07 Gennaio 2023

“Questo mondo non è per me”. Sull’ultimo romanzo di Bret Easton Ellis

Il 17 gennaio del 2023 esce “The Shards”, l’ultimo romanzo di Bret Easton Ellis. Un evento: l’ultimo romanzo di Ellis, “Imperial Bedrooms”, è del 2010; “American Psycho” è uscito nel 1991. Il libro cartaceo è stato preparato da una serie di podcast, realizzati lungo l’arco di un anno, dal 6 settembre del 2020 al 6 settembre del ’21. Questa la ‘quarta’: “Il diciassettenne Bret frequenta l’ultimo anno dell’esclusiva Buckley High School quando fa il suo ingresso uno studente dal passato misterioso. Robert Mallory è brillante, bello, carismatico e nasconde un segreto a Bret e ai suoi amici. L’ossessione di Bret per Mallory è pari al terrore sempre più inquietante per ‘The Trawler’, un serial killer a piede libero che sembra avvicinarsi sempre di più a Bret e ai suoi amici – e a Bret in particolare – schernendoli con minacce grottesche e terribili violenze. Le coincidenze sono sinistre, filtrate dalla facoltà immaginativa di un ragazzo le cui doti nell’ideare narrazioni a partire dai filamenti della propria vita, lo renderanno uno dei geni letterari più esplosivi della sua generazione. Può fidarsi degli amici, della sua mente?”. Il “Guardian” ha parlato del libro in anteprima, affidando la lettura a Sam Byers, scrittore, lassù, di una certa notorietà. A suo avviso, il romanzo è un trionfo.

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La maratona di podcast ideata da Bret Easton Ellis cominciava con un monologo: a volte era una recensione, altre un saggio vagamente provocatorio, con l’intenzione di mettere alla berlina i presunti nuovi puritani della cultura odierna. La puntata del settembre 2020 fu diversa. Per vent’anni Ellis ha detto di essere ossessionato da un romanzo: voleva scriverlo, ma lo terrorizzava. Si tratta di una sorta di memoir in cui viene analizzato, nel dettaglio, “cosa è accaduto a me e ad alcuni miei amici un anno, alla fine delle scuole”. Quando cominciò a scriverlo – poche, rudi pagine, vergate con “mani tremanti”, inebetito dalla tequila – Ellis fu colto “da un attacco di ansia così forte da costringermi al pronto soccorso”.

Il tempismo di Ellis è stato memorabile: ciò che abbiamo ascoltato non era il consueto monologo inscatolato in podcast, ma l’apertura del nuovo romanzo, The Shards.

L’incipit, che drammatizza la creazione del libro, ha consegnato un tono, un ritmo, a un ormai raro fenomeno culturale: un genuino, autentico evento letterario. Altri prima di Ellis hanno tentato di sfruttare l’era di Internet per serializzare la propria narrativa. Nulla è stato così elettrizzante come la lunga esibizione di Ellis, durata un anno, per promuovere The Shards.

Ora, rivisto e raffinato, The Shards giunge alla forma stampata, e ogni pregiudiziale incertezza che la genialità del libro risieda nella recitazione più che nella scrittura, può essere eliminata. The Shards non è soltanto il romanzo più potente di Ellis dagli anni Novanta: è un trionfo totale, che incorpora e sovverte tutto ciò che Ellis ha scritto finora, e ci consegna, se diamo seguito alla presunzione grandiosa e ironicamente consapevole del libro, uno sguardo sulle origini dello scrittore americano.

Ellis, allo stesso tempo, è narratore e protagonista. Siamo a Los Angeles, nell’autunno del 1981. “Bret” e il suo ristretto, esclusivo gruppo di amici frequentano la Buckley High School. La vita scolastica è soffocante; Bret è consapevole di “recitare una parte ben rodata, da cui cercavo di fuggire”. Sta lavorando al romanzo che gli cambierà la vita, Less Than Zero; sta già coltivando il gelido distacco per cui diventerà così famoso.  

Mentre i ragazzi crescono, la cultura cambia. Gli Eagles sono finiti, sostituiti dai sintetizzatori degli Ultravox. Gli hippies non sono più una forza controculturale ma i residui di un culto cencioso, ambulante, bandito ai margini della città. Anche la violenza muta. Gli anni Settanta sono stati forgiati dall’underground radicale, gli Ottanta sono l’epoca dei serial killer. Ai margini della bolla della Buckley nuove paure proliferano: un picco inquietante di furti domestici, la scomparsa di diverse giovani ragazze, una serie di sadici omicidi da parte di un tizio che si fa chiamare “The Trawler”.

I baroni della Buckley sono un’orda incredibilmente cool e oscenamente privilegiata. Vanno a scuola in Bmw, si fissano dai loro Wayfarer, si fanno di coca o di Quaalude. I genitori se ne disinteressano: quelli di Ellis vanno in vacanza per un mese, lasciandolo da solo in un luogo che il protagonista non chiama mai casa ma “la casa vuota a Mulholland”.

L’arrivo di un nuovo studente sconvolge l’equilibrio del gruppo esclusivo di amici. Soave e carismatico, Robert Mallory crea subito delle divisioni. Gli amici di Bret lo trovano “stupefacente”, lui lo crede un manipolatore: presenza demoniaca e sociopatica. A un certo punto, Bret arriva a credere che Mallory sia lo stesso Trawler.

All’apparenza, The Shards persegue l’estetica consolidata da Ellis. Dialoghi impassibili, atmosfera paranoica, vagamente ostile. Il sesso è grafico, aneddotico; la violenza è cruda, lurida, sessuomane. Ma sotto la coltre di freddezza e carneficina, si rivela una nuova dote, più lieve. Se l’ultimo lavoro narrativo di Ellis, Imperial Bedrooms, del 2010, era sintetico, distillato, soffocante e cupo, The Shards è onirico e ampio, con frasi più lunghe, un ritmo più lento, disteso. Il desiderio omoerotico, una corrente sotterranea nella narrativa di Ellis, ora è esibito. Bret è gay, ma non è ancora uscito allo scoperto: la sua solitudine è un illecito eccitante. Il modo cauto in cui cerca altri “agenti segreti”, la gioia e l’inadeguatezza degli incontri con ragazzi arrapati e vigorosamente vacui, costituiscono alcune tra le pagine più disarmanti del libro.

“The Trawler” si avvicina e l’ossessione paranoica di Bret verso Mallory divampa; gli strati di desiderio e segretezza divengono il tramite grazie a cui Ellis esplora il centro della sua opera: il sé nell’ombra, l’altro interiore, violento, che cerchiamo di sopprimere. Le maschere di Bret – il “procace concorrente” che vela il suo io interiore, l’aspirante scrittore con la tendenza al solipsismo e l’adolescente inquieto, lussurioso, che cerca una connessione con un mondo “che non è stato creato per me, per i miei bisogni, per i miei desideri” – cessano di essere distinte.  

Mentre il libro e i personaggi si muovono verso uno stato sconvolgente di “esaltata comprensione”, comprendiamo la sottigliezza della struttura metatestuale. La violenza conclusiva ne è il culmine e l’origine. Dagli schizzi di sangue e dallo smembramento nasce lo stile di Ellis, “l’insensibilità estatica”, il suo “protagonista principe delle tenebre”. O almeno così vorrebbe farci credere lo scrittore. Nonostante il depistaggio autobiografico, The Shards resta un romanzo, e Ellis è ancora l’arcisatirico narcisista di American Psycho e Glamorama. Ellis sogghignava di fronte alle sincerità di una narrazione del trauma, patetica; proprio come l’Ellis anti-woke di oggi disprezza una società basata sul vittimismo. Questo è lo splendore di The Shards.

Nella sala degli specchi infranti, Ellis è ovunque. Il cadavere ai nostri piedi è quello della cultura, in frantumi.

Sam Byers

Gruppo MAGOG