Decalogo delle cose da fare nel mondo della Cultura adesso che Giorgia Meloni è premier
Politica culturale
Luigi Mascheroni
In epoca Preraffaellita, sarebbe una di quelle Beatrici, una di quelle donne medioevali aureolate di immortalità dipinte da Dante Gabriel Rossetti o da John Everett Millais. In era trobadorica, invece, probabilmente, sarebbe la destinataria di sfilze di sonetti, che celebrano l’amore assoluto perché irraggiunto. Invece – bellezze della post-postmodernità – Camila Evia, volto da Ofelia rosolata nella lirica, trent’anni, nata nell’estrema Argentina, a San Martín de los Andes, terra ruvida e poetica, di laghi transitivamente opposti a quelli dei ‘lake poets’, Coleridge e Wordsworth, agisce al contrario. È lei, la fanciulla, a dare nuova vita ai poeti più o meno defunti, a farli risorgere. Attraverso la più sottile – e la più sputtanata, in era di post-postmodernità – delle arti. La grafica. ‘Cuore’ artistico di Buenos Aires Poetry, l’autorevole rivista argentina diretta da Juan Arabia (che abbiamo intervistato qui), Camila Evia (un’ampia selezione dei suoi lavori la trovate qui) attraverso un lavoro audace e micidiale, ‘veste’ l’opera di scrittori e poeti, da Michel Houellebecq ad Arthur Rimbaud, da Edgar Allan Poe a Borges ai contemporanei, con una predilezione per la sovreccitazione tipografica di un Marinetti e di un Kirchner.
Particolarmente intenso il lavoro con Ezra Pound, se non altro perché il poeta americano, spesso ignobilmente bistrattato, ci ha mostrato il genio ‘ideogrammatico’ dei versi, per cui ogni lettera, ogni parola, anzi tutto è ‘immagine’, è segno, poi è anche suono, significato. Detto altrimenti, il lavoro di Camila, Ofelia spregiudicata – dentro l’opera di ogni scrittore si getta con surplus di entusiasmo – dell’arte grafica, già nota oltre il ring di Buenos Aires, negli States, ad esempio, è roba unica, da tradurre in questo lato di mondo, dove i poeti si fa fatica a leggerli, figuriamoci a rivestirli di amorevolezza estetica. Intanto, l’abbiamo intervistata.
Come è nata l’idea di fare arte attraverso la grafica, deviando da un pregiudizio consolidato?
“Per lavorare nell’ambito del design editoriale è necessario essere disposti a proporre una lettura e un’esperienza particolari, oltre a dare una identità solida all’estetica dell’intero progetto. Di arte attraverso la ‘grafica’, in effetti, si parla poco, perché quasi tutti considerano il design come uno strumento al servizio del mercato e della pubblicità”.
Il modo in cui lei traduce poesia e letteratura in opera grafica è intrigante. Come lavora? Quali sono i poeti che ama di più? Che libri legge?
“Cerco di generare punti di tensione tra i contrasti (tra dimensioni, forme, colori o solidità degli elementi); la tipografia di solito è la vera protagonista, per la sua immensa potenza e la presenza nel linguaggio. Quando si tratta la poesia è impossibile non dare uno spazio importante ai caratteri tipografici: al di là del significato delle parole altri significati si manifestano attraverso il font utilizzato, il colore, lo spessore… voglio dire che molte cose parlano simultaneamente oltre al testo in sé… è un gioco di equilibri. Quanto alle letture, ho letto moltissima poesia, che è parte del mio lavoro, di solito mi entusiasmo molto leggendo gli autori su cui lavoro: Artur Rimbaud, Dan Fante, Luis Omar Cáceres, Dylan Thomas, i Beat… Lavorare su Ezra Pund, ad esempio, nel numero speciale di Buenos Aires Poetry è stato eccezionale perché c’era davvero molto materiale che fungeva da ispirazione e che era utile a risignificare la nostra visione di quell’autore e di quegli artisti che a lui si sono legati. Penso al lavoro realizzato da Wyndham Lewis all’inizio del XX secolo attraverso la rivista BLAST: per me è stato utilissimo. Quanto ai romanzi: J.D. Salinger, John Fante, Manuel Puig, Enoch A. Bennet, John Kennedy Toole, André Gide, Simone de Beauvoir, per citarne alcuni…”.
A proposito di Buenos Aires Poetry: di quella rivista lei è il cuore ‘artistico’. Come è cominciata la sua partecipazione a BAP?
“Tutto è iniziato con la rivista stampata. Con Juan Arabia abbiamo deciso di selezionare e di pubblicare i testi che sono stati preliminarmente editi on line. In questo modo, ho dovuto dare una forte identità ai testi stampati, in modo che riflettano allo stesso modo la potenza e la forza ermetica della poesia”.
Che vita culturale si respira a Buenos Aires: si lavora bene? Lei è felice di abitare a Buenos Aires? Come si vive a Buenos Aires?
“Qui è molto difficile e costoso riuscire compiere i propri progetti in modo tranquillo. Questo in un primo momento è uno svantaggio, ma in altri casi è una fortuna, perché si finisce per lavorare con una insospettabile qualità: la capacità di mutare il negativo in un valore estetico”.
Quali sono i suoi artisti preferiti, perché?
“El Lissitzky, Henri Matisse, Ernst Ludwig Kirchner, sono i miei artisti prediletti; ma ammiro anche i grandi maestri del design italiano, come Filippo Tommaso Marinetti o Albe Steiner e molti altri. Li amo perché in qualche modo posso proiettarmi nella loro opera e prendere e restituirne alcuni tratti nel mio lavoro”.
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How did the idea of doing art through the graphics come about? What is your training?
Trabajar con el diseño editorial requiere de la voluntad de proporcionar una lectura y experiencia particular además de otorgar una identidad sólida a la estética de todo el proyecto. El arte a través de “lo gráfico” es algo de lo que se habla poco, creo que esto se debe a que casi todo el mundo considera al diseño como una herramienta que está al servicio del mercado y la publicidad.
Then. The world in which you translate poetry and literature into a graphic work is fascinating. How do you work? Which are the poets you love the most? What books do you read?
Busco generar puntos de tensión a través de los contrastes (entre tamaños, formas, colores o solidez de los elementos), la tipografía suele ser protagonista por su inmenso poder y presencia en el lenguaje. Al tratarse de poesía es casi inevitable no darle un lugar importante a los caracteres tipográficos: más allá del significado de las palabras operan otros sentidos que se manifiestan mediante el tipo de letra utilizada, su color o su espesor… es decir muchas cosas hablan en simultáneo a demás del texto en si… es un juego de equilibrios. Leo muchísima poesía ya que forma parte de mi trabajo, por lo general me entusiasmo mucho con el autor con el que me toca trabajar: Arthur Rimbaud, Dan Fante, Luis Omar Cáceres, Dylan Thomas Los Beat… Trabajar con Ezra Pound, por ejemplo, en el Nº Especial de Buenos Aires Poetry fue genial por que había mucho material que sirvió de inspiración y referencia para resignificar nuestra mirada acerca de ese autor y de todos los autores que pueden vincularse con él. Fue de gran ayuda todo el trabajo realizado por Wyndham Lewis a principios del siglo XX con BLAST! Novelas: J.D Sallinger, John Fante, Manuel Puig, Enoch A. Bennet, John Kennedy Tool, André Gidé, Simone de Beauvoir, por nombrar algunos…
In the Buenos Aires Poetry project you are the ‘artistic’ heart. How does your participation in BAP happen?
Esto empezó gracias a la revista impresa. Con Juan Arabia tuvimos la voluntad de seleccionar e imprimir las cosas que se publicaban de manera online entonces hubo que otorgarle una fuerte identidad a los objetos impresos de manera tal que refleje el poder y a la vez hermetismo de la poesía.
What cultural air you breathe in Buenos Aires: do you work well? Are you happy to stay in Buenos Aires? How do you live there?
Aquí es muy difícil y costoso conseguir insumos para poder llevar a cabo la producción de una manera cómoda. Esto que en primera instancia funciona como una desventaja, en algunos casos resulta afortunado porque se terminan realizando trabajos con una particularidad insospechada: la habilidad para transformar lo adverso y otorgarle valor estético.
What is your favorite artist? Why? What is your dream, what would you like to work with?
El Lissitzky , Henri Matisse, Ernst Ludwig Kirchner, además admiro a los grandes maestros del diseño italiano como Filippo Tommaso Marinetti o Albe Steiner, entre muchísimo otros. Cero que me gustan por que de alguna manera puedo proyectarme en sus trabajos y así tomar y devolver algunos rasgos en el mío.
BÍO:
Camila Evia, San Martin de los Andes 1987. Egresada de la Facultad de Arquitectura, Diseño y Urbanismo de la Universidad de Buenos Aires, es directora artística de la editorial y revista Buenos Aires Poetry. Se ha desempeñado en el diseño editorial, a demás de la edición y la traducción. Sus trabajos fueron exhibidos en varios medios de Argentina, Estados Unidos y América Latina.