Anche oggi vado in cerca di libri. Vado a stanarli nei posti che conosco, dove so di non spendere molto; dove forse l’agguato della curiosità mi riserverà argute sorprese, splendide visioni: il solito ‒ incredibile, sorprendente ‒ incanto del momento.
Ho appena fatto un viaggio per venire in una città che non è la mia, macinando chilometri e chilometri sull’asfalto rovente. Arrivo. Mi sistemo. Ma poi il richiamo è più forte di me. Devo subito uscire.
Sono senza occhiali, nel momento in cui alzo lo sguardo e leggo un titolo che lentamente mi risveglia dal torpore che la guida in autostrada mi aveva assegnato. Senza occhiali leggo queste parole: Ritratto del poeta attraverso le lettere. Non capisco, dell’autore leggo solo Thomas, perché il resto del nome è coperto da altri libri. Il titolo, ad ogni buon conto, è interessante, penso a Thomas Mann?
Non può essere: quale altro libro ha scritto un gigante della letteratura come lui? Perciò mi faccio coraggio, oltre allo sguardo alzo il braccio e con la mano prendo il libro, lo stringo, me lo porto sotto il naso, e la sorpresa è enorme!
Ho con me le lettere di Dylan Thomas! (pubblica Einaudi nel 1970). Una selezione di lettere, ma tanto basta a inorgoglire il mio orgoglio!
In copertina c’è lui, coi capelli arruffati, camicia bianca, cravatta ben tenuta. Lo sguardo del poeta è altrove, probabilmente immerso in altri versi, tormentato dagli affanni e dai demoni che non lasciano irrisolto il destino. Con una mano brandisce fiero quel solito bicchiere mezzo pieno, mentre con l’altra si regge quasi sulla gamba sinistra, forse a indicare una posa, nell’assoluto empireo dei giganti di ogni tempo.
Dylan Thomas ha lo sguardo ubriaco, attonito nel vento, reso quasi sacro dalle spirali silenziose di un mondo altro che soffia a nostra insaputa. Sembra ti osservi sdegnoso e superbo come un fauno, il poeta; l’occhio intriso di memorie, macchiato di verità nascoste e irrisolte.
Ma, dopo tutto, non si è poeti se non si è anche scrittori. Soprattutto se non si scrivono lettere a qualcuno. Lettere che hanno il sentore del micidiale. Protette da parole proibite, quanto aderenti alla realtà fino all’osso. Lettere, che denotano il tono di una vita spesa fino all’ultimo sul ciglio invisibile della luna, a strapiombo sul mondo.
16 giugno 1938 Gosport Street, Laugharne
Questo è di nuovo un brutto momento per me e non posso comprare il francobollo per la lettera. Non ho un solo penny, o un mezzo penny, né una vecchia moneta francese. Senza fumo e senza pane, abbiamo dinanzi a noi un brutto week-end. Aspettiamo scellini che non abbiamo alcun diritto di aspettarci. Amara, crudele Laugharne; la mia pipa è piena di cicche tolte dalla grata, il tavolo è gremito di finali morti di poesie, ho la testa piena di assurdità. Il sole sta splendendo sul fango; mia moglie è fuori in cerca di molluschi.
Dylan
Come a dire che il poeta, qualsiasi situazione si trovi a vivere, rimane lì e la sorprende: e splende, come un dannato sole sul fango.