20 Maggio 2023

“Prendetevi tutto, anche quello che scrivo”. Una poesia di Carlo Betocchi

Certe volte vorrei pregare, od essere, o quanto meno rispondere pronto come Carlo Betocchi, poeta più che indistinto, indissolubile. Vorrei mantener fede, se le forze me lo consentono, a quel verbo che verso si fa e oltrepassa l’agguato di un improvvisato poetare. Magari avessi il tempo di ogni intera giornata per appunto poetare, leggere, studiare, rimirare e godere di tutta l’universale letteratura. Magari fosse questo il mio lavoro pieno e impazzito! Ma il pane me lo guadagno sudando; come Thierry Metz, non manovale, ma archivista. E quel poco tempo da rosicare, mi basta forse per anteporre al vuoto, il fuoco di un’umana esistenza.

Non demordere ‒ non demordere mi dico, proprio quando il tradimento appare improvviso; quando chi credevi amico, in sostanza ti deruba della fiducia tanto cara e molto simile alla stima. D’altro canto, quando il colpo è stato inflitto, nulla potrà tornare come prima.

Si cresce così nell’imbarazzo di un istintivo permaloso agguato. Le mie spalle di poeta allora diventeranno più forti e grosse, come quelle di un centurione romano. Sopporterò meglio nel futuro gli inganni che qualcun altro vorrà infliggermi? Ma, lettore, non pensare che questo sia un orrido lamento. Assomiglia a un canto, piuttosto, il mio dissimulare e rielaborare l’ennesima delusione in un mondo che nulla ha da spartire con alcuno. Per ciò, per l’ennesima volta, non resterò affatto fermo né fedele, se non alla vita “d’anima e veritàˮ.

“Qui non c’è altro, non c’è terra,
non c’è che anima,
non c’è che lotta tra il bene ed il male,
questo è paese di sassi
e d’erbe da pecore,
prendetevi tutto, anche quello che scrivo,
m’appoggio a un olivo,
sono in paese cristiano,
esisto tra la vita e la morte, sola
vita cercando, d’anima, e verità”.

Certe volte quindi vorrei giustappunto pregare e ravvivare il fuoco, e andare avanti senza badare ad alcun giudizio o malalingua, per proseguire unicamente l’opera variegata e variopinta del sogno e del giardino. Desiderando che le mie rose siano le più belle, le più infiammate alla luce delle stelle. Affinché le poesie come eterne invisibili fiaccole, illuminino lo sguardo a vedere oltre, persino oltre il giardino.

Tuttavia, la lotta rimane: “prendetevi tutto, anche quello che scrivoˮ, ma non il mio cuore: “sono in paese cristiano,/ esisto tra la vita e la morteˮ, e perciò è questo il mio grande tremulo credo.

Giorgio Anelli

Gruppo MAGOG