28 Aprile 2021

Malta, la censura e il sequestro della villa di Burgess. Un articolo di Daphne Caruana Galizia

Cinquant’anni fa, è noto, Stanley Kubrick manda al cinema Arancia meccanica, il film tratto dal romanzo di Anthony Burgess. La pellicola – è noto anche questo – sarà galvanizzata da un profluvio di polemiche. Nello stesso anno Burgess lascia per sempre Malta, preferendo Roma e Bracciano: ha pubblicato M/F e lavora a Napoleon Symphony, che sarà pubblicato nel 1974. Quei libri hanno avuto scarso appeal in Italia (il primo, edito da Einaudi, è dimenticato). Nel 1968 Burgess sposa Liana Macellari: nello stesso anno la coppia preferisce trasferirsi a Malta, insieme al figlio di lei, Paulo Andrea. Burgess lascia UK perché non vuole sottostare a un regime di feroce tassazione: a Malta vive nella bella villa Lija. Tuttavia, caravaggesco, deve fuggire anche da lì: il governo maltese gli sequestra alcuni libri, lo vigila con sospetto e nel 1971, appunto, mentre lo scrittore è in vacanza a Roma, gli porta via la casa. Il gesto, aggressivo – Burgess non tornerà mai più a Malta – è stigmatizzato da Daphne Caruana Galizia in questo articolo pubblicato su “Running Commentary” il 20 giugno del 2017, con il titolo Earthly Powers: the way Malta is now is the result of the way it was then.La giornalista maltese sarebbe stata uccisa in un attentato pochi mesi dopo, in ottobre. In questo articolo, all’apparenza neutro rispetto alle tante e potenti inchieste di Caruana Galizia – raccolte in parte da Bompiani in Dì la verità anche se la tua voce trema, 2019 –, la giornalista racconta la vicenda di Burgess traducendola in simbolo. Censura, controllo, aggressione di Stato, incapacità di indignarsi rivelano una società incapace di guardarsi e di cambiare. Burgess resta uno stigma, una spina nel fianco, amuleto e emblema (per questo lo leggiamo così poco): come il lavoro di un giornalista indipendente, anarchico alle verità in batteria, precostituite.

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Sapevo che Anthony Burgess si era trasferito a Malta alla fine degli anni Sessanta, quando Malta era di moda come lo è oggi Ibiza e Gozo era la Formentera dell’epoca, senza nudisti – prima che Dom Mintoff fosse eletto nel 1971 lanciando un razzo sul glamour.   

Sapevo che i libri di Burgess furono controllati al suo arrivo dalle autorità della censura, perché tutti i libri importanti, pure quelli di uso personale, privati, privi di mercato, venivano controllati a quel modo. L’egida della censura non aveva nulla a che fare con la Chiesa cattolica. Si trattava di regolamenti statali: perfino il governo laburista tra il 1971 e il 1987 li ha mantenuti, nonostante la sua guerra totale contro quella stessa Chiesa cattolica.  

Sapevo che alcuni libri di Burgess furono confiscati dalle autorità governative e questo, comprensibilmente, indignò lo scrittore. Non si trattava soltanto del pensiero padronale implicito nella censura. Era furto legalizzato di una proprietà. Sapevo anche che una delle prime cose che fece il nuovo governo laburista di Mintoff nel 1971 fu attendere che il signor Burgess se ne andasse a Roma in vacanza con la famiglia per sequestrargli – secondo le arcaiche ma ancora vigenti leggi sulla “requisizione” in atto a Malta – la bellissima e antica villa Lija, a pochi passi dal Three Villages Bar.

Burgess non è mai più tornato a Malta: come biasimarlo. Ma ha romanzato quella esperienza in alcuni capitoli del suo romanzo epico, Gli strumenti delle tenebre, edito nel 1980 – una copia deve essere sepolta da qualche parte nella mia libreria, le pagine arricciate dall’umidità. Non ricordo molto del libro, a parte la battuta iniziale, feroce: “Saranno state poco dopo le quattro pomeridiane di un giorno di giugno a Malta, il 23 per l’esattezza, il giorno del mio ottantunesimo compleanno, ed ero a letto con il mio amante quando Alì mi annunciò la visita dell’Arcivescovo…”.

Quello che non sapevo è che la gente continua a incolpare la Chiesa cattolica più che i politici per quanto è accaduto allora. Non immaginavo che non si accorgessero dell’ovvio: il modo in cui si gestiva la società maltese di allora è la ragione per cui da allora la società maltese non è pressoché cambiata. Quando la censura aggressiva dei libri, il furto legalizzato delle proprietà personali – dai libri alle case alle terre – da parte di una serie di governi autocratici è accettata come un fatto qualsiasi, quasi come un atto divino contro cui siamo inermi, non dobbiamo sorprenderci per ciò che siamo oggi: persone che non solo accettano, ma addirittura incoraggiano l’autocrazia al governo, il lavoro di politici che si comportano come baroni briganti messi lì a riscuotere il pedaggio.

Che il delirio della storia sia appannaggio soltanto della Chiesa Cattolica è un comodo capro espiatorio che ci assolve dalla necessità di investigare noi stessi. Anche questo fa parte del più vasto fallimento dei maltesi nel non saper inquadrare le situazioni in un contesto più ampio – per farlo, in effetti, avrebbero bisogno di informazioni, e di un contesto. La Gran Bretagna non ha una Chiesa Cattolica ma fino agli anni Settanta ha avviato una persecuzione aggressiva sotto la norma “Obscene Publications Act”.

E non sapevo neppure che in una società tanto ossessionata dalla terra, dalla proprietà, dagli immobili, dalla casa, dagli appartamenti, i cittadini avrebbero finito con l’ignorare completamente il fatto che il governo entrante di Dom Mintoff aveva sequestrato la villa di Anthony Burgess mentre egli era in vacanza, preferendo prendersela con la Chiesa (quando non è stata la Chiesa, in primo luogo, a censurare e a sequestrare i libri). Affascinata da tale miopia politica, incapace di resistere, ho posto una domanda ad alcune persone chiedendo loro se sia peggio la confisca di alcuni libri da parte della censura statale o il furto legalizzato di una grande villa a Lija da parte del primo ministro, mentre il suo proprietario è in vacanza. Non ho ricevuto risposte. Alla gente non piace essere costretta a confrontarsi con i propri pregiudizi…

Semplicemente, Burgess era uno straniero, quindi doveva essere in combutta con i traditori.

Daphne Caurana Galizia

Gruppo MAGOG