Brigitte Bardot compie 85 anni, ma è morta da tempo, l’ha uccisa lei, nel 1973. L’unica che l’ha capita è Simone de Beauvoir, in un libro censurato, ritirato, introvabile
“Esistono spiriti liberi e coraggiosi a cui piacerebbe non ammettere che hanno un’anima a pezzi, tracotante, incurabile. A volte, impazzire è un travestimento, per chi ha certezze troppo infelicemente sicure”.
“Tutti vogliono farmi parlare di B.B., ma B.B. è morta, non esiste più”. L’ha uccisa lei, e non le importa, e da tempo, forse dal 1973. Brigitte Bardot compie 85 anni e se ne infischia, non festeggia un compleanno da decenni seppur sui media le celebrazioni non manchino, ogni anno, di più alle ricorrenze tonde: ho davanti una sua (rara) intervista a Repubblica rilasciata in occasione dei suoi 80, e provo imbarazzo, come se a leggerla, e ad ammirarla giovane in quelle foto iconiche, elettrizzanti, le facessi un torto. Ma è così, è come dice lei, il mito Bardot è morto e sepolto e, se è esistito, è stata una magnifica, rovente costruzione mentale. Non c’è Brigitte, c’è sempre stata Camille – il suo vero nome – e tutti i libri che ne illustrano l’incanto illuminandosene a loro volta, parlano di una regina vissuta solo su carta, e su pellicola.
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Se è esistita – e quanto! – nella fantasia di generazioni di uomini che l’hanno venerata, B.B. non è mai esistita per Camille se non nel momento in cui ha deciso di liberarsene per sempre. Quel giugno del 1973, quel momento in cui Camille si è guardata dentro e ha scelto di essere se stessa e non quello che gli altri – uomini e donne – volevano che lei fosse. Mai più icona di un bel niente, men che meno del sesso e della sua celebrazione, basta con quel corpo su cui il pubblico bramava le voglie da 20 anni. Non le si può rimproverare la minima incoerenza. Camille ha mandato tutto e tutti al diavolo, fama, soldi, carriera, uomini, e non è tornata indietro un istante. Ha chiuso. Chiuso con la sua immagine, con lo specchio, con le armi di donna le più fatali. Fine di ogni seduzione, di ogni malia. Trasgredendo e sul serio a ogni imposizione estetica maschile, è uscita dalla gabbia della bellezza la più compiuta, e si è lasciata ingrassare, i capelli ingrigire e poi imbiancare, la sua pelle appassire. Non ha battuto ciglio allo sfiorire di quelle labbra, di quella bocca, dannazione suprema per milioni di fan, la prima a contornarsi di rughe, e a sformarsi.
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E allora nessuna più di Brigitte Bardot ha mandato all’aria schemi, convenzioni, ogni legge del desiderio: per quanto tempo e quanti uomini l’hanno sognata eterna bambina, crogiolandosi nel mito sessuale di papà Humbert, peccaminoso e colpevole amante di Brigitte-Lolita finto ingenua! Notti e notti a sognare di cadere nella rete di Brigitte, a farsi dominare da lei fino ad impazzire, e a cercare in ogni donna che ne copiava l’aspetto un aspetto di lei, raggiungendo orgasmi eccitati al pensiero del corpo di Brigitte, e lontanissimi dalle vagine vere che li ospitavano. Che fregatura, che delusione oggi leggere che tra Camille e Brigitte non c’è stato rapporto se non di sopportazione, e di frustrazione, tuonate nello scontento, nell’inappagamento con gli uomini che nella vita reale Brigitte seduceva, si portava a letto, e poi, ad ogni risveglio… ricominciare a recitare, qualora volesse tenerseli e farsi amare fuori dai letti, dai torpori del sesso. Che imbroglio, che seccatura, tenerli legati a sé con l’artificio di un’immagine mediatica.
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E che strazio, che pena, non riuscire ad amare Camille quando si è perdutamente innamorati di Brigitte. Eppure, Camille è stata anch’essa donna speciale, ancor prima del 1973. È stata donna aliena da compromessi nella scelta la più assoluta della sua vita, il ripudio di suo figlio, figlio mai voluto né desiderato, se è vero che ha tentato più di una volta di ucciderlo in pancia. Camille lo marca nelle sue memorie quel feto odiato, quella gravidanza mal sopportata, quel parto straziante, quella maternità respinta (il piccolo Nicolas fu affidato a una nutrice, e cresciuto dal padre). Una donna è donna e non per forza madre, perché non esiste nessun istinto materno, e questa verità che l’etica sociale spinge a rifiutare l’aveva nel 1949 ben scolpita in mente e su carta una donna che dall’idea di un figlio mai è stata sfiorata: Simone de Beauvoir, nel suo celeberrimo Il Secondo Sesso. Una donna è donna e non inferiore alle altre se detesta e non vuole essere madre, e de Beauvoir è stata unica donna tra le donne nel pieno della Bardot-mania a capire la verità del brigidisme, e da donna a non dare a un’altra l’ingiuria di p*ttana, come facevano fin troppe negli anni ’50 contro Brigitte, e come fanno le donne di ogni tempo invidiose della bellezza femminile altrui. Nel suo Brigitte Bardot, Simone de Beauvoir l’ha sostenuto e scritto che per quelle “sue labbra imbronciate che invitano a baciare, le sue movenze lascive, un santo si dannerebbe a vederla danzare”: pensa che questo libro in Italia fu sequestrato per oscenità, in quanto colpevole di contenere foto ‘porno’ della Bardot, su tutte quella in cui un suo slip quasi scopre l’inizio delle natiche. Libro poi rimesso in commercio con copertina di colore diverso senza le immagini incriminate, come se all’Italia di allora non bastasse l’anatema papale (“Brigitte Bardot è il Male!”) e sociale a far perdere sonno e senno a uomini per la Bardot incendiati, e per la prima volta eroticamente vivi.
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Se vuoi saperne di più sulla storia di questo libro dannato e oggi ahimè introvabile di Simone de Beauvoir, e del brigidisme il più maledetto ed eccitante, puoi leggere E la donnacreò l’uomo, lettera d’amore che Giampiero Mughini, l’uomo più innamorato della Bardot che io conosca alla Bardot ha dedicato e che, ragazzo, entrato in un cinema curioso di vedere chi e come fosse quella parigina di cui si acclamavano inaudite virtù, ne uscì “che cominciavo a essere un uomo, e ne ero intontito: dovevo fare attenzione a che i miei sogni non facessero rumore”.