“Non ho più idoli”: dialogo con Davide Tura, pianista e compositore
Dialoghi
Clery Celeste
“Farmaco e veleno sono ora una cosa sola”, così recita l’oracolo dedicato alla runa Eihwaz. Runa cardine del passaggio dal vecchio anno al nuovo. Ci eravamo lasciati alle tre rune del ghiaccio, segni che affondavano rispettivamente le tre fasi della morte. L’uomo diventa eroe di se stesso accogliendo il dolore della perdita, facendo morire alcune parti dell’io, annegando nel lago ghiacciato il nostro ego. L’uomo da eroe diventa sciamano, si concede la strada meno facile, passa così tra i mondi. Dopo le rune difficilissime dell’inverno abbiamo la comparsa di Jera, runa rappresentante la ciclicità delle stagioni, significa letteralmente “un anno”. Al ghiaccio che si spezza fa capolino un nuovo inizio. Jera è la ruota del destino, è il tempo che si svolge mangiando se stesso in un infinito ritorno all’origine. Abbiamo superato le prove della morte e ora possiamo raccogliere ciò che abbiamo seminato nell’inverno.
Arrivati a questo punto, consapevoli che il cammino della vita non è solo quello che tocchiamo e vediamo, scesi nel regno dell’ombra e dei morti, ritornati poi alla luce ci troviamo nello stato di connessione profonda della runa Eihwaz. Iniziamo l’anno con la runa di collegamento per eccellenza, la runa del viaggio sciamanico. Eihwaz è una linea verticale di vertebre legnose, si erge verso l’alto e agli estremi dell’asse verticale ci sono due piccole linee oblique e in direzione opposta tra loro, stanno a indicare i due diversi mondi ai quali apparteniamo. Siamo l’unione di un corpo corruttibile e in decomposizione, da quando nasciamo non smettiamo di affondare giorno dopo giorno le unghie dentro la morte, e di un corpo incorruttibile che è l’anima, il nostro spirito, capace di una eternità che ci spinge dentro e vuole espandersi, illuminare tutto. Eihwaz rappresenta l’albero sacro del tasso, il suo segno ricorda lo scheletro del tronco con le radici che affondano nell’ombra della terra e le foglie che puntano alla luce. Questa runa è collegata a Hel e ad Asgard, ovvero il mondo inferiore e il mondo superiore. Ecco che il farmaco e il veleno si trovano ora a essere perfettamente riuniti.
L’albero del tasso è simbolo della vita riunita in tutti i suoi contrasti: le foglie e i semi di questo albero infatti sono tossici, contengono la taxina, sostanza che se ingerita provoca tremori, nausee, difficoltà respiratorie e persino problemi cardiaci. Dall’altra parte il tasso ha un legno estremamente duro e resistente, veniva infatti usato dalle popolazioni nordiche per costruire le armi da guerra, archi e frecce erano tutti costruiti con questo materiale. Attraversiamo il passaggio dell’anno con questa runa potente di collegamento: Eihwaz è l’energia che si propaga in tutte le cose, dall’alto come in basso, un segno che regge i diversi livelli di realtà. Se ci siamo dedicati alla nostra morte con le rune del ghiaccio ora siamo capaci di collegare i diversi mondi dell’esistenza. Il velo delle dimensioni si è aperto per noi, la chiave sta dentro ogni singola vertebra. La colonna vertebrale è composta da ventiquattro vertebre, a ognuna di esse corrisponde una energia runica. Eihwaz nel suo segno è la spina vertebrale stilizzata, questa runa ci suggerisce quindi di restare dentro la coscienza di se stessi, di perseverare. Eihwaz mantiene la colonna stabile, l’unico asse di connessione che ci serve è già dentro di noi.
Eihwaz insegna a non guardare altrove, tutte le possibilità della conoscenza dei mondi sono all’interno di noi, basta cercare tra le vertebre, spulciarne una per una. Sentire i piedi piantati al suolo come fossero le radici del tasso, immaginare la linfa che dalle gambe colonizza tutto il mondo infero. Possiamo andare a trovare i morti, possiamo trovare la nostra morte dell’ego. Ora concentriamoci sulla nostra testa, inarchiamo la colonna, stendiamola fin dove possiamo, proviamo a raggiungere il cielo. Agard è proprio lì, nell’ultimo limite della luce azzurra del cielo.
L’albero del tasso rimane sempreverde e anche quando viene tagliato riesce a ricrescere dalla ferita. Farmaco e veleno ora sono insieme. Eihwaz è l’unica lettera dell’alfabeto runico a cui non corrisponde un esatto suono, si potrebbe dire che gli corrisponde “ei”, ma in realtà questo simbolo era utilizzato più come segno magico che come lettera. Come il tasso che veniva piantato vicino ai luoghi di sepoltura poiché si credeva che riuscisse a intrappolare le anime dei morti infelici, di chi non era riuscito a passare la luce e vagava tra le terre.
In questi tempi in cui siamo stati letteralmente e concretamente oppressi dalla paura della morte ci può essere utile Eihwaz: il segno che l’anno nuovo inizia solo dove termina la paura della morte. Smettere di avere paura non è un atto straordinario, passa per la comprensione della natura. Morire è cosa naturale, ci appartiene, ma se facciamo morire in vita il nostro “vecchio io”, la parte vecchia e ammuffita dell’ego, allora possiamo attraversare l’anno portando con fierezza tutto l’asse vertebrale. Siamo in posizione eretta, abbiamo smesso di gattonare. Non possiamo più strisciare come la paura (indotta da altri) vorrebbe.
Clery Celeste