11 Maggio 2021

“Eureka! Sono diventato pazzo”. Edgar Allan Poe, la biografia

Primi di febbraio del 1848: i giornali di New York annunciano un evento imminente, gravido di mistero. “Edgar Allan Poe terrà una conferenza alla Society Library giovedì sera… Soggetto: L’Universo”. Non poteva darsi argomento più vasto, più vago. Nessuno sapeva cosa attendersi: un racconto, una poesia, una conferenza? Poteva accadere di tutto. L’“Home Journal” azzardò, “Di una cosa siamo certi: solidità del pensare, freschezza, immagini sorprendenti e suggestive”. Come “anatomista del pensiero”, in effetti, Mister Poe “sbriciola il genio e le sue imitazioni con un’abilità pressoché ineguagliabile”. Gli annunci alimentarono l’attesa. Nonostante la fama, Poe era stato lontano dal pubblico per più di un anno.

La sede, recentemente trasferita tra Leonard e Broadway, dava pochi indizi. Il consiglio di amministrazione della Society Library comprendeva i lumi del secolo, come il banchiere Cornelius Roosevelt. Il biglietto era più caro dell’American Museum di P.T. Barnum: Ralph Waldo Emerson aveva tenuto lì la sua Lecture on the Times, ogni sorta di intrattenimento era passato per quell’aula. Le esibizioni più recenti comprendevano: i suonatori di campane svizzeri, un’associazione americana esperta in dagherrotipi, un mago da palco, tele “Signor Blitz”. La conferenza di Poe sarebbe stata un racconto, una poesia, un trattato scientifico… Il “Weekly Universe” osservava: “Mister Poe non è soltanto un uomo di scienza – non un mero poeta – non un puro uomo di lettere. Combina tutte queste qualità… è qualcosa di più”.

Quel discorso rappresentava il ritorno di Poe dopo una violenta assenza. Tre anni prima, con la pubblicazione di The Raven, la fama gli aveva sorriso. La strana, sagace melodia e il ritornello inquietante, pronunciato da un uccello enigmatico a uno studioso lacerato dal dolore, Quoth the raven: Nevermore, si erano impresse nella mente del pubblico. Pubblicato per la prima volta sotto pseudonimo, il poema è stato elogiato, ristampato, imitato. Un quotidiano di Gotham delirava: “è stato scritto con un metro sconosciuto agli dèi, agli uomini e ai librai, che riempie di delizia l’orecchio, con la sua musica selvaggia e stridente. Tutti leggono quel poema e ne fanno un idolo”.

Poe divenne un appuntamento fisso nei salotti letterari di New York, dove magnetizzava gli ascoltatori con recite intense e sommesse. La poetessa Frances Sargent Osgood ha ricordato “la sua bella testa orgogliosa, gli occhi scuri da cui lampeggiava, sotto gli scrosci della luce elettrica, emozione e intelletto”. Un altro spettatore ricorda la passione per il mesmerismo, per la scienza dei fluidi invisibili e delle vibrazioni che connettono le menti: “Il pubblico pensava che vi fosse qualcosa di strano in lui; storie stravaganti sorgono intorno alle sue esperienze mesmeriche”. The Raven gli aprì molte porte. Nel 1845 Poe tenne una conferenza dal titolo The Poets and Poetry of America in cui, davanti a una folla di oltre trecento persone, denunciava lo stato debilitato della scrittura e della critica americane, le cricche provinciali, i regionalismi, le reputazioni gonfiate ad arte. Alla fine del 1846 l’autorevolezza letteraria di Poe, il suo gusto per la provocazione, lo portarono vicino al sogno di fondare una rivista propria. Durante quella vampata di fama si dimostrò un uomo equilibrato, arguto, pacatamente ottimista (benché ansioso).

La fortuna, tuttavia, mutò. Nel 1847 passò dai convegni alle chiacchiere, dagli applausi agli scandali. Si trasferì a Fordham, dodici miglia a nord della città, con la zia e la moglie malata, Virginia. Confessò a un amico: “Sono diventato pazzo, con lunghi intervalli di orribile sanità mentale. Durante questi attacchi di totale incoscienza, ho bevuto, Dio solo sa quanto e quanto a lungo”. Amici e invidiosi speculavano sulle sue condizioni di salute. Un amico, George Eveleth, studente di medicina, scriveva all’editore Evert Duyckinck: “Dov’è dunque Mister Poe – cosa sta facendo – cosa potrebbe fare? Continua a bere atrocemente come prima o si è convertito?”. Il suo rivale, Thomas Dunn English, aveva scritto un romanzo che ridicolizzava Poe, perennemente ubriaco. “Sappiamo che Mister Poe è stato impiegato per arredare la nuova ferrovia a Broadway. Lo abbiamo visto per strada, qualche giorno fa… uno straccione”.

Tuttavia, fuori dagli strilli dei giornali e dai salotti di New York, al riparo dal pubblico, Poe stava tramando la fase successiva della propria carriera. Isolato, in uno dei suoi momenti più cupi, possedeva ancora un’immaginazione astronomica. Vagava per i prati lussureggianti di Fordham, o sulle scogliere che precipitavano nell’Hudson; intraprese nuovi, audaci lavori: alcuni saggi sulla “scienza della composizione”; Ulalume, ballata ipnotica sulla “nebulosa lucentezza” di una stella appena nata; un racconto visionario, The Domain of Arnheim, scarabocchiato su un unico, lungo rotolo di carta; la conferenza intitolata The Universe, annunciata all’inizio del 1848 dai giornali newyorchesi. Poe riponeva le sue speranze in quel lavoro, il primo passo “per ristabilirmi nel mondo letterario”. Come scrittore, un racconto gli veniva pagato intorno ai venti dollari. Una conferenza con un pubblico decente che pagava cinquanta centesimi a biglietto, avrebbe potuto fargli guadagnare abbastanza per diversi mesi di affitto. Il titolo della conferenza, per esteso, sarebbe stato, Eureka: An Essay on the Material and Spiritual Universe. Eureka! è l’esclamazione di Archimede dopo aver scoperto il metodo per calcolare la purezza dell’oro della corona di Gerone; Eureka! era il grido di gioia dei cercatori d’oro in California. Poe era convinto che le scoperte del suo saggio gli avrebbero assicurato una fama immortale, lo avrebbero reso ricco. Scandagliare i misteri dell’universo gli avrebbe, soprattutto, salvato la vita.

John Tresch

*Professore al Warburg Institute di Londra, John Tresch ha pubblicato “The Reason for the Darkness of the Night”, una biografia su Edgar Allan Poe “e la nascita della scienza americana”. Poe, infatti, è indagato attraverso gli interessi letterari e scientifici. Dal libro, edito da Farrar, Straus and Giroux, abbiamo estratto un capitolo, “Subject: The Universe”.     

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