Piccolo penny. Omaggio a Amy Winehouse
Cultura generale
Massimo Triolo
“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”, così dice Cesare Pavese nel suo La luna e i falò. Questo attaccamento a una fonte sorgiva è il principio di ogni fuga. Una fuga di liberazione e strazio al contempo. Si pensi al Leopardi di “Sempre caro mi fu quest’ermo colle,/ E questa siepe”. Da un’estrema concretezza si cagiona il sentimento così astratto, vago e indefinito, dello spazio senza confini, uno slancio che non conosce argini verso l’altrove, l’infinito appunto. Tutto ciò lo ritroviamo nella musica dei Texile. È il mare, il Mediterraneo del Golfo di Cagliari che fa sentire il suo dolce urlo scrosciante di onde e vento di maestrale insinuandosi come uno spiffero tra i suoni. Ci sono poi le esplosioni improvvise del sole e i soprassalti delle nubi in cielo.
La lezione della terra si fa suono nel primo EP della band cagliaritana. E infine il dolore, un disincanto che la voce purissima e al contempo sensualmente glaciale di Grace, la cantante, sublima con abbandono. Alla base di tutto il sound, l’ineccepibile maestria alle percussioni di Valentino Murru che sorregge e struttura la composizione dando il ritmo narrativo ai brani. Suoi anche i testi che incantano con un tono che sa di confessione sussurrata tra amanti, a cui si sommano immagini abissali (…la superficie ignora il fondo). Uscito a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno e preceduto dal singolo Settembre (lanciato, non a caso, nell’omonimo mese), Blu macchiato di blu è una piccola gemma che racchiude suoni e influenze dal mondo riverberati dalla terra pietrosa dell’Isola. Da segnalare anche la bellissima cover di Non è niente, una canzone tratta dal film La calda vita, girato nel lontano 1963 in una Sardegna ancora incontaminata dal tragico turismo di massa, e cantata da una giovanissima Catherine Spaak. I suoni dilatati e ipnotici, la venatura downbeat, così come i diversi aspetti della musica dei Texile, hanno il gran pregio di partire dalla terra, ma solo per trovare l’impulso al volo. Nessuna caduta in certe chiusure identitarie, quindi, ma unicamente i diversi suoni dal mondo che rimbalzano amplificati dalle grotte del golfo, in un alchemico incontro quale quello preconizzato da Antonia Pozzi: “Ma per me la terra/ è soltanto la zolla che calpesto/ e l’altra/ che calpesti tu:/ il resto/ è aria/ in cui – zattere sciolte – navighiamo/ a incontrarci”. Qui potete vedere (e ascoltare) Settembre.
Matteo Fais
I Texile sono:
Grace: voce
Luca Becciu: chitarra
Simone Mattana: tastiere
Gabriele Loddo: basso
Valentino Murru: batteria
Arrangiamenti di Stefano Guzzetti e Texile
Produzione di Stefano Guzzetti
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/texilemusic/
Casa discografica: Stella Recordings