26 Gennaio 2019

Caso Venezuela: un giornale fa copia-e-incolla di un articolo pubblicato da “Pangea” quasi un anno fa, firmato da Manuela Tortora. Poi lo cancella. Bastava citare la fonte…

Manuela Tortora, in quanto funzionaria e diplomatica, esperta in relazioni internazionali, ha viaggiato tanto, ha visto molto, è stata per anni nel Segretariato delle Nazioni Unite. Di solito mi rivolgo a lei per avere uno sguardo accurato e competente quando devo capire cosa accade in zone di mondo ignote ai più e ignorate dai consueti mezzi stampa. In particolare, visto che è venezuelana e con il governo venezuelano, nei lustri scorsi, ha lavorato, le chiedo cosa accade in questi giorni. Così, abbiamo avuto un rapido scambio di mail. “Succede lo stesso che sta succedendo poco a poco da più di un anno: il regime di Maduro ha un cancro in fase terminale ma senza fine. Lo scorso pomeriggio sono successe 4 cose una dietro l’altra nel giro di poche ore: 1) Juan Guaidò, Presidente dell’Assemblea legittimamente eletta, si dichiara Presidente ad interim secondo la Costituzione. 2) Piovono le dichiarazioni di USA seguite da vari governi latinoamericani riconoscendolo come Presidente legittimo. 3) Maduro dichiara rompe relazioni con USA, e chiede l’appoggio dell’esercito. 4) Meno di un’ora dopo, il Generale Padrino, capo delle forze armate, dichiara in un tweet il suo totale appoggio al regime di Maduro. Fine del film. Per ora. Cioè, come sempre, finché l’esercito non si muove per appoggiare (e dare armi) all’opposizione disarmata, il regime continua, malgrado la sua agonia. Ricorda che praticamente tutti gli ufficiali delle forze armate e della Guardia Nazionale hanno le mani ‘in pasta’: controllano in particolare l’Arco Minero dell’Orinoco (una superficie più grande del Belgio) ricca dei minerali più pregiati, oltre all’industria di petrolio e gas (anche se molto malconcia), e ovviamente il narcotraffico. Per quale motivo un generale dell’esercito dovrebbe rinunciare a questa manna?”. La ringrazio per la limpida chiarezza.

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Il nostro scambio privato di mail continua, finché la Tortora non mi segnala una anomalia. Articolo pubblicato venerdì 25 gennaio sul Secolo d’Italia, firmato, on line, da Antonio Pannullo. Titolo: Tutti zitti però quando Chavez consegnò il ricco Venezuela alla povera Cuba di Castro. Attacco d’attualità (“Registriamo con soddisfazione il fatto che adesso la grande stampa si occupa finalmente del Venezuela, dopo che per anni solo pochissimi giornali…”), poi accade qualcosa di strano, di già visto e già letto. Cito dal pezzo: “…un giorno i venezuelani si accorsero che tutti gli impiegati incaricati del rilascio delle carte di identità erano cubani. Ma nessuno osò fare commenti. La gente che chiedeva i documenti era circondata da soldati armati fino ai denti. Non si sa esattamente quanti siano i funzionari cubani che poco a poco hanno preso il controllo di molte istituzioni statali, in particolare tutto ciò che riguarda i documenti di identità, fondamentali per votare. Com’è possibile che la poverissima Cuba si sia impossessata del Paese più ricco dell’America Latina?”. Ora. Il 30 marzo 2018 Manuela Tortora ha scritto per Pangea un servizio dal titolo Suicidio Venezuela. Indagine dall’ex paese più ricco del Sudamerica. Oggi vincono violenza e corruzione. E il popolo fa la fine della rana bollita. Cito: “…gli altri impiegati incaricati del rilascio delle carte di identità sono tutti cubani. Vedo scambi di sguardi stupiti tra le persone che erano in fila vicino a me, ma nessuno osa fare commenti. Siamo circondati da soldati armati fino ai denti. Non si sa esattamente quanti sono i funzionari cubani che poco a poco hanno preso il controllo di molte istituzioni statali, in particolare tutto ciò che riguarda i documenti di identità, fondamentali per votare. Anche io passo dall’indignazione all’odio. Com’è possibile che la poverissima Cuba si stia impossessando delle redini del paese più ricco dell’America Latina?”. Qualche modifica nei tempi verbali, censura della prima persona che racconta i fatti ‘in diretta’, lavoro delicato, e stop. L’articolista del Secolo d’Italia procede nella sua analisi copiaincollata per altro sciorinando dati che paiono farina del suo cervello fino. “Oggi i cubani infiltrati in pianta stabile e in posti nevralgici, nelle alte sfere dell’esercito, nella politica estera, nelle decisioni economiche, sono tra 30.000 e 50.000. Il G2, il servizio segreto cubano, uno dei più efficienti al mondo, sta qui come a casa sua. L’obiettivo è una colonizzazione economica e non solo politica”. Questo è Pannullo; questa, invece, quasi un anno fa, è la Tortora: “Oggi i cubani infiltrati in pianta stabile e in posti neuralgici, nelle alte sfere dell’esercito, nella politica estera, nelle decisioni economiche, sono tra 30.000 e 50.000. Il G2, il servizio segreto cubano, uno dei più efficienti al mondo, sta qui come a casa sua. L’obiettivo è una colonizzazione economica e non solo politica”. Il pezzo del ‘Secolo’ pare effettivamente informatissimo (“Ma i più furbi sono stati i militari. Il Decreto presidenziale N. 2.231 del 10 febbraio 2016 autorizza i militari ad effettuare qualsiasi tipo di attività in materia di petrolio, gas e risorse minerali. La Compañía Anónima Militar de Industrias Mineras, Petrolíferas y de Gas – Caminpeg è un ente di natura giuridica ed economica poco chiara, eccetto il fatto che dipende dal Ministero della Difesa. E così quando i militari non si arricchiscono con il narcotraffico, si arricchiscono facilmente con concessioni date a imprese russe o cinesi, per giunta con la copertura legale del Decreto…”), non fosse che ha carpito le informazioni da un articolo pubblicato sul nostro giornale (“Ma i più furbi sono i militari. Il Decreto presidenziale No. 2.231 del 10 febbraio 2016 autorizza i militari ad effettuare qualsiasi tipo di attività in materia di petrolio, gas e risorse minerali. La Compañía Anónima Militar de Industrias Mineras, Petrolíferas y de Gas – Caminpeg è un ente di natura giuridica ed economica poco chiara, eccetto il fatto che dipende dal Ministero della Difesa. E così quando i militari non si arricchiscono con il narcotraffico – operazioni più o meno clandestine e rischiose – si arricchiscono facilmente con concessioni date a imprese russe o cinesi, per giunta con la copertura legale del Decreto”), per altro rilanciato, previo assenso da parte di Pangea, citazione della fonte e link allegato, da Linkiesta il 3 aprile 2018 con il titolo La “Revolucion Bonita” di Chavez ha distrutto il Venezuela. Insomma, si tratta di un articolo molto letto. Perché il Secolo d’Italia ha preferito appropriarsi di lavoro altrui senza citare la fonte? Ovviamente, siamo tutti per l’informazione libera e certa, certificata. Se il nostro articolo è ritenuto importante, ne siamo felici. Basta contattare chi ha diffuso l’articolo e definire i margini di utilizzo del medesimo. Appropriarsi di un lavoro giornalistico compiuto da altri, non è giornalismo. (d.b.)

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PS: L’articolo ‘incriminato’, ora, è stato magicamente soppresso, e ci mancherebbe, anche se ne troviamo tracce nei reflui on line. Che questo articolo funga da spina nel fianco e da monito: certe cose non si fanno. O si concordano insieme.

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