07 Marzo 2018

Cosa ci fa Grisélidis, prostituta rivoluzionaria, di fianco al sepolcro di Borges? Jorge Fondebrider racconta una storia pazzesca

Sono arrivato in Svizzera quasi per caso. Ho vinto una borsa di studio per passare un mese a tradurre in una Residenza per traduttori. Dista circa 45 minuti da Zurigo e un chilometro da Wernetshausen, un paese sperduto nel bel mezzo della campagna, dove si trova Looren, un luogo che a malapena ha un nome. Quando sono arrivato, c’erano quasi 50 cm di neve fuori dalla finestra della mia stanza, che si affacciava su un prato, seguito da un bosco e poi da un altro paese; ancora oltre, un lago, quasi sempre sommerso nei vapori, e poi le montagne. Per chi, come me, detesta la natura era come avere il vuoto tra due fette di pane.

Il mio soggiorno doveva svolgersi nella Svizzera tedesca, ma comprendeva anche due giorni nella Svizzera romanda, quella dove si parla il francese. La nostra padrona di casa, Anne-Lise Delacrétaz, ha fatto di tutto affinché io e il mio amico Matías Battistón potessimo sfruttare al meglio il viaggio e ha avuto persino l’accortezza di dedicarci un intero pomeriggio per fare un giro turistico a Ginevra, ultima tappa prima del ritorno in campagna, quel luogo dove i polli vanno in giro crudi, per dirla con le parole del poeta francese Max Jacob.

Griselidis tomba
Scrittrice, pittrice, prostituta. La tomba di Grisélidis Réal (1929-2005) a Ginevra

Trovarsi a Ginevra comportava una visita alla tomba di Jorge Luis Borges, che visse in questa città tra il 1914 e il 1918, quando la sua famiglia vi rimase bloccata durante la Grande Guerra. Secondo María Kodama, la vedova, Borges scelse di andare a morire lì perché, come ripeteva sempre, a Ginevra era stato felice. La sua tomba si trova nel Cimetière des Rois, noto in tutto il mondo come Cimetière de Plainpalais, il più antico della città e al tempo stesso una sorta di pantheon, dato che è riservato a personalità illustri. Infatti, nel suo piccolo parco si trovano le tombe di Giovanni Calvino, Denis de Rougemont, Ernest Ansermet, Jean Piaget, Robert Musil, Alberto Ginastera e consorte, tra gli altri. Secondo uno dei custodi, il sepolcro di Jorge Luis Borges è il più visitato e, se dovessimo attenerci allo stato della lapide e ai tanti fiori deposti tutt’intorno, è proprio così. Sulla lapide sono stati scolpiti, dallo scultore Eduardo Longato, sette guerrieri anglosassoni e vi si legge “And Ne Forthedon Na”, verso appartenente ad un antico poema celebrativo della battaglia di Maldon (991) tra sassoni e vichinghi. Si tratta di un’arringa e, tradotta, significa “che non abbiano alcun timore”. Martín Hadis ha dedicato vent’anni della sua vita a indagarne il significato e si trova in circolazione un suo libro che ne svela, o prova a svelarne, il mistero.

Ha attirato la mia attenzione una lapide poco distante, posizionata circa 10 metri dietro la tomba di Borges e una trentina in diagonale rispetto a quella dell’austero Calvino. Sulla pietra tombale, di forma rotonda, era scolpito, in modo inequivocabile, un altro cerchio con all’interno la riproduzione di un pube femminile. In basso, su una targa di bronzo, la scritta: “Grisélidis Réal. Scrittrice, pittrice e prostituta. 1929–2005”.

Lei chi è?

Dopo aver trascorso la prima infanzia con il padre, in Egitto e in Grecia, a 9 anni Grisélidis Réal torna a Losanna. Lì il calvinismo è legge, motivo per cui finisce per ribellarsi ai suoi insegnanti. Ciononostante, nel 1949, all’età di 20 anni, si diploma alla Scuola di Arti Decorative di Zurigo. Nello stesso anno si sposa. Dopo tre anni dà alla luce il primo figlio. A distanza di altri tre anni, ormai separata dal primo marito, ha una figlia con un altro uomo e poi un figlio maschio e, nel 1959, un altro. A quel punto parte alla volta di Monaco di Baviera, con un amante afroamericano che la picchia. Nel 1961, disperata, diventa una prostituta per potere mantenere i figli. Estradata in Svizzera per aver venduto marijuana, continua a prostituirsi ma ora come attivista. Scrive: “La prostituzione è un’arte, un umanesimo e una scienza”. Finisce in prigione.

Grisélidis Réal
La formidabile Grisélidis Réal

Le noir est une couleur, una sorta di autobiografia, le vale una borsa di studio che le permette di lasciare il marciapiede per qualche tempo. Ne approfitta per dedicarsi alla scrittura e alla pittura. Ma poi, a Parigi, prende il comando della cosiddetta “Révolution des prostituées”. Spinta dagli eccessi della repressione poliziesca, raduna circa 500 prostitute che, nel giugno del 1975, occupano la cappella di Saint-Bernard, nel quartiere di Montparnasse, e poi il distretto di Montmartre, dove si trova anche Pigalle, regno della prostituzione e dei sexy shop. Pur rischiando la prigione, Grisélidis non si nasconde e parla a viso scoperto. Con sdegno delle femministe, non le riscatta ma sottolinea che, oltre alla prostituzione forzata mossa dalla fame e dall’indigenza, ne esiste un’altra che si pratica per scelta. Scrive: “L’unica prostituzione autentica è quella volontaria (…). Devono essere proscritte esclusivamente la violenza e la crudeltà che costringono gli esseri umani a prostituirsi, e noi condanniamo quell’ingiustizia con tutte le nostre forze”. Tuttavia, rivendica la possibilità di scelta. Lei stessa sceglie di essere una prostituta, o meglio ancora, una “peripatetica”, come pretende che sia indicato sui documenti, unitamente alle sue professioni di scrittrice e autrice di arte plastica. A quel punto veste i panni della protagonista in Prostitution, un documentario di Jean-François Davy.

Nel 1977 torna a Ginevra e, di nuovo, alla prostituzione. Nel 1982 fonda Aspasie, un’associazione per la difesa delle prostitute che prende il nome da Aspasia, moglie di Pericle e, secondo alcune fonti, madame di un bordello ateniese. Quindi, prende parte a conferenze internazionali e nella sua casa, nella zona rossa di Ginevra, dà vita a un centro internazionale di documentazione sulla prostituzione. Non smette mai di scrivere. Lo farà fino alla fine, che sopraggiunge il 31 maggio 2005. Il quadro della sua produzione letteraria si completa con La Passe Imaginaire (1992), À feu et à sang (2003), Carnet de bal d’une courtisane (2005) e una serie di testi postumi ritrovati dai figli, tra cui Les Sphinx (2006), Suis-je encore vivante? Journal de prison (2008) e Mémoires de l’inachevé (1954-1993) (2011). C’è anche un ciclo di canzoni, Putains (1985), da lei composto insieme al paroliere Pierre Philippe, per il cantante Jean Guidon, con musiche di Thierry Matioszek e Alain Bashung, e un altro documentario, questa volta di Marie-Ève de Grave, intitolato Belle de nuit: Grisélidis Réal, autoportraits (2016).

Lo scandalo

Borges tomba
Il sepolcro di Jorge Luis Borges, vicino a quello di Grisélidis…

Quattro anni dopo la morte di Grisélidis, i suoi resti vengono traslati al Cimetière des Rois. In un comunicato, a firma di Laurence Bézaguet, apparso su La Tribune de Genève del 9 marzo 2009, lo scandalo viene reso pubblico: c’è chi protesta per il fatto che una prostituta sia sepolta in un cimitero di persone rispettabili, chi lamenta una futura processione di meretrici al cimitero, chi ritiene che ci siano molte donne degne di nota ma che non hanno avuto tale onore, riservato generalmente solo agli uomini, e chi ipotizza che la sua tomba sia una forma di rivendicazione della prostituzione. Non manca nemmeno chi la definisce una grande scrittrice, una che ha sputato in faccia alla morigerata borghesia, un’autentica rivoluzionaria.

Di tutti i posti possibili nel cimitero, il paradosso vuole Grisélidis Réal sepolta a pochi metri da Borges. Per spiegare tale paradosso, bisogna fare appello al critico uruguaiano Emir Rodríguez Monegal. In Borges Una biografía literaria si legge: “Stando alle confidenze rivelate da Borges a vari amici, il padre lo portò una volta da una di quelle ragazze compiacenti di Ginevra i cui clienti di solito sono stranieri, uomini solitari o giovani dalle necessità impellenti. Georgie fece la sua parte così rapidamente che restò stravolto dalla forza dell’orgasmo. Per lui, la ‘piccola morte’, come viene denominata dai francesi, si avvicinò troppo alla morte vera. Da quel momento, Georgie fu intimorito di fronte alla prospettiva dell’atto sessuale. Ma in questa storia c’è un altro aspetto dalle conseguenze probabilmente più complesse. Nell’essere iniziato al sesso per tramite del padre, Georgie dovette presumere che la ragazza di Ginevra prestasse anche a lui gli stessi servizi: condividere la stessa donna con il padre era qualcosa che sconvolgeva radicati tabù. Non si saprà mai esattamente cosa avvenne in piazza Dufour, né se fu proprio quello il posto. Si sa solo che Borges ne rimase talmente turbato da parlarne in confidenza con gli amici e includerne una chiara allusione in uno dei suoi racconti”.

Se questa storia è vera, settant’anni dopo, Borges fece ritorno nella città dove divenne “uomo” per morire e riposare accanto a una prostituta.

La mia bisnonna, che non era credente, diceva: “Puoi fare tutti i piani che vuoi, ma alla fine dio se la ride”.

Jorge Fondebrider

 

(traduzione italiana di Marianna Marchi, supervisione della professoressa Mercedes Ariza; l’articolo è stato pubblicato in spagnolo, originariamente, qui)

 

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