Preludio. Il Duce, da che parte lo prendi, tira. Esempio. Il – brutto – romanzo di Antonio Scurati, M. Il figlio del secolo, ottocento pagine da sbriciolare le pudenda, svetta in classifica. Non certo perché Scurati sia noto e belloccio – non me ne voglia – ma perché l’oggetto del polpettone storico è Lui, Benito Mussolini.
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Comprensibilmente, il Fascismo è un’ulcera, non ne puoi parlare che scattano sull’attenti i partigiani, di ogni colore. Tra i paradossi odierni c’è un Sindaco di marca PD, Giorgio Frassineti, che a Predappio, nella vecchia – e disarmata, rugginosa – Casa del Fascio, vorrebbe realizzare un museo, “Italia Totalitaria”, che racconti, senza fare epica né tanto meno propaganda, il Ventennio. Sul Sindaco sono piovuti una mitragliata di improperi, ma anche qualche finanziamento: l’opera, in effetti, s’ha da fare. L’altro lato del paradosso è un Sindaco civico, Renata Tosi, anti-PD, con un Assessore in Parlamento che ha il giubbino della Lega (Elena Raffaelli), che nella villa delle vacanze del Duce, Villa Mussolini, non fa il museo ma i… matrimoni. Per sposarsi nella villa che fu di Lui basta chiedere e pagare il giusto (se ti sposi durante la settimana paghi, a seconda se sei residente o meno, tra i 300 e i 350 euro; se ti sposi sabato o domenica dai 400 ai 550 euro; se vuoi anche usare il giardino il prezzo levita di un centinaio di euro).
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Ora. La storia di Villa Mussolini è emblematica. Edificata nel 1890 come Villa Margherita, acquistata da Rachele Mussolini nel 1934, l’edificio è uno dei centri della Storia patria, nel bene e nel male. Proprio nel 1934, dopo l’assassinio del cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss, nella Villa furono ospitati i suoi figli, in vacanza in Riviera. Del resto la Villa, su ispirazione di Vittorio Mussolini, è anche lo sfondo del “Premio Riccione” per il cinema, carnevalesco raduno di star (evocato nel libro a cura di Marco Bertozzi 1939. Danzando sull’abisso, Raffaelli, 2009). Nell’agosto del 1941, invece, è nella casa di Riccione che i Mussolini apprendono la morte di Bruno, terzogenito del Duce. Nonostante ciò, la Villa, per un po’ ridotta a ristorante, in cattivo stato, fu sul punto di essere demolita, nel 1979, sotto giunta ‘rossa’: a difendere l’edificio, in quanto bene culturale, tra gli altri, la poetessa Rosita Copioli, lo scrittore Piero Meldini e diversi intellettuali insigni. “Riteniamo che la decisione di demolire la residenza estiva del Duce vada rimeditata per ragioni storiche e culturali, che nulla hanno a che vedere, ovviamente, con la conservazione nostalgica dei ‘cimeli’ di un periodo infausto della nostra storia”, dissero. Proprietà della Fondazione Carim dal 1997, in comodato gratuito al Comune di Riccione, lo scorso anno la Villa è stata messa all’asta, forse la incorpora il ‘pubblico’. Sulla storia di Villa Mussolini. Una finestra su Riccione è ancora in giro una pubblicazione di Nives Concolino e Marina Giannini, su ispirazione del Comune, per Guaraldi, pubblicata dieci anni fa.
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Villa Mussolini, per chi s’interessa di queste cose, per altro, è pure un cimelio letterario. Appare nel più delicato tra i romanzi di Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro, dove è evocato proprio l’assassinio di Dollfuss: “Un mattina il Duce stava facendo il bagno coi due ragazzi maggiori: Vittorio e Bruno. Verso le tredici viene su dall’acqua e cosa ti trova ad attenderlo? Un dispaccio telegrafico arrivato un attimo prima, che gli comunicava l’assassinio del cancelliere austriaco Dollfuss… poi si mise a piangere, gliele ho vedute io le lacrime che gli rigavano le gote”. Il brano di Bassani è esaltato da Pier Vittorio Tondelli (“Gli occhiali d’oro resta il miglior romanzo che uno scrittore abbia dedicato a Riccione”) nell’antologia Un mare di cose da scrivere, l’Adriatico, ideata nel 1990 all’interno della mostra trionfale “Ricordando Fascinosa Riccione”.
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Se i fasti del turismo balneare romagnolo durano ancora, in parte lo si deve anche a Lui, che dalla metà degli anni Venti preferisce la Riviera ad altre spiagge. Naturalmente, il Dux si fa ritrarre in braghe alla moda, mentre snocciola bracciate formidabili, manco fosse il dio dei mari.
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Il paradosso, appunto, che pare tratto da un assurdo sketch di Guareschi, è bipartisan. Il centrodestra – così pare – usa Villa Mussolini per i matrimoni e per qualche sporadica iniziativa espositiva; il PD, nella sua rappresentanza femminile, vorrebbe rinominare Villa Mussolini, Villa Margherita, come si chiamava un dì. A nessuno è venuta in mente l’unica cosa buona da fare. Un luogo della memoria – a cui i politici, piuttosto, recano oltraggio. La schizofrenia politica, per così dire, è stata rilevata da Luca Renzi, acuto professore di Letteratura Tedesca all’Università di Urbino, che ha scritto, come già fece nel 2011, a Corrado Augias, presso la Repubblica. Il tema mi pare così importante – cosa ne facciamo dei luoghi ‘fascisti’, settanta e passa anni dopo? qualcuno si prende la briga di rifilare la Storia? qualcuno ricorda che a Riccione, oltre al Duce, faceva il bagno anche un giovane Pier Paolo Pasolini? – che ricalco la lettera del professore, su gentile concessione.
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Gentile Dott. Augias,
nel 2011 le segnalai che la villa di proprietà del duce Benito Mussolini, nell’amena località balneare romagnola di Riccione, ristrutturata e ribattezzata dall’amministrazione “rossa” del luogo “Villa Mussolini” era stata adibita a luogo per mostre piuttosto che farne Museo della memoria, come si addirebbe ad un simile patrono. Lei pubblicò la mia lettera, disquisendo giustamente sul deficit di memoria storica degli italiani: era l’8 giugno 2011.
Le ricordai anche che l’azienda di soggiorno della stessa città ha pubblicato un catalogo patinato della stessa Villa, in cui venivano anche illustrate le gesta (la nuotata virile) dell’illustre ospite dell’epoca, con tanto di memorie dei bagnini di allora e di riproduzione dell’ordinanza dell’allora podestà, che invitata i cittadini a rispettare il doveroso silenzio nelle ore notturne, per permettere al capo del governo il giusto riposo, lui che doveva prendere decisioni importanti per la nazione.
Sette anni dopo leggo sul Resto del Carlino che nel frattempo la Villa è adibita a luogo per matrimoni (a quanto pare con forte richiesta) e ceduta in locazione a tale scopo dallo stesso comune (non più rosso, ma per quello che conta in Italia). Pensi ad una ipotetica villa Hitler a Monaco adibita a luogo per matrimoni; ce ne sarebbe per far dimettere il borgomastro, il presidente del Land e forse anche la cancelliera Merkel…
Cordiali saluti
Luca Renzi