Anselm Kiefer è tra i grandi artisti contemporanei. I suoi lavori hanno una violenza malinconica, riguardano Klee e Giacometti, guardano all’ineluttabile. Il White Cube di Londra gli dedica una mostra possente, in atto fino al 26 gennaio 2020, si intitola “Superstrings, Runes, The Norns, Gordian Knot”. Insieme, appunto, l’artista tedesco fa dialogare scienza e mito, la teoria delle stringhe e le rune, l’antica Grecia e il mito norreno, il nodo gordiano e le Norne. Allievo di Joseph Beuys, Kiefer, classe 1945, sperimenta la notorietà con il progetto “Besetzungen” (Occupazioni): una serie di fotografie in cui l’artista è ritratto mentre fa il saluto nazista davanti ai luoghi simbolici della Germania occidentale e orientale; poco più che ventenne, fu accusato di neonazismo, da chi non intendeva la provocazione del gesto, l’atto d’accusa. Le sue opere, negli anni, diventano punti di riferimento. Sean O’Hagan, per il “Guardian”, ha realizzato una vasta intervista, da cui abbiamo estratto alcune frasi significative.
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L’artista matematico. “I matematici cercano una teoria per il tutto, ma appena aprono una fessura, se ne apre un’altra e poi un’altra. Si tratta di matematica astratta: mi affascina, perché si brancola nell’assenza di risposte”.
L’artista cabbalista. “Studio la Cabbala, l’opera alchemica di Robert Fludd, sistemi di pensieri straordinari, compiuti per dimostrare che c’è un significato in ogni cosa. Naturalmente, è un lavoro faticoso, che non approda ad alcun senso compiuto”.
L’artista tra le stringhe. “La teoria delle stringhe mi conquista, ne ho una specie di venerazione. I critici dicono che sono un artista che vuole sopraffare le persone, in verità sono io a essere sopraffatto da ciò che vedo, che studio”.
Arte & Scienza. “La scienza è come il mistero, in un certo senso. Non mi rende sicuro di nulla. Quando ho preso la maturità mi sono detto: la sapienza ci rassicura, l’arte ci rende incerti. L’artista lavora nell’incertezza, si sente reale soltanto quando lavora a un progetto grandioso”.
Arte & Politica. “Quando ho compiuto la mia azione con il saluto nazista, intendevo: non basta una nuova costituzione perché tutto vada bene. Il nazismo era celato, non era scomparso. Quello che intendevo allora, ora si vede di più”.
Democrazia sotto assedio. “Un artista lavora sempre nell’ansia. La democrazia è sotto assedio, è minacciata”.
Arte & Mercato. “Sto realizzando dipinti alti nove metri: mi piacciono perché nessuno potrà metterli in mostra… Mi sono posto fuori dal mercato dell’arte, che ora è meramente speculativo. Negli anni Settanta e Ottanta discutevi con i collezionisti, magari ti dicevano che il tuo dipinto era una merda, ed è utile per un artista che qualcuno gli dica che ciò che sta facendo è merda. Ho impedito alle gallerie che hanno le mie opere di esporre alle fiere più grandi: distruggono l’arte”.
La domanda fondamentale. “Lavoro perché sono spinto dalla domanda fondamentale: chi sono? Se guardi il cosmo, enorme, lì da tutto quel tempo… in questo contesto è devastante porsi quella domanda e pensare che non hai idea del perché sei qui, ora. Non c’è nessun significato. Ma quando lavoro, do significato a quello che faccio. È sufficiente”.