20 Settembre 2020

David Bowie sulla Transiberiana, una tigre bianca nel bicchiere di cristallo. “La Siberia mi ha molto colpito. Per giorni e giorni abbiamo viaggiato in mezzo a foreste maestose, tra fiumi e vaste distese…”

David Bowie sulla Transiberiana: pare una immagine incongrua, inattesa, la tigre in un bicchiere di cristallo. “La Siberia mi ha molto colpito. Per giorni e giorni abbiamo viaggiato in mezzo a foreste maestose, tra fiumi e vaste distese. Non avrei immaginato che al mondo esistessero ancora luoghi così integralmente pieni di una natura incontaminata”, ha detto Bowie, allora. Era il 1973, e Ziggy Stardust, sul ciglio di sbriciolarsi, volava per un tour sterminato, dagli Usa al Giappone. Compreso viaggio spettacolare attraverso l’Unione Sovietica – dove i suoi dischi non potevano essere venduti – e l’infinito siberiano. Forse Bowie, per un attimo, venticinquenne eletto alla gloria, corpo che segna il discrimine della fama, simile al taglio di Fontana, all’avvento di una nuova dimensione della musica, voleva perdersi. Scendere dal treno, assumere figura felina, a quattro zampe, andare. Ha volto di tigre bianca, Bowie, in quel treno. A volte è ripreso mentre dorme – cosa sogna?, dov’è?, quale epica lo abita? Ed è quel viso – maschio&femmina, saturo di sacro e dissacrante, ostia e ostilità – che ci ipnotizza, ancora, come d’un uomo incontaminato, dunque eterno, eternamente giovane perché invecchiato mille incredibili volte. Quelle fotografie siberiane, insieme ad altre, sono in mostra, dal mese prossimo, al Brighton Museum & Art Gallery. La mostra s’intitola Rock ‘n’ Roll with Me Bowie/MacCormack 1973-76. In quegli anni David Bowie, specie di alieno ubiquo, recita nel film di Nicolas Roeg, L’uomo che cadde sulla Terra. Le fotografie sono di Geoff MacCormack, amico d’infanzia di Bowie, che lo segue da Alladin Sane in poi, fino al 1976. Di fatto, la vita di MacCormack sarà segnata da quegli anni passati con il ‘Duca Bianco’, quel viso ne sigilla il successo fotografico. Come una chiamata. Per il “Guardian”, Lanre Bakare ha dato notizia della mostra: qui traduciamo parte dell’articolo.

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Quella conversazione avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Geoff MacCormack era amico di David Bowie dagli anni delle scuole. Nel 1973 David telefonò a Geoff. L’artista, all’epoca, era per tutti “Ziggy Stardust”. Gli chiedeva di unirsi alla sua nuova band, gli Spiders From Mars. All’epoca MacCormack vendeva spazi pubblicitari per un’azienda londinese. Accetto immediatamente. Il tour durò tre anni e lui scattò dozzine di fotografie.

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Il tour attraversò ogni angolo del globo: in alcune fotografie David Bowie è sulla Transiberiana. Le immagini scattate da MacCormack, una sessantina, sono raccolte in una mostra al Brighton Museum & Art Gallery. MacCormack ha usato una Nikkormat, acquistata per lui dal fotografo giapponese Masayoshi Sukita, catturando le immagini più intime di Bowie, negli anni della sua vertiginosa creatività. L’epoca del tour coincide con la pubblicazione di cinque album, dal 1973 al 1976, da Alladin Sane a Station to Station che contribuirono a fare di Bowie una star internazionale, tra le più grandi e riconoscibili del pianeta.

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Ci sono immagini di Bowie nei panni di Ziggy Stardust nel camerino dell’Hammersmith Odeon, a Londra, che legge con calma il giornale pochi minuti prima di salire sul palco; altre lo raffigurano mentre gioca nella Transiberiana, alcune fermano la sua carriera cinematografica. Per MacCormack le fotografie migliori sono quelle scattate a Santa Fe, negli Stati Uniti, quando il cantante ha recitato nel film di Nicolas Roeg, The Man Who Fell to Earth. “Si è divertito a lavorare per quel film, era una specie di idillio”, ricorda MacCormack. Dopo quel tour ha continuato a coltivare la passione per la fotografia. “Avrei potuto scattare più fotografie… ma il peso delle immagini sarebbe mutato. Avrei potuto essere irritante, avrebbe potuto essere un fastidio. Scattare in modo sporadico ha dato alle fotografie una specie di serena autenticità”.

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L’ultima volta che MacCormack ha visto Bowie è stato nel 2013, dopo un viaggio a Cuba e a New York. Nel 2010, un viaggio di quattro giorni si è tramutato in una vacanza di due settimane: i voli aerei erano bloccati per il cattivo tempo. “Siamo andati teatro, abbiamo giocato a bowling. Abbiamo passato diversi giorni insieme, finalmente, dopo tanto tempo. È il mio ultimo grande ricordo che ho di lui”.

Lanre Bakare

*In copertina e nell’articolo: tutte le fotografie sono di Geoff MacCormack

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