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Cultura generale
Di Baudelaire bisognerebbe leggere tutto. Anche a piccole dosi. Nella poesia Il nemico, che campeggia sulla parete della mia stanza studio, ornata a pergamena da Maria Giovanna Basaglia (che fu poetessa e pittrice bustocca, tra le prime artiste a credere in me), il poeta francese ammonisce ognuno di noi sul pericolo che è sempre in agguato. Soprattutto nell’età più felice: quella della fanciullezza e dell’adolescenza, nella quale ci crediamo imbattibili e dove, invece, la nostra supponenza e ingenuità non possono che portarci alla primordiale rovina. Da qui, il monito del poeta che, parlando di sé, si rivolge al futuro aedo. Ma come sempre Charles Baudelaire vuole andare oltre e il suo messaggio è molto chiaro e semplice. Ovvero. Tutte le volte che l’artista si sente stremato; quando egli ha esagerato in qualsiasi modo; nel momento in cui il poeta capisce di essere arrivato al limite, se non addirittura di averlo superato con conseguenze disastrose per sé e per la sua arte; ecco che soltanto in quel momento potrà guardare il suo giardino, da rigoglioso che fu, diventare come un cimitero di frutti avvizziti. Sarà proprio quello allora il momento di dover tornare umili. Arrendersi al fatto che la creatività e la visione, come “i frutti e i fiori”, sono esauste e prive di stimoli. Per poi riprendere in mano gli arnesi del mestiere: i libri! Rimettersi a leggere, ad imparare, a farsi meravigliare e stupire! Per far sì che nuovi sogni germoglino… Pur sapendo, tuttavia, che il nemico più grande delle nostre visioni è il Tempo, che come l’acqua scava il cuore dei nostri giorni, succhiando il sangue e la fatica che diamo, senza risparmiarci, per creare.
Giorgio Anelli
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L’ENNEMI
Ma jeunesse ne fut qu’un ténébreux orage,
Traversé çà et là par de brillants soleils;
Le tonnerre et la pluie ont fait un tel ravage,
Qu’il reste en mon jardin bien peu de fruits vermeils.
Voilà que j’ai touché l’automne des idées,
Et qu’il faut employer la pelle et les râteaux
Pour rassembler à neuf les terres inondées,
Où l’eau creuse des trous grands comme des tombeaux.
Et qui sait si les fleurs nouvelles que je rêve
Trouveront dans ce sol lavé comme une grève
Le mystique aliment qui ferait leur vigueur?
‒ Ô douleur! ô douleur! Le Temps mange la vie,
Et l’obscur Ennemi qui nous ronge le coeur
Du sang que nous perdons croît et se fortifie!
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IL NEMICO
La mia giovinezza è stata un’oscura tempesta,
Attraversata talvolta da soli rigogliosi;
Il tuono e la pioggia hanno fatto una grossa rovina,
Che nel mio giardino rimane ben poco di frutti vivi.
Ecco la mia visione è vecchia,
Occorre riprendere in mano gli arnesi
Per rimettere a nuovo le terre sommerse,
Dove l’acqua scava tombe sotterranee.
E chi sa se i fiori che sogno portano notizie
Troveranno nella terra abbattuta
Il seme spirituale che darebbe loro respiro?
‒ O dolore! o dolore! Il Tempo divora la vita,
E il Nemico oscuro che ci scava il cuore
Si alimenta del nostro sangue perduto!