17 Dicembre 2022

Bruna Piatti, la scrittrice scandalosa che non ha neanche una voce su Wikipedia

Sarebbe ora di dare a Bruna Piatti quello che è di Bruna Piatti. È lei l’autrice de La Parmigiana, un romanzo che nel 1962 fu un vero caso letterario, fece scandalo, vendette più di mezzo milione di copie e da cui venne tratto anche un film diretto da Antonio Pietrangeli con Catherine Spaak. Libro tutto da gustare con una protagonista ancora minorenne che si prostituisce senza subire per questo alcun trauma, anzi conservando intatta la sua freschezza e la sua gioia di vivere. Orrore per i benpensanti di allora e per i bigotti moralisti travestiti da progressisti di oggi!

Tanto per dare un’idea, l’edizione della Longanesi del 1966 in copertina riportava uno strillo che la dice lunga ed è un’ottima sinossi del romanzo: «Fuoco nelle vene, lambrusco nel bicchiere, evviva la libertà».

Bene, anzi male perché la maggior parte della gente è convinta che il libro sia stato scritto da Alberto Bevilacqua (provare per credere). Non c’è da stupirsi. Fate una ricerca su Internet. Alla nostra Bruna Piatti non è dedicato neanche uno straccio di voce su Wikipedia ed è impossibile trovare una sola notizia che la riguardi o una sua immagine. A Parma le hanno dedicato una via. Sono andato a verificare su Google Maps. È una stradina a fondo chiuso all’estrema periferia della città, quasi in campagna. Sono convinto che anche chi ci abita non ha la minima idea su chi fosse.

Tutto quello che si sa di Bruna Piatti è la brevissima biografia presente sulla retrocopertina del romanzo ripubblicato dalla casa editrice Elliott nel 2016: «Nata a Savona nel 1910. Ha scritto racconti per diversi periodici, tra cui “Annabella” e “Marie Claire” ed è stata autrice di due romanzi: La parmigiana (Longanesi, 1962) e Venere e il Begriffo (Longanesi, 1965). È morta a Fidenza nel 1979, lasciando incompiuto un terzo romanzo, dal titolo Lo scandalo per bene». Stop. Niente altro. Anche le tante scrittrici italiane engagé che oggi vanno per la maggiore evidentemente sono troppo impegnate a recensirsi a vicenda e non la citano mai.

Una vera congiura del silenzio che andrebbe sanata perché La parmigiana è un romanzo bellissimo. Diretto, coraggioso, scritto senza fronzoli in un italiano essenziale del tutto inusuale dalle nostre parti, con un ritmo narrativo incalzante e coinvolgente di stampo più cinematografico che letterario. La protagonista è Angelica, una ragazza disinibita, furba, sincera fino alla strafottenza, che si muove in un’Italia provinciale alle soglie del boom dove si concede senza tanti problemi agli uomini, ma tenendo sempre lei il coltello dalla parte del manico. Ha le sue idee e le persegue senza farsi troppi problemi. Non vuole sposarsi, non le interessa farsi una famiglia, al solo pensiero di passare il resto della vita in uno squallido bilocale con un marito e dei figli le viene male. Le sue aspirazioni sono ben altre e non corrispondono certo a quelle che la morale comune considera appropriate a una ragazzina di diciassette anni:

«… non mi interessava che di starmene nuda sul terrazzo ad aspettare Teresio, a guardare le processioni di formiche. Ero pigra e non mi piaceva cucinare».

Vive di sensazioni, di puro istinto. La si potrebbe definire una che sa quello che vuole anche senza saperlo. Piace ai maschi che credono di possederla, ma in realtà è lei, fiera e consapevole della propria bellezza, che, per così dire, li usa e li getta. Molti hanno paragonato Angelica alla Lolita di Nabokov, ma a mio avviso il personaggio letterario a cui più si avvicina è la favolosa Moll Flanders di Defoe. Entrambe non sono né giudiziose né sagge e si fanno guidare da un atavico buon senso votato esclusivamente alla sopravvivenza. Resta il fatto che qualunque cosa facciano non sono mai ipocrite o tanto meno sciocche.

Angelica è un personaggio vivissimo, coinvolgente e trascinante, che non si piange addosso, non cerca scuse o autogiustificazioni per le sue azioni. Per molti versi è una femminista ante litteram, ma alla sua maniera. Vale a dire senza roboanti proclami o bardature ideologiche di alcun genere, ma agendo e perseguendo liberamente le proprie passioni e i propri desideri, che poi sono le passioni e i desideri più autentici, quelli che da sempre muovono e guidano gli esseri umani.

La parmigiana è un romanzo che va letto tutto d’un fiato per assaporarlo meglio. Alla fine ti lascia dentro un senso di freschezza molto simile, con il dovuto rispetto per Stendhal, a quello suscitato dalla lettura di un capolavoro come La Certosa di Parma. Angelica come Fabrizio del Dongo? Per carità non voglio esagerare, ma lasciatemi dire che avere fatto di Bruna Piatti la scrittrice più dimenticata d’Italia è più di uno scandalo, è una vergogna!

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