Sia lode, ora, allora, a Jean-Claude Arnault, che ha avuto l’ardore di toccare il culo alla principessa Victoria di Svezia. Così, l’energumena presa per il culo del Premio Nobel per la letteratura se ne è andata – perdonate il perpetuarsi della metafora fisiologica – a cagare. Professione fotografo, passione per il gentil sesso, Jean-Claude, ora noto come il pornomane di Svezia, pare che oltre a essere beccato mentre – così la dida – “poneva una mano sul fondo schiena” della regale, abbia violato l’intimità di almeno 18 tizie passate per le aule del premio più celebre del mondo. Con la compiacenza della moglie, Katarina Frostenson, poetessa, membro dell’Accademia Svedese – il politburo da cui scaturisce il Nobel – gran bella donna, per altro. La storia pare un’appendice de Le relazioni pericolose, il vizioso e magistrale romanzo di Laclos, meriterebbe uno scrittore da Nobel. Ma in Svezia, si sa, i panni sporchi si lavano in casa, non puoi sbatterti una tizia sotto i riflettori e ostentare le mutande al vento. Così. Il Premio Nobel per la letteratura quest’anno non si assegna. “In linea di principio, il Premio Nobel viene assegnato ogni anno, ma le discussioni sul Nobel sono state rinviate in diverse occasioni durante la storia dei premi. Una delle circostanze particolari che giustificano l’eccezione è quando si presenta una situazione così grave da far percepire come poco credibile l’assegnazione del premio”. La nota, divulgata oggi, 4 maggio, dall’Accademia Svedese toglie tutti dall’imbarazzo: il Nobel per la letteratura 2018 non viene assegnato. Ciò “non influirà sulla consegna dei Nobel 2018 per le altre categorie di premi”. L’anno prossimo, dicono, si ripartirà da zero, tutti pimpanti e adeguatamente asessuati. Tuttavia. L’evento è clamoroso. L’ultima volta che il Nobel per la letteratura non è stato assegnato era la Seconda guerra. La cosa, tuttavia, mi rende felice come un peccatore nel paradiso delle infinite vergini. Perché? Per due ragioni. Primo. Non s’è mai parlato così tanto di sesso. Il sesso, la sessualità, la banalità del corpo, è il cuore di questa era neopuritana. Non si parla d’altro. Dall’omofobia alla teoria del gender, da YouPorn all’ennesima attricetta che mostra la tetta, dall’ennesima violenza al movimento movimentato MeToo: il corpo è ovunque, è tutto. Il sesso è ostentato come l’unica verità oppure celato come la candida, callida vergogna. Incredibile. Pare che il dottor Freud sia passato di qui invano: dopo aver passato un secolo a dissezionare i desideri inconsci e le frustrazioni perdute, ci scopriamo analfabeti riguardo alla carne. Il Viagra è la lieta novella, le escort producono aforismi degni di Eraclito. Secondo. Il Premio Nobel per la letteratura – che ogni scrittore sogna di ottenere per convincersi di non essere uno sfigato – va abolito per sempre, definitivamente. Non ha alcuna autorevolezza. Insomma. Li avete letti i nomi dei 18 – un numero che ricorre, misticamente erotico – accademici che ogni anno pontificano e decretano dal deretano del proprio ego il vincitore del Nobel per la letteratura? Lotta Lotass, Bo Ralph, Sture Allen, Anders Olsson, Sara Danius… ma chi ca**o sono? Bravi accademici, certamente. Ma perché ogni anno dobbiamo pendere dal cervello di costoro per sapere chi è il più grande scrittore del momento? Insomma. Fosse una giuria costituita da, faccio per dire, Philip Roth, Michel Houellebecq, Ferdinando Camon, Simon Armitage, Margaret Atwood, ci potrei anche credere. Ma questi emeriti 18 che talento hanno per giudicare il Nobel per la letteratura? E poi. Tutti sappiamo che la sola autorevolezza del Nobel per la letteratura si fonda sul denaro. Tanto denaro. Che vile porcata. Gli scrittori, in massa, dovrebbero rifiutare il Nobel per la letteratura perché è risaputo che un capolavoro non ha prezzo e si scrive meglio sulla soglia della sopravvivenza, da poveracci. D’altronde, quelli del Nobel hanno una idea vagamente salutare, salutista, imbarazzante della letteratura. Letteratura significa gettare gli occhi tra gli svergognati, mettere le mani nella zuppa di tenebre, sapere che ogni relazione umana è necessaria per consolidare le proprie ossessioni, che si ama per scarnificarsi, che la penna è una tortura. Sporcarsi. Sporcare. Azzannare l’oscurità. Mettere in questione la morale comune. Violentare le convenzioni. Già. La letteratura è brutta e cattiva. Violenta. Sulla carta, ogni perversione è permessa. Anzi, è necessaria. Se non vedo l’orrore come saprò custodirlo? Lasciamo gli accademici svedesi alle loro fumose perversioni. Tante grazie Jean-Claude, il porco che ha salvato la letteratura dall’abulia della banalità. (d.b.)