07 Maggio 2022

In guerra per Céline: il Grande Reprobo è diventato un “santino”

Gallimard ha pubblicato Guerre, manoscritto ritrovato di Louis-Ferdinand Céline, il più discusso e provocatorio scrittore del Novecento, l’ineluttabile. Il romanzo, Guerre, si svolge nelle Fiandre, durante la Grande Guerra, è stato abbozzato circa due anni dopo la pubblicazione di Viaggio al termine della notte; l’editore francese parla di “pezzo capitale nell’opera dello scrittore”. Qui di seguito, pubblichiamo le prime pagine dell’introduzione, firmata da François Gibault, presidente della “Société d’études céliniennes” (che ha fondato, nel 1976, insieme a Henri Godard), e un’intervista a Pascal Fouché, che ha editato ed elaborato il manoscritto di Guerre. Vi leggerete tante informazioni utili, per lo più neutre.

Un cupo irenismo, come dire, un acquazzone di anestetico pare intorbidare l’opera di Céline. Altro che reprobo, eretico, traditore, ribelle e rompicazzo: Céline è diventato un evento, un autore di alti studi prima che ‘di culto’, di cui si sviscera, con l’acribia cronica degli specialisti, ogni singolo episodio esistenziale e bibliografico, fino a far coincidere – orrore, orrore – autobiografia e romanzo, verità (quale?) e finzione (quale?). La fuga nelle segrete dell’ambiguità, il pudore, l’oro del segreto, pare svanire: Céline – in quest’era che insinua medicinali, che insidia con la pace dei sensi – è uno scrittore come gli altri, anzi, peggio, è un ‘classico’. La sua storia va letta in filigrana con quella europea, i suoi romanzi, di indiscutibile possanza, si discutono per il ‘contesto’ – chi li contesta più… –; anche l’antisemitismo, in fondo, è una nota a margine, su cui insisteranno gli accademici, i contemporaneisti, i sociologi.

Che strano, però, leggere Céline senza ‘timore & tremore’, privi del senso del proibito, della privazione, senza “trovarmi in perfetta sintonia con quell’uomo imprudente e ferito… animale ferito dall’ipocrisia, non quella sociale, in fondo prevedibile, ma quella intellettuale” (così Giancarlo Pontiggia nella postfazione, CinéCéline, a Céline e l’attualità letteraria). Cioè, leggere Céline senza che sia una ‘scelta’ per chi – cito ancora Pontiggia – “vive come un esiliato”, senza parte né partito, da una solitudine priva di re e di reggimenti. Oh, già, i tempi… Dieci anni fa Piero Sanavio – Ancora su Céline, Raffaelli, 2012 – ricordava “la decisione dell’ex ministro francese della cultura, Frédéric Mitterand, di escludere Céline, nel cinquantenario della morte, dalla lista dei personaggi da celebrare nel 2011”: un gesto inaccettabile e inevitabile, dacché “celebrare Céline avrebbe esposto il governo al rischio di aprire un dibattito, oltre che sull’antisemitismo del dottor Destouches, su quello dello Stato francese durante l’occupazione tedesca”. “Per la loro ‘forma’ i romanzi di Céline, anche gli abominevoli pamphlet antisemiti, sono un nostro specchio, riflettono nostre intolleranze, crudeltà, viltà, ci obbligano a far piazza pulita di molti nostri perbenismi e menzogne” (è ancora Sanavio): ora lo specchio è infranto, per così dire, e non siamo intolleranti né vili – ci vuole spirito anche per quello, e ferocia –, ma semplicemente servi, ingigantiti dalla rabbia idiota del gregge. Dunque, leggiamo Céline come una ‘notizia’, una notevole nota di cultura, con le tipiche, patetiche, pruderie del nostro tempo: nessuno pubblica Bagatelle per un massacro che si può scaricare con agio in pdf – nella notevole versione di Pontiggia per Guanda, 1981 – cercando la pagina wikipedia del fatidico pamphlet. Povero Céline, dedito “a restare sempre e ad ogni costo ai margini di tutto, della società letteraria come della stima e dell’amore del prossimo” (Giovanni Raboni), diventato il cuore del ‘canone’, sotto i riflettori, olé… L’aborto, l’eresiarca, il mefistofelico meschino, l’orrendo fustigatore ridotto a damerino della storia letteraria, un Sartre, chessò, un Camus… Brrr… Hypocrite lecteur, – mon semblable, – mon frère ribellati, almeno tu: Céline si può leggere soltanto se si resta scomodi. Il resto è il modo del mondo, una moda.

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Introduzione a “Guerre” di François Gibault

A sessant’anni dalla morte, è pubblico un romanzo inedito di Céline, la cui azione è situata durante la Grande Guerra, e si concentra, in modo peculiare, sulla grave ferita subita dall’autore, sulle sue conseguenze. Queste duecentocinquanta pagine sono citate con il titolo Guerre da Céline in una lettera al suo editore, Robert Denoël, il 16 luglio 1934: “Ho deciso di pubblicare Morte a credito, primo libro, l’anno prossimo Enfance, Guerre, Londres”.

Questo libro è in parte resoconto in parte romanzo. È un resoconto che diventa, via via, romanzo.

All’inizio del libro, Céline racconta di essere stato gravemente ferito al braccio destro e molto probabilmente alla testa, il 27 ottobre 1914, in Belgio, a Poelkapelle: è disteso a terra, coperto di sangue, ha perso conoscenza, intorno a lui i morti, alcuni muoiono di fame e di sete, infine riesce a rialzarsi.

Queste pagine hanno accenti di verità che fanno pensare al resoconto di ricordi autentici, anche nell’episodio in cui l’autore parla con un soldato inglese, che lo aiuta a riconquistare le nostre linee. In una lettera indirizzata al fratello Carlo, il 5 novembre 1914, il padre di Louis Destouches scrive: “È stato colpito nei pressi di Ypres, mentre, sulla linea del fuoco, trasmetteva gli ordini della divisione a un colonnello di fanteria. Il proiettile lo ha colpito di rimbalzo, deformato e appiattito; presentava sbavature di piombo e asperità che gli hanno provocato una ferita piuttosto grossa, l’osso del braccio destro è fratturato. Il proiettile è stato estratto il giorno prima che riuscissimo a raggiungerlo; non ha voluto essere sedato, ha sopportato con grande coraggio l’estrazione, dolorosa”.

Nella stessa lettera, Ferdinand Destouches spiega che il figlio ha dovuto percorrere sette chilometri a piedi per raggiungere il secondo livello di ambulanze, capaci di ridurre la frattura. “Doveva andare da Ypres a Dunkerque in un convoglio, ma il dolore era tale che ha dovuto interrompere il viaggio: è sceso ad Hazebrouck, dove un ufficiale inglese lo ha scortato fino alla Croce Rossa”.

Il capitano Schneider, al comando del II squadrone del 12° reggimento di corazzieri, dove prestava servizio Louis Destouches, scrive al padre di quest’ultimo: “Vostro figlio è stato ferito, è caduto coraggiosamente, andando incontro ai proiettili con spirito indomito e un coraggio che non gli è venuto mai meno dall’inizio della campagna”.

Tale comportamento eroico è confermato dalla menzione che gli fu assegnata in seguito: “Stanziato tra un reggimento di fanteria e la sua brigata, si è offerto volontario per consegnare, sotto fuoco intenso, un ordine che gli ufficiali di collegamento di fanteria esitavano a trasmettere. Ha eseguito il compito ed è stato gravemente ferito durante la missione”.

Questo gesto gli è valso, il 24 novembre, la medaglia militare, legione d’onore per sottoufficiali e soldati, poi la croce di guerra, quando fu creata, nell’aprile del 1915.

Le prime pagine del libro, dunque, corrispondono a quanto effettivamente accaduto a Poelkapelle il 27 ottobre 1914, anche se restano poco chiare le circostanze in cui, quello stesso giorno, Céline ha ricevuto un colpo alla testa, al seguito di un’esplosione. Questa ferita non è mai stata registrata, ma Céline se ne lamenterà per il resto della vita, reputandola la causa delle sue nevralgie, accompagnate a violenti acufeni, quasi che un treno gli sfondasse il cranio.

Marcel Brochard, che ha conosciuto Louis Destouches a Rennes, ha parlato di un’alterazione al timpano dovuta al frastuono delle esplosioni sul campo di battaglia. Il suocero, il professor Follet, attribuiva questi disagi a un ingorgo di cerume, e a una insufflazione tubarica che ha aggravato il male. Tempo dopo, Élie Faure, che era dottoressa, cita la malattia di Ménière, a cui Céline fa riferimento in molti scritti. La signora Helga Pedersen, già ministro della Giustizia danese e presidente della Fondazione Mikkelsen, mi ha fornito un documento in suo possesso, scritto da Céline, che costituisce una sorta di referto sanitario e in cui si legge: “Testa. Mal di testa permanente (o quasi) (cefalea) contro la quale qualsiasi farmaco è pressoché inutile. Prendo otto pillole di gardénal al giorno – più due pillole di aspirina, mi massaggio la testa ogni giorno, e questi massaggi sono molto dolorosi. Soffro di spasmi cardiovascolari e cefalici che mi rendono impossibile ogni sforzo fisico (e la defecazione). Orecchio: orecchio sinistro completamente sordo con ronzii e fischi intensi ininterrotti. Così è dal 1914 quando fui ferito per la prima volta allorché un proiettile mi ha lanciato contro un albero”.

Lucette Almansor, che ha condiviso la vita di Céline dal 1935 alla sua morte, accaduta nel 1961, ha confermato i dolori alla testa cui fa cenno nei romanzi e in molte lettere. Leggenda vuole che gli fu trapanato il cranio; la leggenda dilagò senza che nessuno indagasse, la negasse. Così, nella prefazione alla prima edizione di Viaggio al termine della notte nella collezione ‘Pléiade’, nel 1962, Henri Mondor, medico egli stesso, scrive di “frattura al cranio”, della sua “povera testa fratturata”, del “cranio fracassato”. Céline preferì non correggere. Marcel Aymé, nei ‘Cahiers de L’Herne’, ha scritto: “A seguito della trapanazione resasi necessaria dalla ferita alla testa, male eseguita, soffrì di violente e continue emicranie”. Tuttavia, la versione di Céline del colpo alla testa è la più verosimile – e le pagine iniziali di Guerre sembrano corrispondere al vero.

François Gibault

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Intervista a Pascal Fouché, curatore di “Guerre”

Può ricordarci l’itinerario di questo manoscritto, dalla sua scomparsa alla recente riscoperta?

Il manoscritto di Guerre probabilmente è parte di un gruppo di scritti che Céline lasciò in rue Girardon, quando partì per la Danimarca, passando per la Germania, nel giugno del 1944. Più volte si lamenta della sua scomparsa, sia nella corrispondenza che in Féerie pour une autre fois e nella trilogia tedesca. Evoca regolarmente i tre titoli, allora inediti: Krogold, Casse-pipe e Guignol’s band. Il primo era noto da alcuni frammenti comparsi in Morte a credito, gli altri da porzioni affidate da Céline alla sua segretaria prima della partenza. Nei manoscritti restituiti agli eredi nel luglio del 2021 ci sono appunto La Volonté du roi Krogold, Guerre, Londres e sequenze di Casse-pipe. L’itinerario compiuto da questi manoscritti, dal 1944 al 2021, per il momento non può che essere oggetto di diverse speculazioni, finché non sapremo la verità.

Questo libro completa ciò che finora sappiamo di Céline o consente di riconsiderare l’uomo e la sua opera?

Dell’uomo sappiamo a sufficienza, i testi ritrovati non aggiungono molto, se non per alcuni elementi autobiografici che, come sempre in Céline, sono difficili da sdipanare dalla finzione. Indiscutibilmente, completano il suo lavoro. Quando Céline accetta di pubblicare Morte a credito, quella di fatto è la prima parte di un’opera, costituita da “Enfance-Guerre-Londres”, di cui egli inizia a scrivere il seguito: ciò che è stato ritrovato ne è parte sostanziale.

Il libro comprende un apparato importante – prefazione, note, lessico, repertorio dei personaggi –: come mai?

La pubblicazione di un testo rimasto inedito, ancor più in forma manoscritta, cioè un lavoro che l’autore avrebbe senz’altro abbondantemente rimaneggiato, richiede spiegazioni, per quanto sommarie, che illuminino il lettore. La ripresa del testo nella ‘Pléiade’ sarà il pretesto per approfondire, per studiare, soprattutto, le varianti.

In cosa consiste il lavoro che ha compiuto sul manoscritto?

Il manoscritto di Guerre è quella che si dice una prima versione, scritta molto rapidamente, come Céline era solito fare, corretta a penna. La scrittura, quella di un medico-scrittore, è complessa da decifrare: Céline cancella o aggiunge parole, a volte intere frasi, segnate tra le righe. Il lavoro consiste dunque nel trascrivere il testo nel modo più preciso possibile, correggere qua e là, per giungere a un lavoro leggibile, chiaro.

Al di là delle polemiche, che riaffiorano regolarmente, la pubblicazione di Guerre è un’occasione per tornare all’opera di Céline…

Proprio così, è un’opportunità inattesa. La ricomparsa di questi manoscritti ci porta a guardare ancora al suo stile, a riconsiderare la cronologia dei suoi romanzi. Il manoscritto di Guerre, la cui qualità suggerisce una versione pressoché ultima, fa luce sul lavoro dello scrittore, ci fa intendere la sua immaginazione straripante, l’uso romanzato che fa degli elementi della sua vita personale

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