marziano
Libri
Edoardo Pisani
Soltanto in Argentina. Confinati nell’inverno del virus, quelli della Municipalidad de Tres de Febrero, alla periferia di Buenos Aires, si sono inventati un “Mundial de personalidades”, via Instagram. Beh, il titolo di ‘personalità’ più importante del luogo è andato a uno scrittore. Ernesto Sabato. Medaglia d’argento per il cestista Luis Scola, un passato nella Nba e una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atene, che ha da poco compiuto 40 anni. Sabato, invece, morto il 30 aprile del 2011, di anni ne avrebbe fatti, il 24 giugno, 109. È nato nel 1911 – la lapide ha sonorità armoniche, alchimia matematica.
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Sfogliando le statistiche, Ernesto Sabato è ricordato per essere il secondo argentino ad avere ottenuto il nobilissimo Premio Cervantes, era il 1984. Il primo, manco a dirlo, fu Borges, cinque anni prima. Ernesto Sabato, tuttavia, autore di tre romanzi diversamente indimenticabili (almeno i primi due, Il tunnel, 1948, e Sopra eroi e tombe, 1961, cui va sommato L’angelo dell’abisso, 1974; in Italia è edito da Einaudi, Feltrinelli e Sur), ha goduto dell’ammirazione di Albert Camus (che si impegnò per farlo tradurre da Gallimard) e di Witold Gombrowicz, che nel 1966 firma una appassionata introduzione ai suoi romanzi, pubblicati in Germania. Gombrowicz, è noto, non sopportava Borges, ritenendolo autore accademico, esangue, torbidamente intellettuale. Nel Diario, invece, è il 1954, ha pagine efficaci su Sabato. “Con Ernesto Sabato (uno scrittore argentino) al bar Helvetico. Sabato che, oltre a scrivere, tiene un corso privato di filosofia, mi spiega il suo metodo. Dice: Hay que golpear (bisogna colpire). Bisogna strapparli alla realtà alla quale si sono abituati e portarli a vedere tutto con occhi nuovi, come se fosse la prima volta. Quando si sentiranno completamente inermi in questo mondo visto per la prima volta, l’angoscia li spingerà a cercare una soluzione, a rivolgersi a un maestro… Ma prima bisogna rompere tutto, creare uno stato d’allarme… Ha ragione. Il sapere, dalla matematica pura alle più oscure suggestioni dell’arte, non è fatto per tranquillizzare l’anima, ma per renderla tesa e vibrante”. Questa nota penso sia utile per capire i libri, lo ‘stile’ di Sabato.
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Sostanzialmente italiano – i genitori erano calabresi, immigrati in Argentina – Sabato era il decimo di undici figli e pare il contrario di Borges. Studiò fisica, con un certo successo, per questo, nel 1937, è a Parigi, a fare ricerca presso il laboratorio dei Curie. La letteratura lo ha già segnato: in Francia conosce il club dei surrealisti. Due anni dopo si specializza al MIT, nel 1940 tiene la cattedra di meccanica quantistica all’Universidad de La Plata. L’impegno politico coincide con l’incontro erotico: segretario della federazione giovanile comunista, conosce la diciassettenne Matilde Kusminsky Richter che lascia la famiglia per stare con lui. Si sposano nel 1936, avranno due figli. Ribelle verso i dettami stalinisti, i compagni lo inviano nel ’34 in Russia, per un viaggio, per così dire, ‘rieducativo’. Lui ne uscirà, un po’ dopo, con una sintesi violenta: “Era un posto dove o uno guariva o finiva nei gulag oppure in un ospedale psichiatrico”. Fu antiperonista, e presidente, dopo gli anni del regime militare argentino, della “Comisión Nacional sobre la Desaparición de Personas”. “Durante gli anni Settanta”, scrisse in quel documento, “l’Argentina fu squarciata da un terrore che proveniva dall’estrema destra come dall’estrema sinistra… ai crimini le Forze Armate risposero con un terrorismo infinitamente peggiore del precedente, perché dal 24 marzo 1976 ebbro il potere e l’impunità dello Stato assoluto, sequestrando, torturando e assassinando migliaia di esseri umani”. Gli piaceva il calcio, “perché è una passione e ogni passione è violenta”.
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Grazie a Paula Conde del Clarín, che ha scritto un ritratto di Sabato, vengo a sapere un paio di cose. Ad esempio che Sabato “voleva gettare tra le fiamme Sopra eroi e tombe: fu l’intervento della moglie a impedire che ciò accadesse” – il che lo avvicina a molti scrittori che ‘raffinano’ l’opera nel fuoco, come se questo fosse un processo alchemico. Poi scopro che Sabato è amatissimo da John Malkovich. “Cinque anni dopo la sua morte, nel 2016, Malkovich venne a visitare la casa di Sabato, uno scrittore, a suo dire, pari a William Faulkner. Avrebbe voluto mettere in scena un brano di Sopra eroi e tombe, il ‘Rapporto sui ciechi’, interpretando il paranoico Fernando Vidal Olmos”.
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Dagli anni Novanta smise di scrivere. Si dedicava alla pittura. Si dichiarava anarchico (“Sono un anarchico! La gente crede che l’anarchico sia uno che mette le bombe, invece gli anarchici sono grandi spiriti, come Tolstoj”). Chi aveva l’ardore di telefonargli, era accolto dalla sua voce, registrata in segreteria, “Non posso aiutarvi. Sono molto depresso, angosciato. Non ho il coraggio di parlare con nessuno”.