Nell’era dell’amplesso asciutto, ogni madida forma di erotismo è scialba memoria. La libido, impudica epifania, assume nella vita domestica inconsuete forme. Si fa ideale concreto, mito tangibile, vibrante. Non più cupidici dardi o vetusti sex toys, la seduzione della donna, oggi, passa per l’oblò dell’asciugatrice.
Oggetto sessuale di peculiare postmodernità – nel passato prossimo degli anni Novanta cagionava femminili turbamenti facendo capolino dai vani lavanderia di coloniali dimore da telefilm americano –, il suo volgare possesso è condizione necessaria e non sufficiente per il pacifico evolversi del ménage casalingo.
All’etica, per così dire, si fonde l’estetica. Equipaggiata di buonsenso borghese e un certo coefficiente escatologico, l’asciugatrice, vero ascensore sociale, scatena l’ingordigia di quel neoproletariato che ha appena terminato di saldare le rate del condizionatore, creando l’illusione del social climbing, scatenando il desiderio di emulazione.
Mai più miseria, incuria, caos degli spazi abitativi – aberrante visione di povertà – dettata dalla fissa presenza dell’inelegante stendibiancheria, trespolo capace di ammantare l’abitazione più signorile di un’aura da bassofondo. Serotonina della donna contemporanea, degna creatura dell’epoca amazoncratica, l’asciugatrice adempie ai propri doveri secondo la formula del “tutto e subito”, risucchiando in sé, unitamente agli indumenti, la fatica dell’incombenza domestica. Non resta che il dipanarsi di un avvolgente calore all’ora del ritiro di soffici capi che sprigionano una certa douceur de vivre. Candido edonismo.
Slim o standard, atta a penetrare qualsiasi intercapedine, annulla ogni ipotesi di misoginia tanto cara al genere femminile, non concedendo tempo a fatue gelosie ma solo a furtivi scambi di informazioni sul miglior modello in commercio degni di un acuto spionaggio industriale. Affratella, esclude, dissemina il germe di un’insidiosa empatia, favorendo la pratica di un dovuto apartheid nei confronti delle improvvide che del prodigioso elettrodomestico si dimostrino sprovviste. Strumento di rivalsa sociale, amalgama di umane biodiversità – la shampista, l’imprenditrice, la professoressa, la barista unite nel diletto –, caldeggia la mescolanza, trasuda democrazia, esala miasmi progressisti.
Declinabile in più posizioni, come il dildo, l’asciugatrice si adatta all’anatomia ideologica di ciascun cliché femminile, dalla casalinga sfatta nel fisico alla pasionaria in carriera. Il suo funzionale utilizzo viene estetizzato. Il risparmio energetico e la corsa alla classe A – le ambientaliste; l’addio al patriarcato grazie al prodigioso programma antipiega – anche le femministe più sorcine rivendicano il diritto a non stirare le camicie del consorte; la sprovincializzazione – tra la neosposa dell’iperperiferia campana e la tenutaria di un attico a Manhattan non sussiste più alcun divario, entrambe, finalmente libere dalle fatiche e di sorseggiare un gin tonic con le amiche, dismettono i panni della lavanderina per indossare quelli della Samantha Jones di quartiere; la liberazione sessuale – fare l’amore sulla lavatrice viene declassata a prestazione da fotoromanzo, mentre ogni ciclo di asciugatura ascende ad atto di puro autoerotismo; la versione lavasciuga, poi, come ultima spiaggia, per accontentare giovani apprendiste o coloro che hanno preso i voti del nubilato. Come la donna che basta a sé stessa, l’asciugatrice funge anche da refugium peccatorum di colei che ha dissipato ogni dote morale.
E l’uomo, in tutto ciò? Il vero maschio non è certo un miserabile, non possiede ombrello, figuriamoci l’asciugatrice. Ma sia lode, oggi e sempre, al testosterone del Midwest del signor J. Ross Moore, che per contrastare i rigidi inverni del Nord Dakota sviluppò per primo un modello di asciugatrice elettrica automatica, per la gioia di ogni signora sull’umida asse che va da Bismark a Bassano del Grappa.
L’acquisto, quindi, come patto nuziale, promessa di un’eternità asciutta, priva di grinze esistenziali, condita da risvegli al profumo primaverile – a tal proposito è suggerito l’inserimento di apposite palline profumate direttamente nel cestello. Il godimento è assicurato, la fedeltà pure e in caso di malfunzionamento ci si appella in via immediata alla clausola di garanzia. L’asciugatrice infine sostituisce l’adorato consorte.
Più dell’amore poté la pompa di calore.