10 Aprile 2020

“Siamo fatte per godere”. Ecco perché Asa Akira, che non teme di sondare il proibito, è la mia donna ideale

“She sucks”, e va tradotto con “Lei fa schifo” e non con lei succhia anche se a fellatio lei è imbattibile, per giunta Insatiable, come il titolo scelto per il suo primo libro, e però lo schifo è un commento online a Dirty Thirty, il secondo libro di Asa Akira, di professione pornostar, e tu fermo là, non fare lo gnorri, non serve che guardi altrove, sai benissimo chi lei è, com’è, cosa fa, e se dici di no, sei un bugiardo. A che ti serve mentire, a me poi, proprio non la fai, figurati se freghi a me, che da pornografa considero Asa Akira la mia donna ideale, io che non ho miti, e però lei se non è un mito, è ti giuro qualcuno a cui sono se non devota, grata. Grata a lei in quanto femmina, e donna, e donna e femmina che mi piace, mi rassicura, e mi tiene su nei momenti i più difficili di questo periodo maledetto.

*

E non mi tiene su con le sue pornate in video (cioè, non solo con quelle!), ma di più per quello che Asa Akira è. Fa. Sostiene. “I’m not a feminist? F*ck you! I portray sexual fantasies on screen for entertainment, I’m a very sex-positive person. I’m part of a new era of porn, and I’m victim of nothing. I’m free! I’m a feminist!”. Hai bisogno di traduzione? Questo è la miglior sintesi di Asa Akira, donna tutta plastica, tutta filler, tutta laser, donna col trucco marcato, che il suo viso magnifica, quei tratti orientali lucenti, ché Asa Akira è giapponese al cento per cento. Nata a New York, Manhattan, figlia di nipponici bene, nonno diplomatico di lungo corso, Akira a 6 anni è portata a Tokyo e qui ci rimane per il tempo che noi in Italia frequentiamo le scuole elementari e medie. Dopo 8 anni, la famiglia torna a New York, si stabilisce a Soho, e Akira entra in una delle High School più prestigiose. Figlia unica di due nipponici tradizionalissimi, Asa cresce con dentro una sessualità potente che con la pubertà inizia a premere: allora in lei l’indole pornografica non era certo nitida né matura, e però a volte non dico che attrice hard ci nasci, ma intraprendi la strada del sesso come mestiere e compiuta realizzazione della tua personalità, avendo già in te, che fiorisce con te, una sessualità non precoce ma forte, in misura non rispettosa delle tappe dei tuoi coetanei. Sei curiosa ma senza vergogna, perché è come fosse innato in te sapere che il pudore, ogni regola che controlla, restringe la nostra libertà, va infranta, superata. Regole di cui non sai che fartene, tu vuoi altri comandamenti, e questo conflitto esplode mai con te stessa ma con gli altri, che non accettano la tua ‘diversità’ che mette in crisi certezze da loro considerate infrangibili. Certezze che di fronte ad altri esempi, al tuo esempio, sono messe alla prova, e si rivelano fragili, inconsistenti, illusioni belle e buone.

*

Così è per Akira (e per la sottoscritta) quando cresci e cominci a pensare, e il tuo cervello va per percorsi difformi da quelli ritenuti giusti, tali perché accettati dalla società, e giusti ancor più per te che sei nata donna per lo stato e per quello che il contesto sociale vuole, si aspetta da te, che sei sì femmina all’anagrafe, ma con una fessura tra le gambe che con la tua mente pulsa per brame sessuali tutte sue (“mi masturbo da quando ho memoria”, scrive Akira, “non ricordo quando ho iniziato, ma ricordo che mi vergognavo, perché me l’hanno insegnato, a vergognarmi”). Brame che non temono di sondare il buio, il non si fa, il proibito, che poi proibito è solo perché per tradizione è stato stabilito. L’adolescenza di Asa Akira è turbolentissima, lei è ribelle e nel senso il più sbagliato, con quel suo primo ragazzo, Kevin, che la induce alle droghe, Akira è minorenne, con Kevin dura un anno, fino a che lui di overdose muore. Akira non prende più niente, si diploma, va al college, ha 20 anni e decide di fare quello che fortemente vuole: fare soldi da spogliarellista, esibirsi in spettacoli di bondage, accettare quella prima possibilità nel porno datale da una donna, Gina Lynn, tra le boss del settore. Quattro giorni: appena dopo quattro giorni da questa prima volta porno, Akira è a Los Angeles, mecca del porno, per farsi largo tra le pornostar. Per centrare quell’obiettivo in qualche strano modo già chiaro in lei da giovanissima. Se vuoi il porno, e del porno farne vita, la magnificazione di te stessa e di quello che ti vuoi costruire, ragazza, non ci sono scuse: devi mandare al diavolo ogni costrizione, familiare, sociale, sentimentale. Devi affrontare tutto da sola, farti una corazza speciale, e mettiti bene in testa che per la tua scelta ‘sozza’ la società cioè gli altri ti aspetteranno al varco in ogni tuo sbaglio o vittoria, perché per gli altri è facile esaltarsi e risolversi denigrandoti, colpendoti nell’anima, dal loro pulpito pulito di migliori. Guai però a loro se nella loro crociata si imbattono in femmine come Asa Akira, che a viso aperto li affronta, e se non li fa scappare gliela fa far sotto dalla paura, poveretti: non ne escono senza deviazioni di coscienza le più irreversibili.

*

Asa Akira ha 34 anni. È tra le pornostar più ricche al mondo. Corpo e ambasciatrice di PornHub, Asa è al terzo matrimonio (“ma ho avuto più fidanzati di Lindsay Lohan!”), ha un figlio di un anno, dopo aver per scelta consapevolissima abortito due precedenti gravidanze. Asa non crede alla vita dopo la morte, per lei l’umanità finirà, sarà f*ttuta se esploderà il sole, e se ancora non l’hai capito si batte come una leonessa affinché alle donne sia tolto e per sempre lo stigma di p*ttane se vogliono essere promiscue o comunque procacciarsi tutto il sesso che desiderano: “Siamo fatte per godere. Siamo o non siamo nate col clitoride?”. Tutto quello che ti ho scritto di lei lo trovi più articolato e compiuto nei suoi libri, a cui si accosteranno altri, anche di fiction, perché Asa Akira non solo ha un c*lo che si fa ricordare, ma una penna aguzza che molti scrittori pagherebbero (o pornerebbero, anche analmente) per averne una uguale. “Se mi twitti che la mia vagina è troppo carnosa”, scrive Asa Akira, “io non mi offendo, è la verità, è fatta così. Lusinghi il mio narcisismo, perché l’hai vista, mi hai visto, e non te lo puoi nascondere né dimenticare”.

Barbara Costa

Gruppo MAGOG